... fuga da Alcatraz ... - di Francesco Briganti

19.07.2014 12:00

Anni settanta; Firenze; università degli studi, Facoltà di Medicina e Chirurgia; aula di Biochimica, prof. esaminatore Dr. R......i: una mente eccelsa, istrionica, con un acceso spirito di protagonismo. Estate ai suoi inizi, nell'aula affollata, studenti in attesa della prova e presenti per compagnia o per futura memoria, si soffocava. Al nervosismo timoroso degli uni si aggiungeva il vociare isterico e attendista degli altri. Io tra questi ultimi a supporto della esaminanda oggi mia attuale moglie.
Chiamata si sedette al cospetto della propria nemesi. Quando un esame deve andar male lo si capisce dalle prima battute; una domanda un abbozzo di risposta, un'interruzione, un cenno di diniego, un balbettio, una ulteriore domanda. E di nuovo un accenno di risposta e di nuovo una interruzione e tutto ciò a inseguirsi fino a che la conversazione prende una piega diversa nel mentre che l'istrione comincia a gigioneggiare, a comportarsi in modo irriverente, a sottilmente sfottere l'esaminando che ha di fronte.
Due file dietro alla candidata, nell'anfiteatro, il caldo, il nervosismo, uno spirito di un ventenne accecato dall'amore per quella persona così clownescamente bistrattata si sommarono fino a spingermi a: " ... adesso basta!; si rende conto che non le sta dando nemmeno il tempo di rispondere ... !?". Mi guardò con l'aria di chi guarda un cane rognoso che ha avuto l'ardire di avvicinarsi, poi : " Ah!, eccone un altro ..." disse come se mi conoscesse " ... lei chi è ... cosa vuole ... la smetta di fare il pagliaccio ... ". Fiero come solo un innamorato incosciente può esserlo e pazzo come solo l'afa e la tensione accumulata possono rendere sbottai: " ... pagliaccio io?; ma se lei è da quando è entrato in quest'aula che non fa altro che fare il pagliaccio: e questo non va bene e quell'altro le sembra insufficiente ... non le sta bene nemmeno l'accento o il paese di provenienza ...". Furioso come un lupo arrabbiato scattò in piedi ed indicandomi con il dito puntato e passando ad tu di disprezzo : " tu, tu, come ti chiami, prendete il suo nome ...". Scattai in piedi imitandolo e parodiandolo, poi, " ... mi chiamo Francesco Briganti e sono calabrese ..." ah!, mi fossi fermato lì, " e abito in via ... così se le dovesse capitare qualcosa, non dovrà chiedersi chi è stato!". Altezzoso e minaccioso, credetti allora, stupidamente e irrealisticamente dico oggi, passando davanti alla cattedra uscii dall'aula sbattendo per sovra misura violentemente la porta. La mia ragazza si ritirò ed io non riuscii più a fare un esame tranquillamente e normalmente. Quel professore si era preso la briga di contattare ogni suo collega dell'ateneo segnalando la vicenda ed il mio nome. A differenza della mia consorte io non mi sono laureato e, naturalmente, a quel professore non è mai capitato alcunché di male; di sicuro, comunque, non per opera mia.
La giustizia italiana è degna corrispondente di tutti gli altri aspetti del paese; è qualcosa di insufficiente, malata di protagonismo, soggetta alla volontà politica quanto e più della politica stessa. Subisce condizionamenti, si attesta su posizioni consigliate, si adegua ai moniti superbi e superiori anche solo ventilati da questa o da quella carica istituzionale. E' tanto più realista del re stesso da fiutarne ed interpretarne i desiderata quando dovessero mancare gli inviti o le esplicite raccomandazioni. La giustizia di questo paese è subornata da condizioni particolari e da interessi di parte, dichiarati che fossero o no. La giustizia di questo paese risponde al potere costituito, quale che ne sia la forma, come quei colleghi professori risposero a quel tal professore.
Le sentenze di un qualsiasi tribunale, quale che sia il processo di cui si discute, si osservano e si rispettano e dunque anche l'assoluzione di Berlusconi e la cancellazione dei sette anni di condanna in primo grado, vanno accettate e rispettate. Quello che non può essere sottaciuto, però, riguarda i due aspetti salienti della questione che, nessun tribunale in terza istanza potrà mai dirimere quale che fosse la propria decisione futura: delle due l'una o Berlusconi era innocente anche prima o Berlusconi è colpevole anche dopo. La difformità del giudizio essendo i fatti e le carte gli stessi e comuni rispettivamente ai due processi, si spiega solo con la diversa interpretazione del tutto che persone togate diverse dalle prime, in tempi diversi ed in condizioni politiche diverse, hanno dato.
Ed allora sorgono spontanee delle domande: a) come è possibile questo?; b) quali le motivazioni dei primi e quali quelle dei secondi giudici?; c) se il tipo è innocente chi lo risarcirà dell'infamia subita?; d) se, viceversa, è, nonostante la sentenza di assoluzione, colpevole chi risarcirà noi tutti dell'infamia subita?. Ultima, ma non ultima per importanza, questo interrogativo: ciascuno di noi, gente comune, al posto di Berlusconi, sarebbe ai servizi sociali o nel profondo di una galera?.
Quello che io so è che ognuno è responsabile delle proprie azioni e che le conseguenze delle stesse si riflettono in maniera anche sostanziale e, a volte, perniciosa sulla vita degli altri. Ad una azione corrisponde sempre una reazione e quella reazione per quanto possa sembrare, al momento considerato, poca cosa o poco determinante condizionerà comunque il domani.
Ecco, su questo dovrebbero riflettere i giudici, i pubblici ministeri, i media e noi tutti nel momento in cui succede qualcosa; ma sopra tutto dovremmo tutti riflettere su quanto sia stupida ed inutile questa nostra società che consente a ciascuno di noi di fare qualsiasi stupidaggine senza eccessivi timori per le conseguenze potrebbero seguirne.
Io ho compreso il mio errore di allora; Berlusconi riuscirà a capire se ci sono stati errori nei propri comportamenti?.

A ciascuno il suo, ma io, penso di no!.