... il mio canto libero ... - di Francesco Briganti
Il sole, stamane, è bianco nella foschia. Una umidità stantia regna sovrana nascendo dalla terra pregna delle piogge di ieri, arrivare al bar della Tiziana è sembrato, quasi, far quattro passi tra le nuvole. Ovattata, la melodia armonica dei canti diversi, delle voci contrastanti tra loro, dei rombi, vicini e lontani, dei mezzi di passaggio o ad affannarsi faticosi e stanchi, verso quel lavoro quotidiano di chi non anela altro che qualche giorno di riposo: a far da corona ad ogni cosa l'innaturale spettacolo estivo di un muro opaco alla vista a non più di cinquanta metri dai propri passi.
Le luci dei lampioni ancora stranamente accese, sono appena visibili qualche metro più su della mia testa ed alcune cime di querce in lontananza sembrano poggiare direttamente sull'ovatta; su verso l'infinito un cielo titubante passa senza soluzioni di continuità dal grigio plumbeo dell'alba trascorsa all'azzurro profondo del giorno in divenire. Un est già vecchio di ore tarda ad assumere quel arancio brillante a significare un'estate oramai inoltrata, presentandosi indeciso nel essere tale o nel lasciarsi sopraffare da un meteo disgraziatamente traditore.
Lungo il tragitto decine di abitazioni fanno da corona al cammino; decine di tetti offrono domicilio ai volatili più vari; vi partono e vi atterrano le compagnie aeree delle rondini, dei passeri, delle tortore grigiastre e di quei piccioni a stormi che gareggiano in volo appena al di sotto del regno di qualche nibbio in caccia. su, molto più su, qualche scia bianca nel celeste profondo va o viene per un servizio quale che sia. I polmoni, ancora liberi dal primo vizio mattutino, sembrano ringraziare ad ogni respiro ...
Tetti!. Centinaia, migliaia di metri quadri di superfici inutilizzate ed arse dall'astro terrestre con nessuno a pensare quale fonte di reddito potrebbero essere quale che fosse quell'amministratore che volesse farne motivo di autonomia economica e genesi di libertà finanziarie.
Io, se fossi sindaco, chiamerei a raccolta i miei concittadini e chiederei loro l'autorizzazione a sfruttarne i tetti delle case; prospetterei loro la possibilità di renderne, ognuno, base per pannelli fotovoltaici; racconterei loro dell'idea di produrre energia autonoma dal fornitore ufficiale per, anzi, vendergliene il sur plus. Prospetterei i vantaggi ed i guadagni possibili quantificandoli in una fornitura di corrente elettrica a prezzi inferiori al mercato ed ad una diminuzione, pro capite, delle tasse comunali e nel tempo, garantirei la costruzione di asili, la riduzione del costo delle mense scolastiche, l'attuazione di tutti quei piccoli lavori a rendere più vivibile e funzionale la comunità; chiederei loro di scegliere il ruolo di soci del comune preferendolo a quello di fruitori passivi delle poche risorse a disposizione.
Migliaia di tetti significano milioni di pannelli e milioni di pannelli significano costi bassissimi e possibilità di condizioni di pagamento vantaggiosissime e lunghe nel tempo; significano dire al mondo questo mio paese è quello che vuole indicare agli altri una strada alternativa allo sfruttamento ed al pestaggio economico dei propri cittadini iniziando una collaborazione fattiva con essi ed una gestione comunitaria della cosa pubblica.
In tempi assolutamente alieni da quelli della burocrazia indirei una gara tra fornitori e tra le due offerte più vantaggiose sceglierei quella più conveniente. Indicherei dei tempi limite di attuazione ed imporrei delle penali assurde da pagare in caso di sforamento dei tempi e /o dei costi. Imporrei la messa in opera a mezzo imprese e personale locali ed affiderei la gestione economica del tutto ad una commissione di cittadini che, a rotazione, sarebbero protagonisti della sorveglianza e del controllo. Farei in modo che ciascuno considerasse l'attuazione finale del progetto come un proprio interesse privato da tutelare e da rendere proficuo per sé come per ognuno degli altri.
Io, se fossi sindaco, mi assumerei la responsabilità delle mie azioni, preferendo essere qualcuno che fa piuttosto che un nessuno dei tanti che subiscono e, quello dell'energia non sarebbe che il primo dei tanti passi possibili.
... la foschia si dirada mentre il sole sale poderoso e caldo cominciando a riverberare su quei tetti così desolatamente inutili e vuoti!.
Intravedo il cancello di casa, affretto il passo, sperando a qualcuno vengano le stesse mie idee, ma anche diverse e/o di migliori e ne abbia, finalmente, un coraggio anche se, chi di speranza vive ...
disperato muore!.