… ero, sono, saremo … - di Francesco Briganti
Passeggiavo stamane, finalmente senza troppe sofferenze deambulatorie, nella nebbia del mio borgo. Le case, perse nella nella foschia, avevano, tutte, quella strana prospettiva di vicina lontananza tipica del “vedo non vedo” e l’aria era pregna dei canti dei milioni di uccelli che, nascosti tra i rami degli alberi, melodiavano al mondo la loro esistenza. Le auto, in fila ordinata lungo la strada delimitavano l’umano divenire da quello della natura circostante e subito al di la di esse lo scorrere di un piccolo canale, l’iniziare di n prato esteso, la staccionata di recinto in cui pascolavano tranquilli una cavallo ed un puledro, le mura di cinta di giardini più o meno curati, sembravano, nel loro insieme, dirmi ad ogni passo: “ … tranquillo, quale che sia il mondo quali che siano le sue vicissitudini, qui e adesso, la vita è un’altra vita!”.
Pensateci!.
Ciascuno di noi, in ogni dove, quale che sia la propria realtà, ha una sua propria istantanea, temporanea, passeggera, oasi di tranquilla pace con sé stesso e con ciò che lo circonda. Sono oasi realmente immaginarie ed, a volte, fantasticamente reali: sono quei luoghi, quei momenti, quelle situazioni in cui e durante le quali, il corpo sembra improvvisamente rilassarsi, la mente diventa d’un tratto sgombra, e l’esserci suggerisce a gran voce che “ … nulla importa, niente è reale, tutto va bene e che ogni comincerà ad andare per il verso giusto …”. Ed è così che l’animo accoglie e percepisce tutti quei particolari esterni che nella frenesia dell’andare quotidiano, coscientemente o incoscientemente ignoriamo lasciandoci prendere dagli affanni e dalle piccole e grandi tragedie di una società costruita, meglio!, diventata quanto di più alieno ed estraneo si possa pensare all’uomo ed alla sua vera essenza.
IO, rimango dell’idea che, se solo lo volesimo veramente, se solo fossimo, anche e soltanto un poco capaci di razionalizzare la nostra, di ciascuno e di tutti, strada quotidiana, gli arrivi di ognuno sarebbero meno travagliati, sofferti e, dunque, più consoni e soddisfacenti ai sogni, alle speranze, alle realtà di tutti e di ognuno.
La vita è susseguirsi di momenti ciascuno causa ed effetto dei precedenti e dei successivi; “la vita è adesso!”; e lo sarebbe sempre quando fossimo capaci di trarre esperienza dal nostro passato, comune e soggettivo; quando fossimo capaci di goderne l’essenza; quando fossimo capaci di vivere l’attesa per “l’adesso” successivo in funzione di quella programmazione istantanea che il nostro cervello ed il nostro cuore, in una simbiosi sinergica, sintetizzano istante dopo istante; quando dessimo retta allel loro risultanze; quando, infine, riuscissimo a non farci condizionare dai canti di quelle sirene che nella nebbia del borgo di ognuno ed in quella più densa e fumosa dei tutti, lanciano le loro cacofoniche, alternative le une alle altre, simili le une alle altre, disgreganti le une e le altre, melodie attirandoci nei gorghi degli inghippi, delle giustificazioni, delle incomprensioni, degli abusi e dei soprusi degli uni a danno degli altri sottacendo il fatto che ci sono degli uni più uni di altri i quali, ultimi e sono la maggioranza, sono sempre e soltanto gli stessi.
“ Io sono io” è il credo principe di ciascuno; ma non ha nulla di concreto se non viene immaginato come propedeutico del “io sono l’altro di qualcuno” e, dunque, quando l’agire non fosse frutto di questa combinazione di considerazioni. Alla luce di questo binomio il comportamento soggettivo non dovrebbe, ma mi assumo la responsabilità di affermare che non potrebbe essere che diverso da quello che è ad ogni occasione e ad ogni istante precedente e successivo del nostro esserci.
Tra qualche tempo, poco più di un mese, ci arà un evento elettorale che costituirà un passaggio decisivo per ciascuno di noi; non sminuirò in uno sterile invito ad un voto piuttosto che ad un altro questo mio tentativo di offrire uno spunto di riflessione; non lo farò per due ragioni importantissime: la prima, perché il ragionare e l’esserci di ognuno deve essere sempre e istintivamente spontaneo e la seconda, perché se lo facessi mi unirei al coro delle sirene ammaliatrici che spuntano dagli scogli tra le nebbie del nostro navigare.
Non è un mistero per nessuno come io la pensi, ma è il mio pensare ed è il mio esserci!. Fate in modo che il vostro pensare ed il vostro esserci, quale che sia, sia veramente il vostro e siatene orgogliosi. Difendetelo, sostenetelo, aiutatelo a crescere e ad affermarsi e solo così il vostro arrivo sarà, per quanto solitario o comune a quello di altri, il VOSTRO VERO TRAGUARDO!.
Buon sabato mondo, perché … ognuno è ciascuno, ma gli altri siamo tutti!.