... i polli di Renzo ... - di Francesco Briganti
Quante volte da queste righe avete letto che, ed è una banalità indiscutibile, un sistema politico non si abbatte seguendone le regole che lo tengono in piedi ?; troppe, io credo, per non esserne stufi e annoiati; eppure, ciò nonostante io continuo a ripeterlo ogni volta come se fosse la prima.
il mio non è il tormentone classico, mezzo o mezzuccio, di chi ha poco da dire ed infarcisce il proprio eloquio come se affermasse che non ci sono più le mezze stagioni o che tanto va la gatta al lardo; dicevano i latini che " repetita juvant " : le cose ripetute alla fine trovano un loro spazio nella memoria e riescono finalmente ad incidere in maniera sostanziale.
Ieri, sulla sette, assistevo, nel più totale giramento e rompimento di santissimi ad una stupida diatriba tra un sindacalista della Cisl, ed il tal Cofferati, onorevole europeo ex sindacalista, ex della Pirelli, ex candidato a governatore della liguria, ex un po' di tutto, a litigare tra loro come se dalla acquisizione come verità delle ragioni dell'uno o dell'altro dipendesse il futuro di questo paese; entrambi completamente e fintamente ignari del fatto che della loro stessa esistenza sindacale, politica e sociale, letteralmente non fregava un beneamato a nessuno.
Entrambi incapaci di incidere in qualche modo separatamente, ora servi di questi, ora di quegli, come tutto ciò che è inutile in italia, entrambi non riescono a capire che, in quest'oggi, neanche più congiuntamente riuscirebbero a modificare il quotidiano di quei lavoratori, di quei pensionati, di quei disoccupati, di cui una volta erano l'espressione, i difensori, i numi tutelari nei confronti dello strapotere del capitalismo e del padronato.
Continuavano a battibeccare nella confusione più completa accordandosi con ossimorica dissonanza con un tal altro esperto delle cose italiote, un certo Friedman che dall'alto del suo americano democratico socialismo d'acchitto, nuova tendenza degli intellettuali dell'ultimo europeismo, annotava ora come andasse riportato in auge il lavoro, ora come occorressero investimenti pubblici e bisognasse fregarsene del limite del trepercento del pil per risollevare le sorti di un paese in agonia.
Insomma una babilonia discorde di marionette che nel tentativo di un ennesimo protagonismo dicevano tutte la stessa cosa, contraddicendosi e contestandosi di continuo senza riuscire a mostrare un che di fattivamente costruttivo che si potesse prendere come punto di partenza per iniziare un cambiamento. Un talk show tale e quale quello che ogni giorno avviene ovunque, fossero i luoghi istituzionali ad acta o dei semplici ritrovi agli angoli delle strade; dunque un agitarsi continuo in un mattatoio dove i protagonisti sono polli legati per i piedi ed a testa in giù in attesa di essere spennati e cucinati.
Quindi ecco che ben venga la fatidica affermazione a ricordare che
" ... un sistema non si abbatte seguendo le regole che lo tengono in piedi ... ".
Occorre dunque una rivoluzione?; occorre, perciò, lottare con armi e bastoni?; occorrono il sangue ed il sacrificio degli uomini?; occorrono eroi a diventare criminali quando non riuscissero ad essere salvatori di una patria o padri costituenti come i democratici del dopo guerra?; niente di tutto questo, basterebbe rendersi conto che quanto più un ingranaggio è collaudato al punto da credersi perfetto ed oramai immutabile, tanto più basterebbe un granello di sabbia qui e/o là per cominciare a renderlo inefficiente.
Il problema consiste nel convincere tutti ed ognuno che ciascuno può essere quel granello di sabbia; le difficoltà si riscontrano nel fatto che dei tutti ognuno aspetta sia un altro a muoversi; la fortuna, giacché solo di fortuna funzione della nostra ignavia si tratta, di questa politica, di questa società, di questo immondo sistema è che siamo italiani in Italia cioè un miserabile gregge di pecore alla mercé di cani da pastori ...
neanche buoni a difendersi se qualcuno li attaccasse!.