… gente come noi … - di Francesco Briganti

16.01.2015 12:39

Ho sessantadue anni; vivo con la stessa donna che, dopo dieci anni di fidanzamento, eravamo due ragazzini, ho sposato trentaquattro anni fa. Ho una splendida famiglia che mi ha seguito in tutte le mie peripezie senza mai batter ciglio: tre figli, due laureati, una al primo anno di psicologia a Firenze; la più grande è sposata, con una splendida persona in quel di Bologna, ed il secondo, giovane giornalista professionista a 6 euro lordi ad articolo, se e quando glielo pubblicano, è sempre in cerca di un lavoro quale che sia. Alla terza settimana cominciamo a sentire sul collo il fiato delle mille e mille incombenze che questo stato, in cambio di nulla, pretende. Una famiglia italiana come, io credo, ce ne sono a milioni in “questopaese”.

Sono stato molte volte nella polvere ed altrettante sono risalito a riveder le stelle; mi è capitato spesso di pensare che se c’è un dio, quale che sia il suo nome, io devo far parte dei suoi spassi preferiti in quanto a scadenze fisse, quindi periodiche, rivado a visitare lande polverose in attesa che decida di sgombrare dalle nuvole il cielo sopra la mia testa; eppure, ciò nonostante, sia pure a modo mio e senza averne intermediari, sento di potergli parlare con una certa confidenza e con un trasporto condiviso; se c’è, allora non può essere un dio austero e cavilloso, ma deve essere, gioco forza una entità dotata di sense of humor, di magnanima benevolenza, di infinita capacità di comprensione il tutto, però, condito da una cinica e arbitraria non curanza per tutto ciò che potrebbe essere e che, invece, non è.

Ho fatto parte di un gruppo extra parlamentare di sinistra; sono stato un iscritto del PCI, ne sono stato vice segretario di una sezione periferica, ho fatto campagne elettorali e mi sono speso in battaglie sociali con convinzioni e fermezze degne di quelle cause; ho visto interessi trionfare a prescindere dalla logica e dalla giustizia politica; ho inviato e ricevuto dei “fanculo” quando Grillo ancora pensava a come spendere i milioni che guadagnava. Mi sono stancato delle chiacchiere e delle inutili masturbazioni mentali che, in sede di partito, ne sostituivano a poco a poco lo spirito e di iniziativa e, sopra tutto, di lotta fattiva e concreta; non per questo mi sono mai lasciato irretire da saltimbanchi improvvisati o anchor man della politica, ma ho sempre cercato, votando sempre, di rifarmi a quella espressione che più ritenevo di sinistra e vicina al “miomodo” di vedere la vita. Per scelta precisa non partecipo più a manifestazioni inutili e, a priori, prive di risultati; non credendoci più combatto, e lo faccio davvero rischiando del mio ed in prima persona, una lotta senza quartiere a questo stato grassatore, infingardo, egoista e turlupinatore.

Se guardo alla mia vita passata, tirati i totali di una somma algebrica, onestamente non posso dire che il risultato sia brutto, ma non posso neanche dire, proprio non posso, che sia tale da potermi sedere in poltrona a godermene i frutti. Come tanti, sempre meno, lavoro di una professione che mi porta in giro per l’Italia molti giorni a settimana; conosco professionisti del campo della nutrizione e della sanità in genere a cui propongo software e strumentazioni utili al loro essere tali. E’ un andare che mi piace, non potrei mai stare dietro una scrivania, e che dà soddisfazioni anche materiali, ma che, alla fine di una settimana, quando si riesce a viverlo quel week end, assomma una stanchezza fisica oltre che mentale decisamente elevata.

Per tutte queste ragioni, e non sono che una parte delle tante che potrei accampare, io mi sento come uno di quei soldati giapponesi che combattevano una guerra finita sperduti com’erano in foreste tropicali; l’unica differenza, ma sostanziale, è che quelli come me che dovrebbero essere la maggioranza in “questopaesedelcazzo” non sono altri, invece, che una sparuta minoranza in una guerra che per altri non è così che si combatte. Un’amica mi diceva ieri che persone come me sarebbe ora scendessero in campo per dire la propria e incidere nel cammino di una costruzione possibile; le ho risposto che non so se mi sarà dato essere presente a quei prodromi di ingegneria politica. Ho scritto molte volte che io non compro e non vendo nulla, non ambisco a cariche o ad incarichi e che non insegno nulla a nessuno. E’ la verità!.

IO penso, ragiono, deduco e quindi ne scrivo; a volta sono nel giusto altre sbaglio. Quando me ne accorgo chiedo scusa, quando si controbatte alle mie conclusioni e mi si convince io sono dispostissimo a fare macchina indietro ed a cambiare idea; ma io sono per l’azione!, decisa, diretta, concreta e tesa ad ottenere risultati veri e visibili nel immediato ed è per questo che lascio agli altri la logica delle progettazioni e delle risultanze lontane anche se certe; è per questo che mi ritengo un lupo solitario che segue una pista propria che non sempre è condivisa o è condivisibile da chi non è disposto a ribellarsi a leggi pur risapute ingiuste e discriminanti.

Questo sono io: né più né meno. Se essere in questo modo non mi dà il diritto di parlare e di scrivere o è una discriminante per chi invece vede la politica in un altro modo ebbene sono disposto ad ascoltarne le ragioni, ma vorrei, però che si confrontassero anche i risultati, veri e sostanziali, che ciascuno ha ottenuto prima di procedere ad una qualsiasi valutazione.

… gente come noi … sì! ed io forse ci sarò o forse no giacché anche io sono libero

di avere una cinica ed arbitraria noncuranza!.