“Gentilissimo doc …” “Ciao Professore … “ “ Signora eccellentissima …” - di Francesco Briganti

15.10.2013 06:34

Ho sempre odiato i condomini; sono falsamente camerateschi, sono bugiardamente intimi, sono squallidamente promiscui. Badate bene, è una posizione strettamente personale, in realtà non ho nulla contro il concetto di condominio, ma trovo che in alcuni suoi aspetti, in alcune sue realtà esso diventi una simbologia della situazione italiana dove tutto e di tutti e niente è di nessuno. Sono nato e cresciuto in palazzo di cinque piani in via ponte della maddalena 133 a Napoli. Era un palazzo fronte mare con una doppia scala e con un palazzo gemello alle spalle emi distrutto dalle bombe americane. Aveva di fronte, a fare da intercapedine con il porto e quindi il mare una favela napoletana dove le baracche i sommavano alle baracche e dove le persone, per lo più sfollati di guerra non ancora tornati alle loro case o che avevano avuto le loro case distrutte vivevano on una condizione che a dir disdicevole si era già ottimisti. Il gemello semidistrutto era una specie di notro parco giochi, pericolante e pericoloso, da quegli scugnizzi che eravamo ci vedeva sfrecciarvi dentro come api in cerca di miele o di quel favoloso tesoro nascosto mai trovato e di certo inesistente. Col passare degli anni ci trasferimmo a Portici su via Garibaldi; alto palazzone anche di cinque o sei piani, non ricoordo, di cui noi abitavamo un appartamento dei quattro del terzo. Era però qualcosa un po’ più su rispetto al precedente; aveva una discesa al mare a mezzo di un lungo viale alberato e addirittura una sorta di privilegio sul lido dorato, piccola spiaggia delimitata da scogli a cui accedevamo senza pedaggio e con l’aria snob dei padroni; in realtà era un bagno pubblico dove tutta la città convergeva e dove un metro di rena era una conquista da difendere già alle sette di mattina. Vicende della vita ci portarono anni dopo, avevo quattordici anni, a Lamezia terme in Calabria: via Trento, palazzo Pallone; anche qui cinque piani, anche qui terzo piano, ma solo due appartamenti per ognuno di essi, Palazzo circondato da palazzi anche più alti ed affollati in una via piena di negozi, rivendite di vario genere, officine, garage, autolavaggi quindi zona a densità molto elevata. Età estremamente giovane, una nuova terra, una lingua che non capivo ed è forse lì che ho cominciato ad odiare la confusione ed a cominciare a provare quel sentimento di solitudine che è tanto più oneroso quanto più è avvertito in una folla. Sentimento che non mi ha più lasciato e che, ancora oggi, mi fa rifuggire dai luoghi affollati, dalle ciance confusionarie, dalle persone troppo invadenti e che per di più parlano assai e spesso senza concludere nulla. Ecco perché odio i politici: hanno instaurato un condominio istituzionale, dove il finto buonismo, cosa già falsa di suo figuriamoci poi quando è finto, la fa da padrone; dove il tu confidenziale si spreca senza nascondere il doppio fine che muove l’uno e l’altro; dove il sorriso cela il tradimento e dove il tradimento non tiene conto del bene, dell’affetto, della stima e dell’amore. Il condominio politico è come il condominio amoroso: entrambi rispecchiano una realtà virtuale dove ogni cosa è concessa purché non si conosca pubblicamente, dove chi si ama è però aduso al libero scambio, usuale o fosse pure solo innocente e giocherellone, dove non esiste rispetto e dove nulla è peccato mentre tutto lo è in nome di quella mancanza di rispetto verso sé stessi che al tirar dei conti sconfigge ogni cosa, anche l’amore e l’ideale più forte, lasciando morti e feriti sul campo di azione. Come in tutti i condomini ci sono conciliaboli, finti litigi, false riappacificazioni, lettere ed avvisi ai condomini, risposte palesi e non, convergenze evidenti o nascoste affinché tizio non creda, caio non sappia e sempronio paghi per tutti. Il condominio Italia non è altro che questo dal suo più alto attico alla più infima delle cantine. Un ammasso di persone costrette a vivere le une vicine alle altre nella più falsa delle identità nazionali assieme al più vero disinteresse dell’uno nei fronti di ciascuno degli altri. OH, ci sono i vicini di piano, ci sono i gruppi di uno stesso palazzo e ci sono persino i raggruppamenti di una stesso rione; ma così come anche una sola coppia che sembri felice può in realtà essere un condominio privato a cui ciascuno dei membri che compongono il duo appartiene e nasconde all’altro, così tutte queste finte combinazioni possibili di persone tanto più numerose sono tanto più serpenti, iene, sciacalli e bestie feroci presenteranno è quando questo non si evidenzia è solo perché il re della giungla di turno, in attesa di chi ne prenderà il posto, ha già stabilito il suo potere e si muove ed agita nel vero ed assoluto segno del comando. Si!, io odio i condomini e quando ho il sospetto di essere precipitato in uno di essi, ne abbia ricavato o meno la certezza, io lascio perché si soffre meno ad ESSER SOLI CHE MALE ACCOMPAGNATI.