... here i am ... - di Francesco Briganti

07.01.2016 10:37

Se ripenso a tutti gli episodi che mi hanno visto rischiare le penne durante la mia fanciullezza, nella mia giovinezza e, poi di seguito, nell'arco della mia vita, non posso che convenire, oggi più di allora?!, sul quanto una mano a scudo abbia badato a che ognuno di essi non fosse l'ultimo.

Da quello scugnizzo allo stato brado che si appendeva dietro ai tram in quel di corso San Giovanni a quel giovane uscito intatto da una macchina distrutta dalla costa di una montagna ed ancora a quell'uomo tirato fuori dalla sua auto dal cassone di un camion ad altri che è meglio lasciar stare in quello spazio della memoria in cui sono relegati, sono davvero molti gli episodi che potevano essere l'epilogo esaustivo di una vita.

Sono cresciuto con l'idea, allora in auge almeno nella bocca di mia madre, a confortare l'andare quotidiano con la presenza al fianco di ognuno di noi di un angelo custode: un essere celeste con nessun altro compito se non quello di salvaguardare ai limiti dell'impossibile che nulla di male accadesse al soggetto a lui affidato. Non riflettevo, allora, sul fatto che, ciò nonostante, ci fosse chi morisse disgraziatamente, chi patisse le peggiori sofferenze, chi apparteneva a popoli sottomessi, perseguitati, decimati da altri uomini; mi bastava ringraziare il mio angelo personale sicuro a priori del suo successivo intervento tanto da perseverare in comportamenti a rischio quasi di sfida più che di incoscienza.

Man mano che crescevo si mitigava, sino a sfumare, l'incoscienza, ma, di pari passo, cresceva la coscienza delle brutture nelle cose del mondo e si radicava sempre più la sfida, quasi che la molla a spingere ogni mia cosa fosse il vedere sin dove potesse arrivare la propria sfrontatezza e la propria ribellione al fato, ad un dio, ad una ineluttabilità delle cose, prima che la corda tirata giungesse al punto di rottura: credo di poter affermare che tutte le volte ed ognuna delle mie vicende mi ha, comunque, preparato alla immancabile successiva lasciando, però, segni sempre più profondi e cicatriziali al punto che la vita, e già da un po', è per me divenuta una attesa del peggio vissuta a salvaguardia di quel frammisto di bene ad arrivare, di tanto in tanto, per ognuno.

Se mi guardo intorno mi sembra di poter dedurre che la favola dell'angelo custode abbia permeato in pieno tutti quegli individui ancora in vita a rappresentare le generazioni precedenti la mia e la mia. Dopo di esse il continuo diminuire delle nascite, lo statu quo di ognuno frutto di una ricerca del meglio in contrasto scelto con le idee, gli ideali, i propositi della giovinezza, hanno fatto sì che le generazioni successive avessero privilegi e vantaggi, ai più tra noi negati, che fornendo una sorta di tranquillità non hanno dato la illusione della invulnerabilità e della protezione e dunque non hanno spinto a cedere all'incoscienza verso e poi alla sfida contro il fato, un dio, l'ineluttabilità delle cose: noi abbiamo costruito delle generazioni di passivi fruitori e non di attivi gestori!.

Vedere la supina acquiescenza di tutti quei ragazzi che abbandonano il loro paese al fine di ricercare ciò che non riescono ad ottenere e che non si battono nemmeno per la difesa dei propri elementari diritti è qualcosa che fa stare male: è, da parte loro, non una resa incondizionata contro il mal governo e lo sfascio, ma una dichiarazione di fallimento certificata nei nostri confronti; è la celebrazione in negativo di una nostra stupida visione della vita attesa a negare il nostro stesso essere di rivoluzionari, quale che fosse la parte cui ci si rifaceva, a cambiare il mondo per lasciarci omologare da un sistema che, oggi possiamo dirlo, non era riuscito a vincerci altrimenti. Perciò ...

... sends them an angel, please!.