... generazione di fenomeni ... - di Francesco Briganti

04.07.2016 09:45

Eravamo quattro amici al bar e discutevamo degli anni settanta/ottanta periodo in cui ciascuno di noi, indipendentemente dalla propria figura professionale si immaginava quale puledro rampante in procinto di conquistare il mondo.

Trenta/quaranta anni fa, non ancora sposato, appena disceso da quella Toscana che, allora, noi calabresi consideravamo come le propaggini del nord profondo, contribuivo con amici vecchi e nuovi alla rivoluzione in atto in Radio Piana Lametina cercando di trasformarla, con molta presunzione e poca esperienza nel campo, da una emittente solo dediche a qualcosa di intellettualmente, socialmente e politicamente impegnata, trovandone il tempo tra quello che il lavoro a sostituire degli studi abbandonati lasciava.

Eravamo un gruppo eterogeneo di persone ognuna a credersi, come dicevo, in procinto di spiccare il volo verso una condizione superiore: non sapevamo né qualificarla, né quantificarla, giacché non era funzione di una diversa collocazione rispetto a quel quotidiano, era una sensazione cutanea, un evolversi continuo sia che si fosse già imipegati di banca, imprenditori commerciali, operai, contadini o, ancora, semplicemente dei figli di famiglia; era l'area, l'atmosfera che si respirava nel contesto globale di una società che offriva comunque il sogno di un futuro a noi, che giovani uomini e donne di allora credevamo in quegli articoli di una COSTITUZIONE che OBBLIGAVANO UNO STATO a prendersi cura dei propri cittadini rendendo gli stessi responsabili delle proprie azioni nei confronti di quello stesso stato.

RPL fu per tutti noi, io credo, la migliore palestra di crescita possibile che potessimo avere; ci aiutò a sviluppare il raziocinio, l'inventiva, la qualità dei rapporti interpersonali per quante congiunzioni o contrasti potessero nascere e poi sparire e poi ripetersi in quei corsi e ricorsi che, nella vita, danno ragione a chi di Vico ha fatto tesoro; ancora oggi uno spirito qualificante di gruppo esiste tra molti di noi che lo respirarono a suo tempo e resta costante il desiderio di ricordare e di parlarne ogni volta che ci si rivede.

Erano altri tempi in cui era presente, sempre per quanta malizia e furbizia ci fosse in alcuni, una ingenuità generazionale attesa alla visione di un mondo migliore possibile che dava a tutti e ad ognuno quella sensazione di onnipotenza di cui più sopra parlavo.

Come e quando tutto sia cambiato senza che ce ne accorgessimo è l'argomento che diviene soggetto subito dopo i ricordi; ciascuno di noi ha avuto le sue vicende, le proprie vicissitudini, i propri successi ed insuccessi, gioie e/o dolori; qualcuno ha trovato cime ed abissi, in ragione maggiore o minore di altri; quasi tutti abbiamo avuto una famiglia, figli, lavoro; tutti abbiamo una coscienza sociale e politica anche variamente espressa, ma tutti oggi viviamo con una malinconia di fondo funzione di ciò che poteva essere e che magari non è stato non in quanto a fortune personali, ma, piuttosto, in relazione ad un mondo esterno che peggiore di come la maggioranza lo vive non potrebbe essere vissuto.

Eravamo uomini e donne, giovani ed al bar o davanti ad un microfono o attesi alle discussioni più pleonastiche o impegnate; eravamo allora; oggi forse sarebbe più giusto chiedersi non chi, ma ...

cosa siamo diventati!.