Fatti i ca… tuoi!. - di Francesco Briganti

30.01.2014 19:31

Io fumo e molto anche. Faccio male, lo so!. Faccio male per il mio portafogli e peggio per la mia salute. In più e per colmo di ironia, con il mio atteggiamento arricchisco uno stato ipocrita ed abbuffino che non solo coltiva questo mio vizio, ma lo fa mettendosi al sicuro da mie ritorsioni future, o postume da parte dei miei familiari, ricordandomi, ad ogni pacchetto che compro, quanto io sia, per questo, stupido e auto lesionista. Tutto questo, naturalmente, a nessuno di Voi può interessare più di tanto e se ne parlo lo faccio soltanto perché sfogliando la pagina telematica di Repubblica ho letto che un certo onorevole (Giovannardi … chi?) asserisce che: “ chi fuma cannabis ha i buchi nel cervello “.
Non sono favorevole alle droghe, leggere o pesanti che siano, ma sono certo del fatto che ognuno ha il diritto di farsi male come meglio crede; il punto, però, non è questo, ma piuttosto chiedersi per quale motivo il tale onorevole non si sia mai speso nemmeno in minima parte, per quel che mi consta, nella lotta contro il fumo, l’alcool o il gioco d’azzardo; forse che in queste attività ci sono degli interessi particolari che non vanno eccitati o scomodati?; o forse solo perché chi “ha i buchi nel cervello” non è colui che fuma cannabis, non solo lui almeno, ma chi ulula alla luna per darsi un contegno, una importanza ed una visibilità che altrimenti non avrebbe?.
Ci sono vari tipi di Cannabis: la Sativa, la Indica e la Ruderalis tutte facenti parte della famiglia delle Cannabaceae. Il loro utilizzo e mirato dalla industria tessile, da quella edile e per la produzione della carta; le sostanze stupefacenti presenti in esse hanno dato origine al loro proibizionismo. Queste sostanze, comunque, sono utilizzate nella terapia del glaucoma, in America si acquista sotto controllo medico e, ultime scoperte, sembra sia utile anche per il la terapia del morbo di Parkinson; è utilizzata anche come narcotizzante e come antidolorifico. Dalle sue foglie si ricava la marjiuana mentre dalle infiorescenze l’haschisc.
La storia della cannabis è lunga e tormentata: coltivata largamente, sin dai tempi di Rabelais, scrittore francese, se ne conoscono gli usi stupefacenti; ma usata per fabbricare le corde delle navi e come olio combustibile per illuminazione la sua coltivazione aveva una notevole diffusione. Con l’invenzione del nailon a sostituirla come fibra e con il successo del petrolio come combustibile le coltivazioni vennero progressivamente abbandonate e la cannabis finì per non essere più usata; la sua coltivazione andò perciò a scemare e con il Marjuana tax act del 1937 fu messa definitivamente al bando.
Avendo affermato che ciascuno ha diritto di farsi il male che ritiene opportuno, io ritengo che qualsiasi benpensante che sia anche persona intelligente possa capire che non è proprio diritto poter decidere sulla vita, sugli usi e sui costumi degli altri fino a quando questi non ledessero i propri. Certo occorre essere dei benpensanti, essere onesti con sé stessi prima di pretendere altrui comportamenti, essere intelligenti ed essere cristallini perché quando così non fosse, e non può avere queste qualità chi consciamente voti per Ruby nipote di Mubarak, allora bisognerebbe avere la decenza di stare in silenzio e di non ergersi a custode dell’etica, della morale e dell’abitudine comune, quand’anche tutto ciò fosse solo riferito ad una minoranza.
Quel tale onorevole (de che?) che era tanto scialbo e presuntuoso dal non voler vedere il dolore di un padre che stacca la spina della macchina che tiene in vita la propria figlia, dovrebbe guardarsi allo specchio ogni tanto; capisco che potrebbe essere troppo anche per lui, ma renderi conto di cosa si è e di chi si è, anche solo una volta ogni tanto, aiuta a mantenere i piedi per terra e non sentirsi degli dei.
Questo vale per lui, ma vale anche per ciascuno di noi. La libertà individuale è cosa sacra; solo seguendo questa massima si può sperare di andare avanti, altrimenti ben vengano i Renzi, i GrilloCasaleggio, i Berlusconi e tutti coloro che pretendono di essere gli unici capaci in un mondo di incapaci.