… il filo del rasoio … - di Francesco Briganti

21.07.2015 07:47

Quanto una società, un sistema politico, ed alla fin fine un intero paese, siano degradati e prossimi al proprio epilogo a decretarne lo sfascio presenta più di un indice di rivelazione; secondo me tre di questi sono tra i più significativi. L’abuso che il potere esercita, la sopportazione degli abusati, la capacità di reazione di questi ultimi.

Le prime due voci sono direttamente proporzionali tra loro, quanto cresce l’una tanto cresce l’altra; la terza, la capacità di reazione, invece, diminuisce quanto più crescono le prime.
Una società, un sistema politico, un intero paese che avesse auto la furbizia di instillare gradatamente l’abuso come regime vigente potrebbe avere, in teoria, vita lunghissima in quanto e funzione del predetto si troverebbe di fronte un “monte abusati” praticamente sottomesso ed incapace di qualsiasi reazione.

Una società, un sistema politico, un paese che avesse avuto la furbizia di lasciare come valvola di ritegno una assoluta libertà di parola, disgiunta in maniera crescente da ogni sua attuazione pratica, fattiva, risolvente, avrebbe instaurato il regime perfetto: quella condizione di potere che, dall’alto di una torre d’avorio, “se ne impippa alla grandissima” di ogni critica, di ogni scoperta di intrallazzo o inciucio, di ogni qualsiasi indignazione: il moto perpetuo del potere per il potere!.

In funzione di questo ragionamento a me pare evidente che quanti più movimenti di protesta nascono e proliferano tanto più il potere si rafforza e vede attenuarsi il pericolo di una disfatta. Tanto più questi movimenti di protesta si differenziano e sono distanti tra loro tanto più decresce la loro forza dirompente; tanto più essi si canalizzano in rivoli, magari a scorrere verso una foce dichiarata comune, tanto più quella foce si allontanerà giorno dopo giorno ed il mare magnum del potere ne assorbirà le acque senza per questo esondare se non a danno stesso di quei rivoli.

Ognuno sa che le alluvioni avvengono quando una massiccia quantità d’acqua, concentrata in un periodo temporale ristretto, si riversa su di un dato territorio; quando quel territorio avesse predisposto per tempo vie di scolo o canali a defluire ecco che l’alluvione se non reso ininfluente del tutto, sarebbe di certo e però reso poco dannoso e dagli effetti trascurabili: la prevenzione del potere quale metaforico ombrello a tutelare sé stesso!

Se solo vi attardaste un attimo a pensarci, vi rendereste conto di come ciascuno di noi, e noi tutti in un solo insieme, si rispecchi in maniera assolutamente speculare questa condizione.

Da tutto questo la conclusione in funzione della quale TANTE OPPOSIZIONI DISTINTE TRA LORO NON SONO OPPOSIZIONE MA SONO SUPPORTER DEL POTERE E FUNZIONE GARANTE DEL POTERE STESSO.

Questo tipo di società, di sistema politico, di paese permane nella propria condizione, quale essa fosse, quando anche a reggerne le leve dovesse cambiare il padrone del vapore, giacché e da solo esso non avrebbe potere altro se non quello di rafforzare sé stesso a spese di tutti coloro che rimasti fuori o ridotti anche essi all’opposizione si costituissero a loro volta oppositori.

Dunque, pare confermato, contro ogni possibile speranza e fantasiosa fantascientifica previsione, che le cose in “questopaese” non cambieranno mai. Almeno non in meglio e per i più!.

Siamo tutti seduti sulla poltrona di un barbiere; abbiamo tutti un rasoio a lambirci la gola ed siamo tutti fortunati giacché a quel barbiere conviene più continuare a raderci che …

tagliarci la gola!.