… heil angela … - di Francesco Briganti

04.07.2015 08:59

Non mi stupirò mai abbastanza di quanto lo stupore mi stupisca.
Immaginate qualcuno a guidare bendato e contro mano in autostrada il quale dopo essere stato schiacciato da un camion in senso contrario prima di esalare l’ultimo respiro sospiri un “ ohibò!” di meraviglia. La prima cosa che a me verrebbe da esclamare sarebbe un “ … ma vaffanculo, idiota !”, talmente di cuore da spenderci i soldi necessari a santificarne la scritta sulla sua lapide tombale.

La situazione di ciascuno di noi e di noi tutti, in questo continente, è esattamente la stessa. Pur sapendo, tutti ed ognuno, che una unione tra stati non significa un accidenti se essa si configura solo come monetaria e non come comprensiva di tutti gli annessi e connessi al termine stesso, abbiamo preso l’autostrada unitaria entrandovi da una uscita e guidando ciecamente fiduciosi, siamo andati incontro al camion germanico, convinti che nel suo cassone ci fosse una volontà comunitaria e non un nostalgico desiderio di rivincita sui sacrosanti calci in culo presi nei tempi passati.

Se una nullità di fatto, quale io sono, lo aveva previsto, detto e scritto a tempo debito, a me diventa impossibile, oggi, accettare e comprendere lo stupore di tutti e di ognuno sul crashdown che la teutonica prepotenza impone al resto d’Europa. Lì non dove non poterono i carri armati, i campi di sterminio ed un folle baffuto, stanno vincendo a mani basse regole valide per alcuni e non per altri, fideistici personaggi attesi al servilismo ideologico, insulsi politicanti nella migliore delle ipotesi tanto stupidi da non capire quanto siano stupidi, milioni di persone ad accondiscendere alla propria tortura in base a credi politici millantatori nel presentarsi e iscarioti nel fare quotidiano, con la finanza, spacciata come economia, quale arma bellica di coercizione e sopraffazione.

E’ lampante ormai quanto il tutto sia figlio di un disegno già molto datato. Ora, che esso nasca estemporaneamente dalla unione delle due Germania o abbia visto la luce già da prima nelle menti tedesche, poco importa a questo punto visto che tutti i passi sin qui seguiti, e non solo dai tedeschi, sembrano essere stati effettuati affinché si giungesse al oggi vissuto. Alla Germania furono declassati e riconsiderati i debiti di guerra; in Germania furono spesi dal mondo miliardi per permetterne una rinascita di cui non era meritevole; ai tedeschi furono permesse rimodulazioni del debito e sforamenti i più menefreghisti quando questo serviva ad una riunificazione di due popoli; la forza del marco fu determinante quando si entrò nel euro a stabile le condizioni capestro a cui dovevano assoggettarsi coloro i quali aderivano; i governanti tedeschi non hanno mai tenuto in nessun conto la volontà nazionale degli altri stati.

Non è un caso, e questo avrebbe dovuto suonare come un campanello d’allarme, che gli inglesi, della stessa estrazione genetica e geografica, forse proprio perché ne avevano subodorato le intenzioni, non vollero entrare nel euro mantenendo la propria sovranità monetaria. E, secondo me, non è un caso, se subito dopo l’entrata in vigore della moneta unica, si cominciò ad indebolirne i paesi aderenti, con spese militari sempre in crescendo che videro poco o nulla sacrificata, militarmente ed economicamente, la quotidianità teutonica. E nemmeno è un caso che i paesi che per primi furono quelli invasi dai nazisti siano oggi quelli più fedeli alle politiche tedesche; quel Belgio, quel Lussemburgo, quella Olanda, quella Danimarca e quella Polonia i quali più che essere stati autonomi sembrano mostrarsi come dei bundeslander.

Ultima stupefacente coincidenza è quella relativa al fatto che sono proprio quei paesi che, quali resistendo ad oltranza, la Grecia, quali tradendo, l’Italia prima ex alleata e poi nemica, quali neutrali di fatto, Spagna e Portogallo, durante la seconda guerra mondiale furono determinati per la sconfitta, siano oggi i maggiori perseguitati dalla integerrima, interessata, violenta integrità economico-finanziaria della Germania. Dunque, ecco che stupirsi di una prossima, molto probabile, “supremazia ariana” diventa un mero esercizio di finto stupore.

Non c’è da farsi illusioni. Vinca il sì o lo faccia il no, oramai la Grecia è perduta e con essa l’intero popolo greco al quale non resta che rimboccarsi le maniche e ricominciare quella lotta partigiana che le permise di aprire una breccia nella supremazia nazista. In modo altrettanto realistico non c’è da farsi illusioni sul destino degli altri stati in quanto i tedeschi non si fermeranno sino a quando il loro “ UBER ALLES” non sventolerà su Roma, su Madrid e su Lisbona, non importa in quale sequenza, per poi toccare a Parigi; la Francia, infatti, ha una economia la quale è a proprio volta, solo apparentemente migliore rispetto ai paesi già nominati.

Si può, ancora, riflettere e sperare su di un ultimo fatto, anche esso conseguente alla determinazione tedesca. Proprio quella determinazione utilizzata nel uso dello strumento economico è quella che può sconfiggere il disegno in atto; questo sconfitta sarà possibile, però, solo se chi è adesso, o lo sarà, vittima, capirà che è nei fatti e nelle reazioni che è possibile quella unione di popoli sin qui …

sacrificata sulla altare del revanchismo e del vanaglorioso “GOT MIT UNS”!.