… frammenti … - di Francesco Briganti

22.05.2015 10:37

“ … sono un marinaio…”
Glielo aveva detto quando, entrambi e contemporanei, si erano accorti che il loro sentirsi era diventata una esigenza e non solo un abitudine, quando il loro parlarsi si era assestato su di un grado di confidenza che trascendeva il loro effettivo grado di conoscenza, quando il piacere reciproco delle voci era diventato una boccata d’ossigeno in una atmosfera di smog.

Si erano sentiti al telefono quasi per caso, un comune amico aveva fatto incrociare vie che, altrimenti distanti tra loro per indirizzi e scopi, avevano visto trasformare, telefonata dopo telefonata, un punto di intersezione in un punto di partenza per un cammino virtuale da compiere insieme e ora, per quanto in realtà si fossero visti poche volte ed in occasioni più che formali, nessuno dei due riusciva più ad immaginare la propria vita priva della presenza dell’altro.

“ Capisco quello che dici…” gli aveva risposto non senza sentire una stretta al cuore “ ... ma non devi temere, non sarò un’ancora per la tua barca …” . Poche parole per esaurire un argomento che, inespresso, cominciava ad essere sempre più, seppur sottinteso, presente fra loro. Come fosse accaduto, non importava più: innamorati … ecco, era successo e, ora, tutto sembrava precipitare e correre senza sapere dove si sarebbe fermato. “ Devo vederti… ” dissero all’unisono dandosi appuntamento per la sera.

Il porticciolo, la meta. Quello ricovero di una sua vecchia tinozza per la pesca; quello di una piccola osteria più rifugio di favole di mare che ritrovo mondano; quello dove gli piaceva ritrovarsi anche quando tutto faceva pensare che ogni via fosse smarrita. Le spiegò come arrivarci.

Cenarono; una formalità da sbrigare nel più breve tempo possibile; ciascuno piluccava, ora questo ora quello, senza neanche sentire il sapore; un intorno, a tratti curioso, a momenti estremamente discreto, a racchiudere, entrambi, mentre con la mente rivolta ad un futuro improbabile, vivevano un presente razionalmente impossibile.

“ Andiamo in spiaggia “ le disse uscendo dal locale “ ho intravisto un falò … ci accodiamo alla compagnia…” .

Si incamminarono mano nella mano verso il riverbero lunare del mare di maggio. Il fuoco acceso qualche metro più in là illuminava di bagliori incostanti la spiaggia all’intorno. Persi e sparsi, oltre il cerchio di luce, ragazzi e ragazze fusi nella notte di una chitarra e stretti, l’uno all’altra, ondeggiavano come spinti dalla brezza marina, inebriandosi al forte sapore delle onde che si frangevano sulla riva e, con una sottile melodia, più in là sugli scogli ai piedi di un erta marina.

“ Questa notte è per noi … al diavolo ogni cosa “ esplose all’improvviso. Lei guardava le braci del falò ormai rade e stanche nel mentre echeggiavano timidi, fantasiosi, assurdi progetti e cose da fare: “ domani faremo…. Poi ci sarà da trovare… saremo insieme …” . Ne interruppe il fiume di parole con un gesto: “ prendiamo la barca ... “ suggerì “ ... domani … o dopo … ne parleremo al ritorno! ” .

Il motore dai pochi cavalli ronzava piano il suo spingere il piccolo cabinato nell’albeggiare del giorno mentre, ad est, la costa spegneva le sue luci in sincrono col sorgere del sole. A poppa le canne aspettavano tese che qualcosa dal profondo ne legittimasse l’esistenza. Seduto al timone ogni tanto distoglieva lo sguardo per ammirare la figura della compagna elegante ed affascinante con quel suo alieno abito da sera, veramente poca cosa nella umidità del mattino incalzante. Si tolse la giacca a coprirle le spalle nude e scosse da brividi improvvisi. La brezza le scompigliava i lunghi capelli: la suggestione di averla al fianco, entrambi immersi in quella atmosfera calma e al contempo carica di tensione, rendeva a quella improvvisa partita di pesca un che di irreale. Lei girò il viso a guardarlo, poi, volte le spalle al mare allungò le gambe a poggiarle sulle sue, andando con i piedi a solleticargli il ventre, mentre un sorriso malizioso nasceva ad illuminarne i desideri. Il timone, d’un tratto libero di scegliere, cavalcò l’infilata di un’onda per poi riprendere la rotta quasi a seguire un ordine mentale …

… caddero gli abiti come foglie scosse dal vento di ponente… e mentre i due corpi si fondevano l’uno nel altro in un abbraccio spossato e spossante, le labbra si unirono a racchiudere e trasferirsi sapori e sogni accumulati dal tempo …

Prua al porto riavvolse le lenze sconsolatamente cariche di prede ignorate. Gli sembrò che il mondo intero, col sorgere infuocato dell'est, mostrasse ogni invidia possibile per una passione infuocata, scoppiata, al cospetto di un mare complice e ruffiano, e preda della furia e di un desiderio senza più remore né limiti; finalmente liberatorio ed appagante. Ne gustò il sapore acre e dolce al tempo stesso; cingendole con un braccio le spalle nude portò la prua ad inseguire l’onda e si perse nella visione sconfitta di una domicilio lontano.

Tre pesci, trascurati nel gavone, inanellarono le ultime contorsioni mentre l’imbarcazione accostava placida quasi a raccontare, al molo che l’attendeva, di un’alba d’amore più d’anime che di corpi.

“ Vieni “ le disse “ abbiamo tante cose da fare….”

Ancora una volta ne stoppò la frase poggiandogli due dita odorose a tacitarne le labbra: “ Domani… “ sentenziò “ … domani… ne parliamo domani …” .

Dal finestrino gli rese la giacca e mentre l'uomo finalmente rispondeva ad un cellulare preoccupato, partì sgommando verso il quotidiano che l’attendeva.

“ Sarò a casa tra poco… “ troncò lui al telefono guardando l’auto che si allontanava.

… perché domani, che sia tra un attimo, tra un secolo o … ieri, è una speranza …

… comunque …

ed a prescindere !