Il 25 aprile tra sostenitori della liberazione e nostalgici del fascismo - di Graziano Bonanno

25.04.2012 08:29


Da qualche anno a questa parte avvicinandosi il 25 aprile, si riparla di revisionismo storico dei fatti che portarono alla liberazione d' Italia.

Se da una parte, si celebra la caduta della dittatura fascista e l' istaurazione della democrazia oltre che il sacrificio dei nostri partigiani per ottenere ciò, dall'altra sono sempre più numerosi i detrattori di questa verità storica, non solo tra la normale cittadinanza, ma anche di alcuni intellettuali, politici e storici. Addirittura anche la televisione, anche se timidamente, propone la storia di quegli anni da un punto di vista un pò diverso da quello che comunemente abbiamo letto sui libri di storia.

Ora nessuno può negare il contesto storico nel quale si collocano i fatti avvenuti dal '43 al '45, il rancore dei nazifascisti nei confronti del popolo italiano tacciato di tradimento e codardia e di contro il rancore di un popolo gettato nel terrore di una guerra assurda, che ha patito immani sofferenze, morte, fame, torture e maltrattamenti. Rancore che esplodendo a un certo punto diviene ancora violenza, maltrattamenti, torture, fame e morte in un circolo vizioso che sembrava non aver soluzione di continuità.

La domanda che sorge spontanea a questo punto è: Chi aveva ragione? chi torto?

Mussolini costituisce la RSI, Repubblica Sociale Italiana, che avrebbe dovuto sostituirsi al Regno d'Italia peraltro in forte sbandamento. I metodi di tale sostituzione sono ben spiegati nel discorso tenuto alla radio da Benito Mussolini: « Lo Stato che noi vogliamo instaurare sarà nazionale e sociale nel senso più lato della parola: sarà cioè fascista nel senso delle nostre origini».

Delle origini in realtà non ci fu molto la RSI altro non era che uno stato fantoccio voluto da Hitler per annettere l'Italia al Reich, poiché nella mente folle del Furher c' era ancora spazio per credere in una vittoria dell'Asse sugli alleati o comunque di poter dettare le condizioni a un tavolo di pace.

Tutto ciò alla fine non si concretizzò, non è stato permesso e il rancore del popolo di cui sopra forse è stato più forte del rancore dei repubblichini e dei tedeschi e di tutti coloro i quali avevano gettato l' Italia, l'Europa e il mondo intero in uno dei periodi più oscuri che la storia dell'uomo ricordi.

Naturalmente la storia non è un film o una rappresentazione teatrale o un romanzo che si conclude con la parola FINE e dove l'ultimo capitolo generalmente contiene un lieto fine. Gli eventi di cui sopra condizionano ancora oggi il nostro pensiero, il nostro stile di vita, la nostra quotidianità.

Tutto ciò premesso e avendo la piena consapevolezza che il rancore ha mosso una parte del popolo contro l'altra e che ciò ha provocato altra sofferenza,altra fame, altra morte, sono però contento che questo rancore abbia prevalso sull'altro, sul rancore di chi vistosi perso ha trucidato intere comunità, torturato innocenti e soprattutto tentato di annientare la volontà e le menti di intere popolazioni con la convinzione che così facendo si potesse controllare e dominare il mondo e le generazioni future.

L'augurio che dovremmo farci tutti per il 25 aprile è che mai più dovrà esserci un 25 aprile da celebrare, mai più dobbiamo liberarci di un oppressore, mai più dovremmo combattere per la libertà, tutto ciò è già stato fatto dai nostri partigiani che ci hanno consegnato un futuro fatto di libertà, quella libertà che mi consente di scrivere a voi tutti e di esprimere pensieri, opinioni, fatti che possono essere condivisibili oppure no ma che nessuno mai si potrà permettere di perseguire solo perché in contrasto con un pensiero supremo.

Ed è perciò che con convinzione dico: W IL 25 APRILE, W LA LIBERTA', W L'ITALIA.