… il gatto e la volpe … - di Francesco Briganti

06.09.2015 10:01

Anni fa, come ieri, mi arrivava la lettera di licenziamento senza preavviso dall’azienda per la quale, partendo da un contratto co.co.co. avevo speso, impegno, attenzioni, proficuo lavoro, targhe premio stanno a dimostrarlo, arrivando ad esserne il responsabile per una buona fetta d'Italia. Farne il nome non merita lo sforzo; merita invece, qui ed ora, ricordare il piacere delle conoscenze approfondite in quegli anni, le amicizie, poche, coltivate, le attestazioni di stima, ovunque, ricevute, la bontà di un lavoro, ad anni dal distacco, certificata dalla accoglienza che mi riserva chiunque abbia avuto ed abbia a che fare con me ancora oggi.

Succedeva allora che, improvvisamente, qualcuno decidesse di fare il proprio mestiere; succedeva che qualcuno cominciasse a chiedersi cosa fosse che non andava in un settore; succedeva che una persona venisse improvvisamente defenestrata, un’altra si ammalasse improvvisamente, circostanza casuale e non collegata, venendo a ragione sollevata da ogni compito per tutelarne la salute; succedeva che si cercassero le corna di quei buoi che non erano più nella stalla; succedeva che nell’inferno di un “caos calmo” si cercasse di domare un mare in tempesta e trovare colpevoli anche lì dove colpa non c’era. In quella scapestrata ricerca capitavo anche io assieme ad molti altri dei miei colleghi di pari ruolo.

Sulle prime frastornato e sorpreso, non avendo il minimo sentore di ciò che stava succedendo, quando ebbi la prima chiamata da un cliente che si vedeva richiedere dei pagamenti che erano stati effettuati nelle mie mani, risposi con una mail a doppio indirizzo, il suo e quello dell’azienda, in cui attestavo l’avvenuto pagamento e che lo stesso era stato da me girato in sede o se trattenuto, era stato poi conguagliato e pareggiato, come era costume, allora e di anni e prassi consolidate, con le mie retribuzioni. Chiesi, comunque, subito spiegazioni alla sede, ricevendo le più ampie rassicurazioni, anche scritte e che conservo, in cui si affermava che non ero io il problema, ma un’altra persona di cui si faceva nome e cognome e che stessi tranquillo: tutto si sarebbe risolto!.

Un agente di commercio, quale sono io, ma ognuno ed in ogni professione e lavoro io credo, ha due sole cose da ritenere importanti sempre: la propria faccia ed il proprio nome, poi vengono la professionalità, la conoscenza e la voglia di lavorare; se non ci sono le prime due o vengono infangate e mortificate, fosse per ignavia, colpa, o sfortuna, il resto, fosse oro, comunque non varrà più nulla. Perciò quando arrivai alla quinta, sesta telefonata da parte di amici, i miei clienti erano e sono tutti amici, a chiedermi spiegazioni, chi con tono risentito ed a ragione offeso o chi quasi contrito e vergognoso, il pazzesco è proprio questo!, dovendomi chiedere cosa succedeva, decisi che occorreva mi rivolgessi ad un legale ed a mia tutela; cosa che feci e tramite suo chiesi di poter essere ammesso ad un controllo amministrativo diretto o per mano di terzi di modo che ogni accertamento fosse almeno congiunto oppure figlio di una figura super partes e non soggettivamente interessata.

A questa mia richiesta seguì, IMMEDIATAMENTE, la lettera di licenziamento di cui sopra.

Tutto ciò succedeva in un settembre, nel gennaio successivo, solo quattro mesi dopo e senza interventi giudiziari, riscuotevo la somma che avevamo concordato per chiudere la faccenda. Inutile riaffermare che se avessi avuto colpe di qualsiasi genere o natura, non avrei ricevuto somme di denaro, ma e viceversa sarei incorso in una denuncia pagandone tutte le conseguenze.

Le parti protagoniste sono tutte ancora in essere, gli attori tutti vivi, e cosa e chi si riconosce come tale è da me invitato, anche qui ed ora come allora, a sbugiardarmi se ritiene io stia mentendo o raccontando addirittura il falso o esponendo una versione alla “cicero pro domo sua”: io ho avuto ed ho la mia dignità, io ero e sono certo di me stesso e, allora come oggi, sono qua e sono sempre disponibile ad affidami nelle mani di chi per competenza!.

Voi Vi chiederete, però, il perché di questo mio raccontare; cosa può interessarvi di faccende personali che nulla hanno a che vedere con l’interesse generale?. Un risposta c’è ed è duplice nel suo aspetto: la malinconia e la politica.

Partiamo dalla seconda che proprio in queste ore ha fatto legge di un altro provvedimento, come già la “buona scuola”, ad erodere la democrazia: il controllo a distanza di un dipendente. L’assurdo di questo provvedimento non sta nel controllo; un onesto lavoratore, e sono il novantanove e nove percento del totale, sa da sé quale è la correttezza da mantenere nello svolgere il proprio lavoro e nel tener cura degli strumenti dello stesso; sa da sé che il bene dell’azienda è direttamente proporzionale al suo; sa da sé che violare il piatto in cui si mangia è da “PORCI” e non da uomini; così come un onesto datore di lavoro sceglie i suoi dipendenti in base alle loro capacità, alla loro maestria, alle sensazioni che essi ispirano ed alle dimostrazioni successive che essi danno, quindi e perciò confermandoli nel prosieguo.

La parola controllo, dunque, risulta essere pleonastica in un ambiente sinergico e fattivo giacché quando il complesso " lavoratore-datore dello stesso " non lo fosse, il fatto che il controllo ci sia per legge non cambia la situazione; da qui l’assurdo di questo provvedimento sta nel aver solo voluto dare una ennesima dimostrazione di potere, ancora una volta demandato alla figura ed agli annessi e connessi di un comando; l’assurdo sta nel aver voluto dare una ennesima spinta verso quel DIRIGISMO ASSOLUTO che sembra essere uno dei mantra a piacersi del buffone demopdinofascista e guelfo-ghibellino e cavallo di troia anti storico che ci governa.

Al tipo non basta essere arrivato dove è per distratta grazia ricevuta; al tipo non è sufficiente usurpare quotidianamente una carica grazie agli alternati inciuci, alla pochezza di alleati ed avversari, alla stupidità dei governati; il tipo vuole lasciare un segno indelebile nella storia riuscendoci in pieno: al pari del nano suo padrino, cultori entrambi di sadomasochismo, egli verrà ricordato come il peggior politico dell’era moderna, nonostante i suoi cechi adulatori, illusi sostenitori del meno peggio e quali che fossero le sue speranze.

Due parole sulla malinconia che questa ultima vicenda politica mi ha regalato: quella per una democrazia che lentamente muore e quella per un periodo della mia vita in cui ho speso me stesso in un progetto in cui credevo e valevo e che per colpe non mie, assolutamente non mie, è andato rubato e perso, come perduto è il tempo, le occasioni, i sogni e le speranze che …

questa politica e questi politici ci stanno rubando!.