Faites vos jeux … - di Francesco Briganti

05.07.2013 08:34

Non è un bel giorno quello che comincia con il rendersi conto di quanto lo stato, e nella fattispecie chi ti governa, si prenda gioco di te. Certo!, non è una novità; è cosa risaputa da tutti che in questo paese, culla della civiltà, delle arti, e dei grandi uomini in un passato nemmeno molto lontano, vige a sistema il fotti popolo; in modo altrettanto conseguente si evince che una classe politica non è che lo specchio del paese che la elegge, ma queste considerazioni sono, oramai, l’abitudine, non ci i fa più caso e si continua a vivere come fossimo un paese normale. Accade, però a volte, che improvvisamente un particolare riporti tutto alla mente facendo scattare quel briciolo di sdegno di cui ancora, qualcuno di noi, è capace. Ero al bar; pieno come un uovo sodo mi barcamenavo col mio cappuccino per trovare un angolo di spazio in cui leggermi, ingraziadidio, il “fatto quotidiano”; tra uno spintone ed un “scusi … permesso” ho scelto il contenitore dei gelati quale mio leggio; ora, proprio come immancabilmente succede ogni volta che si parcheggia la macchina in modo precario, c’è sempre qualcuno a cui la cosa da fastidio o che ha scelto, proprio quel momento, per valersi del diritto di passaggio, così alle sette di stamattina sembrava che ci fosse un bisogno estremo di gelati e, uno via l’altro, chi sceglieva un cornetto Algida, chi la coppa del nonno che un Camillino; all’ennesimo rompico…ncentrazione, (strano eh?, spesso chi avvale dei suoi diritti tale diventa), stavo per sbottare di brutto quando, alle spalle dei gelati ho fatto caso a due cartelli pubblicitari, oblunghi in senso verticale, ciascuno dei quali sintetizzavano lo schifo di uno stato grassatore ed imbonitore e la pochezza di un popolo rapinato e deriso: l’uno al fianco dell’altro ed in un grande spolvero accattivante e mediaticamente invitante c’erano rispettivamente ed uno sotto l’altro, da una parte l’imperdibile occasione di ovviare alle lunghe code agli sportelli postali effettuando lì: le raccomandate, il pagamento del bollo, dell’imu, dell’iva, delle bollete telefoniche e dell’Enel, dell’acqua pubblica, le multe, ed ogni qualsiasi altra flagellazione possibile; dall’altra, anche esse una sotto l’altra, la possibilità di arricchirsi con : turistapersempre, il miliardario, vincitucheiohovintoabbastanza, coglilatuafortuna, fessachiaspettiavincere e così via con l’altra rapina organizzata e spenna polli. Ecco che allora, lo “sbotto” seccato di cui stavo per macchiarmi diventava servizievole accondiscendenza e, martire volontario, sceglievo io il gelato all’esterrefatto fruitore che, a sua volta già pronto allo scontro, rimaneva sorpreso e quasi deluso. Vedete, viviamo in una ocietà in cui ciascuno di noi è sempre pronto a battagliare con chiunque tra gli altri da sé che in qualche modo ci contrasta o sembra ledere il nostro piccolo particolare spazio privato, sia esso metaforico o materiale, ma, non ci rendiamo più conto di quanto tutta questa aggressività sottopelle, unica forza che ancora ci consente di andare avanti, sarebbe meglio indirizzata se fosse usata per ribaltare, colpire e sconfiggere una casta suina tutt’affatto dedita al nostro interessa e pregna solo di una colpevole auto sostentazione. Con quei due banner pubblicitari lo stato dichiara senza mezzi termini che: a) non devi mai dimenticare quali sono le tue scadenze; b) si fa quattro per farti pagare il più agevolmente possibile tutto ciò che si deve pagare e per questo dovresti ringraziarlo; c) che se, per caso, ti avesse già rapinato di tutte le tue sostanze, gli ultimi spiccioli che ti sono rimasti puoi sempre giocarteli ad un gratta e vinci, in modo che anche se li perdi essi comunque finiranno nelle loro tasche. Nel frattempo il cappuccino s’era freddato, il giornale aveva pero il suo interesse ed il mondo intero avrebbe potuto andare a farsi fottere perché non c’è niente di più frustrante di un cornuto contento quale, tutti noi, siamo!.