Il pensiero unico e l’onore … - di Francesco Briganti

04.06.2013 09:12

Non sto seguendo il processo Ruby!. Ho altre cose da fare; altre preoccupazioni e problemi, cose più serie cui mettere riparo e da cui salvaguardare la mia famiglia e me. Nel mio lavoro, così come in tante altre attività di questo paese, la crisi impazza e quello che si riesce a concretizzare, stanti la situazione e le condizioni retributive, non è qualcosa di appena sufficiente, è un miracolo!. Non sto seguendo l’arringa di quell’avvocato che paragona il nano (signore del burlesque) a Luigi XVI re di Francia. L’andare in giro quasi quotidianamente, il parlare con persone a loro volta afflitte dalla condizione imperante, il generare contatti nella speranza portino a qualcosa di produttivo e remunerativo, lo spendere quelle poche risore esistenti per tentare di generarne altre, assorbe in modo esaustivo il tempo a diposizione e quello che resta, di solito la notte visto che io dormo molto poco, passa tra lo scrivere, l’arrovellarsi sul domani, scontrandosi con questa o quella impossibilità nel far fronte alla rata dell’assicurazione, questa o quella bolletta, le cartelle (non la cartella) Equitalia che oramai non si aprono neanche più, assieme a tutti quei piccoli bisogni i quali, sommati l’uno all’altro, fanno una montagna impossibile da spianare. Non sto a ripensare ad un parlamento che in maniera invereconda vota a maggioranza che una signorina di facili costumi, accusata di furto da una sua collega, salvata da un politico da operetta ed affidata ad una consigliera comunale, ora imputata di istigazione e sfruttamento della prostituzione, è, per volontà superiore, la nipote di un capo politico straniero. Il mio pensiero, afflitto e stanco, si rivolge, piuttosto, alle vittime dell’amianto, alle fortune blindate in Sudamerica del responsabile, ai cittadini di Taranto e ai danni provocati dall’Ilva ed, in maniera ancora più sofferta, a tutti coloro che esodati, licenziati, cassintegrati, precari, disoccupati da sempre, hanno il cervello ed il cuore in fiamme di fronte ad un figlio, una moglie, una vita cui non sanno dare uno sbocco. Non sto a seguire le vicende di un politico che vuole essere protetto da un altro che abita sul colle più alto di Roma. Non posso perdere il mio quotidiano a chiedermi il perché di questa pretesa; non voglio sospettare motivi reconditi e magari ricattatori per cui quel colligiano interpellato non riesce o proprio non può rispondere come la sua napoletanità, una dirittura morale indiscussa, un orgoglio di carica, una di dignità di uomo imporrebbe senza se e senza ma. Non mi interessa sapere come questo ed altri processi che condizionano da un quarto di secolo questo paese andranno a finire. Non voglio sapere chi c’è dietro a che cosa o chi muova i fili e per quale motivo. ORAMAI LO SO, LO APPIAMO TUTTI. Non devo più pensare che la colpa delle mie ristrettezze, delle mie difficoltà, delle condizioni in cui più genericamente versa un paese disgraziato siano frutto della colpa e dell’insipienza e dell’ignavia di pochi: BISOGNA FARE QUALCOSA!. Io Italiano, DEVO FARE QUALCOSA!. Per me, per gli altri, per tutti!.
… perché dove C’E’ L’UNO, non ci può ESSERE L’ALTRO!.