Fotogrammi - di Francesco Briganti

12.06.2015 07:12

Folate di vento ... fredde ... violente ... spazzano l'arenile cercando di vincere la gara con le onde limacciose che si frangono sulla lingua di sabbia che, protettane, unisce la spiaggia alla scogliera frangiflutti baluardo estremo all'erosione marina. Non molto lontana una petroliera, prua alla marea incalzante, cavalca la fretta di un orizzonte sempre più vicino: linea di fusione di una distesa grigia con un cielo sempre più scuro.

Spruzzi di pioggia ... freddi ... improvvisi ... colpiscono il viso frustando l'anima persa nei mille pensieri di un cervello. Tentando, in una folle illusione, di non smarrirsi al pensiero costante di milioni di connessioni neurali. Si rincorrono pensieri e mente: non sembra importante più neanche conoscerne l'essenza, assorbenti per il solo fatto di esserci. Soffocano! E basta questo, ormai, a stancare un corpo rassegnato ad una crescente ignavia dell'anima, figlia dello sforzo, sempre meno voluto, di reggerne il peso.

Brividi involontari ... freddi ... elettrici ... alzano le spalle poi le lasciano ricadere ad una resa cosciente… al tentativo di spezzare la pressione della tempesta incombente, mentre un lungo disperato respiro sospiro si affanna rincorrendo se stesso. Seduto, sulla sabbia umida e pregnante, continua a guardare il divenire del mare sul mare, della mente nella mente, delle nuvole nel cielo e nella sua testa: le gocce di pioggia, scendendo a miliardi, espressione fisica di una tortura trascendente e martirizzante.

La luce cala... fredda ... sconfitta... allunga le ombre fino a farle sparire lungo i sentieri della sera a venire. E’ pronta a partire per terre lontane e in attesa di nuove vicende di vita e di morte nel canto infinito, preghiera di tanti, occhi umidi o asciutti svegli o dormienti, al loro destino. Perso tra gli odori dal mare e di terra; sordo ai rumori d’intorno, muti nel suono dei suoi pensieri, continua vana un’attesa… aspettando e aspettando e aspettando… qualcosa non ancora arrivata e, forse, priva della volontà necessaria.

Il buio … freddo … definitivo … guarda l’acqua leccare la riva, correre lungo la sabbia, lambirgli le scarpe, impregnargli i vestiti. Immobile, statua viva di un’anima morente, si lascia scorrere addosso ogni cosa incerto di sé e del fare. Si alza, andando incontro alla marea in un attivo di gesti passivi e non più volontari.

L’acqua … fredda … avvolgente… sale a coprire gambe cosce ventre petto… pesano le scarpe pregne passo dopo passo… il collo la bocca il naso la fronte… i capelli imbizzarriti nel liquido che li ricopre … il respiro trattenuto … sempre più corto … affannato … perso.

Aria … aria … aria …

la bocca aperta ad ingoiare ogni disperazione e il sogno vitale del mare di giorno diventa l'incubo ultimo del mare di notte ... .

Arranca faticoso alla riva; quasi impossibile sfuggire alla stretta del mare; sputa al mondo ogni delusione patita; rinasce al mondo per vincere una guerra forse data per persa; partigiano incurante del tutto, ché domani, domani … potrebbe essere e sarà per altri, per lui, comunque e davvero …

finalmente l’altro giorno!