“ … fa male, male, male da morire … (T. Ferro) “ - di Francesco Briganti

19.10.2014 07:42

Io sono del parere che una persona, chiunque considerato, deve aver riconosciuto il diritto di fare della propria vita, della propria persona, delle proprie cose ciò che meglio gli aggrada quando quel suo fare non fosse di danno a qualcun altro. Nello stesso tempo mi ritengo libero di essere d’accordo o meno, ma non per questo, quando non fossi dello stesso avviso, mi arrogherò mail il diritto di essere accusatore, giudice ed eventualmente boia. Ritengo, inoltre, che chiunque invece si ritenesse in diritto di assumere quei ruoli non sarebbe un anacronistico esprimersi della mentalità più retriva e anti liberale, sarebbe solo un emerito idiota.
Io sono del parere che il sindaco Marino ha semplicemente fatto il suo dovere di uomo nel registrare negli albi comunali le unioni di due persone che la nostra Costituzione sancisce non soggette a discriminazioni di sorta e, dunque, viene di conseguenza che tutti quegli esponenti ecclesiastici, tutti quegli esponenti politici, tutti quei “ben pensanti” che lo hanno criticato o lo hanno minacciato, quale che ne sia la forma o il mezzo, tutti quei “baciapile” che hanno innalzato preghiere ad un dio che a parole ci vorrebbe tutti suoi figli, ma che, invece, dovrebbe inviare maledizioni e castighi, tutti costoro, dicevo, non sono altro che degli emeriti idioti.
In “questolerciopaese” e mi auto accuso di vilipendio della repubblica non si finisce mai di scendere gli scalini dell’ignominia sociale e della vergogna civile. In “questolerciopaese” dove la maggioranza della popolazione di un non-popolo è ad un grado di abbrutimento mai visto per un consorzio civile si continua a dare spazio e peso a dimensioni che di oggettivo non hanno nulla nel mentre che si finge di non vedere disegni destabilizzanti che portati al loro compimento saranno una croce perenne per tutti tranne che per quei pochi al soglio del potere finanziario, politico, amministrativo.
Questo governo del cazzo, e mi passerete la domenicale espressione da trivio, spende un proprio ministro conseguente ad ergersi da censore su atteggiamenti personali nella piena contraddizione del non averlo fatto quando il suo padrone sputtanava sé stesso ed un’intera nazione; questo governo del, e non mi ripeto, continua promettere cose e ad annunciare innovazioni che ben osservate e capite si rivelano essere un vantaggio per i soliti noti ed una fregatura per tutti gli altri; questo governo del, ed oramai lo sapete, si pasce di una condivisa sodomia politica, essendo tutti gli esponenti di una stessa identica idea che si manifesta diversa solo nel apparire, eppure nessuno si scandalizza o ne vieta l’unione nonostante e per quanto la stessa unione fosse esclusa, vituperata, maledetta dagli stessi protagonisti che ora ne fanno vanto e che la spacciano per unica possibile. Questo governo del, ditelo Voi per me, non è altro che un manifesto di un “gay pride” politico ed esponenti di un gruppo gay sono tutti coloro che lo sostengono e lo apprezzano. Oh!, badate bene, ne hanno ogni diritto, ma proprio per questo non possono, non devono, rompere i coglioni, perdonatemi ancora, ma quando ci vuole ci vuole, ergendosi ad accusatori, giudici e boia di chi non nel pubblico, ma nel proprio personale si comporta come loro.
In “questolerciopaese” una morale non cristiana, ma mutuata dal peggior “fariseismo” possibile non ha diritto di predominio, non ha valenza di legge, né etica né materiale, non ha alcuna voce in capitolo. La chiesa, questa chiesa che ha rinnegato quel Cristo che la ha fondata, se ne stia tranquillamente tra le mura del Vaticano, si nutra pure delle proprie magagne, trasmetta, quanto le pare, i propri spot pubblicitari per i fessi che ci credono, ma rispetti la laicità di tutti quelli che delle chiacchiere vuote, mai seguite da miracoli a salvare, se ne fottono e vivono lo stesso.
In “questolerciopaese” la politica, questa politica, continui pure a fare i propri sporchi giochi, i propri inverecondi interessi, le proprie pubbliche virtù ed i propri vizi privati, ma stia pur certa che verrà un giorno in cui un non-popolo si stancherà di essere e tale e, perciò, in una qualsiasi pubblica piazza la farà oggetto di una sodomia materiale ed ogni suo esponente ne sarà il protagonista …

ricevente e non più dante!.