… il mio canto libero … - di Francesco Briganti

27.09.2015 09:49

La prassi è sedersi, accomodarsi sulla sedia, restare qualche secondo a guardare nel vuoto, in automatico accendere una sigaretta e portarla alle labbra, quindi curvarsi nelle spalle e cominciare a battere sulla tastiera. Poche volte sapendo già come si svilupperà il pensiero che ha dato l’imput iniziale allo scorrere di parole che tramutano in fatto reale la sequela di argomenti che frullano tra le orecchie.

Quell’imput non è un lampo a ciel sereno e non è nemmeno, però, una conseguenza ponderata di cause particolari, almeno non sempre. A volte capita che sia un bisogno improvviso; altre che sia figlio di una abitudine; altre ancora, invece e per coloro che scrivono seriamente e come professione, che sia il frutto di una serie impegnata di indagini, ricerca di informazioni, scrutinio di vicende cercando di discernere tra il vero ed il falso, tra la fiaba metropolitana ed il rapporto causa effetto, tra il proprio soggettivo e l’oggettivo.

A voler scrivere di un fatto, delle conseguenze di una serie di fatti, magari anche apparentemente scollegati tra loro, di ciò che sembrerebbe un’azione isolata mentre, invece, potrebbe essere un atto intermedio o addirittura l’incipit di un futuro con già un ben ignorato e radicato presente ed un abbondante passato, si deve scegliere tra il voler fare della cronaca, pura e semplice consecutio factorum, e la narrazione, cosa questa ultima mediata dalla fantasia personale e dal cuore e dall’anima di colui a scrivere.

“ Cos’è che distingue, quando questa distinzione ci fosse, un giornalista da chi giornalista non è?: proviamo a vedere:

“ Ieri all’angolo di via tal dei tali con Via delle vie il signor Pinco Pallo accorgendosi di un improvviso guasto ai freni della sua autovettura, mentre era in prossimità di un incrocio, riusciva a stento ad evitare una scolaresca che attraversava sulle strisce pedonali. Sterzando bruscamente andava a fermare la corsa della sua auto nella vetrina della pasticceria “ IL DOLCE DOLCE “ evitando così la cristalleria di fianco tra l’altro sede dell’esposizione mondiale dei bicchieri d’autore. Numerosi testimoni al fatto hanno plaudito al sangue freddo dello sfortunato conducente che con maestria e sprezzo delle eventuali conseguenze sceglieva in poche frazioni di secondo tra due il male minore …. . “ (da il giornale del giorno)

“ Cosa agitasse la sua mente quella mattina non era dato di sapere!. Si era svegliato con un leggero mal di testa: le libagioni, forse esagerate della sera precedente gli avevano procurato un sonno profondo, ma disturbato e nell’alzarsi quella mattina si era accorto di non essere al pieno della sua forma. Era uscito di casa incontro alla nuova giornata di lavoro, sotto un cielo plumbeo e per nulla invitante, con uno strano fastidio tra le scapole che gli si irradiava al centro del petto; qualcosa, ma non avrebbe saputo dire cosa, gli imponeva di guardarsi attorno mentre i suoi sensi, tutti, restavano costantemente in allerta. Procedeva verso l’ufficio pensando agli appuntamenti del giorno, in quello stato di guida automatica che è proprio di chi, patentato da secoli ormai, segue un percorso conoscendone tutti i dettagli; imboccò via Tal dei Tali, improvvisamente attento, sapeva che in fondo alla strada la scuola di via Pinco Pallo creava sempre qualche leggero ingorgo e gli studenti, stupidamente pensò, a volte attraversavano le strisce incuranti del traffico dei due sensi. Scalò di marcia pigiando contemporaneamente il freno, un brivido gelido gli corse lungo la schiena mentre gocce di sudore spontaneo gli imperlavano la fronte ed il cuore prendeva a battergli all’impazzata, il tutto contemporaneamente al piede che toccava il fine corsa senza che per questo l’auto accennasse a rallentare. La schiera di ragazzini sulle strisce era ormai pericolosamente prossima al cofano della macchina, fanculando al mondo nel modo più camionabile che conosceva sterzò deciso verso un destino di danni e conseguenze di cui, in quel momento, non aveva certo bisogno … la crema di tutte le paste e le torte di questo mondo fermò il suo parabrezza quando questo assieme a tutte le restanti componenti dell’auto, entrava non invitato in una pasticceria a cui di dolci da offrire, ormai, sarebbe rimasto ben poco … .”

Si tratta della stessa vicenda raccontata dalla cronaca e come storia. Le differenze sono non solo evidenti, ma sostanziali perché un giornalista svolge un compito preciso, raccontare i fatti assolvendo a certe regole ben codificate mentre uno scrittore ne svolge un altro osservando dei canoni che non hanno regole se non quelle dettate dalla sua fantasia, dalla sua ispirazione e dal suo proprio soggettivo sentire.

Un giornalista che si rispetti deve sempre rispondere ad alcune domande fondamentali: CHI? DOVE? QUANDO? COME? PERCHE’?. E’ chiaro che ciascuno, seguendo il proprio stile, il proprio personale modo d’essere, la propria estrazione sociale o politica, articolerà la risposte a queste 5 domande in modo soggettivo e ognuno argomenterà e costruirà attorno ad esse un “ pezzo “ il cui fine ultimo è quello, certo, di raccontare i fatti, ma anche di porgerli in modo che il lettore ne abbia una visione in qualche modo orientata: da qui l’esigenza di provvedersi di una informazione multi prospettica onde poterne trarre una visione soggettiva e non un indottrinamento pedissequo e passivo.

Si potrebbe obiettare che non dovrebbe essere così, che i fatti sono fatti e, in quanto tali, non dovrebbero essere interpretati, ma elencati e questo è vero, in un mondo però dove l’ipocrisia regna sovrana lasciatemi dire che tra quello che dovrebbe essere e quello che è la differenza è abissale ed esserne coscienti, ammettendolo almeno con sé stessi, non può che renderci più forti e consapevoli … .”

Quanto appena sopra non ha nulla del nuovo, mi è capitato di scriverlo qualche tempo fa in funzione dei rimbrotti di qualcuno che, forse perché pigro o poco avvezzo a leggere o forse perché era ed è proprio così, mi accusava di essere troppo lungo nelle mie esposizioni. Lo ripropongo giacché ho letto nei giorni scorsi le accuse di plagio espresse nei confronti di Roberto Saviano, delle richieste di pena per quel grande che è Erri De Luca ed i relativi commenti tra i quali spiccano quelli ipocriti ed invidiosi dei soliti lecchini del potere e dei pedissequi collusi e corrotti.

Mi è sembrato giusto ricordare a me stesso ed a chi mi legge, ove ce ne fosse bisogno, chi è un "colui che scrive" e quale il ruolo che ciascuno sceglie per sé. Delle due vicende, che comunque mi vedono al fianco degli accusati, ognuno decida da sé: il LEGGERE serve proprio a questo …

a sviluppare il libero, soggettivo pensiero.