… il passo più difficile è quello dell’uscio … - di Francesco Briganti

23.03.2015 12:34

Fumo molto; tanto, troppo!. Sono perfettamente cosciente di tutti i rischi cui vado incontro così come ne sono pienamente disgustato quando mi dovessi rendere conto della differenza che passa tra una sigaretta fumata ogni dieci, venti minuti ed una appena svegli o fumata dopo un lasso di tempo molto più lungo; eppure, continuo a fumare. Ho tentato di smettere più volte senza riuscirci; per quanto io riesca, ed è vero, ad astenermi dal fumo anche per ore senza eccessivi disturbi, poi ci ricasco senza pentimenti. E’ una scelta obbligata!; l’ho motivata a me stesso e, sebbene mio padre fumasse dai suoi nove anni ed è morto che ne aveva ottantotto, ha un suo perché. Non starò a dirvela: non sono affari Vostri!.

La sigaretta è una ottima compagna nei momenti di solitudine e si intenda questa parola non con il significato attinente agli eremi ed agli eremiti, ma rispecchiante quel moto dell’animo in funzione del quale poco importa il numero delle persone fisicamente presenti o con cui ci si rapporta o il contesto in cui si è; quel moto dell’animo che ti fa desiderare di essere lontano, ovunque, purché lontano; che chiude l’ascolto ad ogni rumore e chiacchiera; che circonda di ombre tutto l’intorno opacizzando i colori ed avvicinando l’orizzonte fino a farlo diventare una cappa opprimente.

La sigaretta è un’ottima compagna anche nei momenti di imbarazzo, nei momenti di noia, anche e praticamente sempre. E’ una amante che ti accarezza e coccola per poi chiuderti la porta all’improvviso; è una moglie amorevole che si dimentica di te ad ogni telenovela; è una società che non ami e che mostra di non amarti; è frustrazione ed impotenza; è soddisfazione e sensazione di coraggio ed onnipotenza; è una stupida oca a dirti ciò che vuoi sentire, è la padrona indifferente in un insano gioco sadomaso di cui tu sei il protagonista suicida o aspirante tale; è una facile meretrice a raccontarti quanto sei forte, bello, potente e virile nel mentre stesso che uccide lentamente ognuna di queste possibilità. E’ il Matteo Renzi di ogni fumatore perché ad ogni boccata di fumo ti lancia uno “stai sereno” nel mentre stesso che un coltello ti si pianta tra le scapole, scalfisce il cuore, annebbia il cervello, sclerotizza vene ed arterie. Ha un solo difetto è lenta, subdolamente lenta, ma quando ti avesse preso nelle sue grinfie, anche rinunciando definitivamente ad essa, non sarai mai più al sicuro.

E un po’ come la fame nervosa, anzi è la stessa identica cosa: un escamotage per uscire dal proprio sé per fingere di essere o di avere qualcosa d’altro senza forse nemmeno sapere cosa. Ciascun fumatore conosce questa verità, ripete a sé stesso di conoscerla, ma aggiunge subito dopo che saperlo, però, non basta a risolverne la dipendenza e, dunque, nell’impossibilità di cambiare le cose, soffrire per soffrire, tanto vale farlo continuando nel vizio acquisito, nel tran tran di una sequela di accensioni o, per chi si abbuffa di cibo, di una pletora di biscotti, di caramelle, di leccornie o beveraggi di ogni tipo e genere. La sigaretta, il cibo, l’alcol, le droghe, i vizi in genere sono, tutti, nessuno escluso, dalla “bigottagine”, dalla santità di maniera, alla disonestà ed alla malignità fatta persona, espressione manifesta di una situazione di disagio.

Dunque i vizi, le abitudini che vi sublimano, un comportarsi ed un seguire un tran tran sempre uguale a sé stesso mai scosso da un brivido felino a sorprendere e straniare, da uno scendere dal letto con un piede diverso, dal appropriarsi di o dal rinunciare a qualcosa … quindi la stagnazione di una vita che per essere tale dovrebbe riacquistare lo spirito animale che ha permesso alla specie uomo di elevarsi al rango di divinità sul resto del suo stesso animalesco regno.

Io ho parlato del fumo perché è quello che conosco meglio; ne ho fatto introspezione ed analisi venendone, almeno per ora, sconfitto; ma se ciascuno guardasse al sé, in maniera onesta e sincera, ognuno vedrebbe in sé se non una realtà manifesta, ameno i germi di un vizio già esistente o in fieri; tra gli altri quello più comune è quello della acquiescenza, della rassegnazione, del adattamento ad uno statu quo, quale che sia, che per quanto disturbante e fastidioso, viene lasciato in essere …

del perché, ognuno, si scelga le proprie rassicurazioni!.