… il sabato del Villaggio … - di Francesco Briganti

17.05.2014 10:06

Non c’è un solo politico, tranne San Razzi, che non occupi il posto che occupa se non per spirito di sacrificio ed in nome dell’alta dedizione al paese a cui dedicare una cosciente patita sofferenza.
Di contro, però, quanto deve essere bello fare il politico? E quanto deve essere proficuo fare il politico? E quanto deve essere affascinante fare il politico?.
Prendete Renzi, Sindaco di Firenze, inventore della rottamazione non già per demeriti o per insufficienza fattiva, ma per pura e semplice questione anagrafica non riusciva e non riesce a stare zitto due secondi di seguito; ha ucciso, in passato. la pazienza degli italiani iniziando ogni suo intervento con “ … per carità, io sono sindaco di Firenze ed ho già troppo da fare … e quindi non lo dico perché voglio candidarmi a …; ha frantumato ogni propria credulità possibile promettendo ogni cambiamento realizzabile spingendosi al punto da definirne le date ultime, nessuna delle quali sin qui nessuna mai rispettata; spinge adesso sull’accelleratore del proprio girovagare per il paese in cerca di quei voti, fintamente per l’Europa, che gli permetteranno di accrescere la propria protervia e di mantenere quel potere usurpato ad un usurpatore. Le sue esternazioni?: una sequela infinita di stupidaggini frammezzate da qualcosa di serio e poi, alla via così fino a quando quella manica di creduloni che sono gli italiani non lo spingeranno oltre la presidenza del consiglio non prima che egli abbia tranquillizzato l’amico di turno con uno “stai sereno” identificativo di ogni Giuda sin qui esistito.
Un altro che porta sulle spalle la croce dell’interesse del Belpaese è l’imperatore di Arcore Sua Maestà Silvio il quale a profonde riflessioni ci ha ormai abituato da tempo versandocene a profusione ad ogni onda marina o alito di vento: soffre politicamente a veder travestirsi delle ragazzine; versa lacrime amare, ma sempre politicamente, nel telefonare a questori integerrimi e che dire, poi, del suo dolore, questo vero assai, ogni volta che politicamente stacca un assegno a questo/a o quello/a giudice, avvocato inglese, ballerina, igienista dentale, figlia minorenne o nipote minorenne rispettivamente di qualche suo amico o capo di stato straniero. Adesso poi che elogia sé stesso paragonandosi ad un papa ci mostra, persino, quanto male gli abbiamo fatto la propria dedizione ed il proprio sacrificio entrambi curati a terapie di stravizi e pilloline blu.
Si soffre molto ad occuparsi di politica anche stando sul colle più alto, lo si fa vibranti e soddisfatti, ma si soffre!: sedere per oltre sette anni sulle poltrone del “qui rinale” deve costare intere frazioni di secondo di sudore intenso e di intensissimo pathos … . A nulla servono come lenitivo i mille moniti, i rifiuti alla giustizia, l’indifferenza a domande indiscrete, l’essere il primo e l’ultimo violentatore di una costituzione sempre vilipesa, disattesa e tradita da ciascuno e tutti come costume politico e uso di tradizione.
Infine a soffrire molto, tanto da stare quasi in ambasce angustianti, angustiate e paralizzanti è la massima espressione di quel nuovo talmente nuovo che rispecchia, fedelmente, la tragedia di un ventennio passato; tra sussurri e grida, soggettivamente oggettive nell’uainimità dei proseliti aficionados adoranti, questo nuovo si addolora e si macera già nel cercare di capire sé stesso; poi tortura sé e gli altri nel: “ Faccio? … Non faccio?... esagero, non esagero?..., straparlo? … non straparlo …?, riuscirò mai a fare qualcosa di concreto? …; Oh!, infondo chi se ne frega intanto questi mi credono, poi si vedrà!.. “. Una voce di corridoio, tanto di corridoio che se ne sente solo una flebile eco lontana e quasi incomprensibile, narra di un patimento dell’animo così profondo e comune a quel futuribile e fantascientifico duopolio politico dell’ “ a me gli occhi please” che le fustigazioni auto inflitte dei penitenti del medio evo sembrano a confronto una rappresentazione “burlesque” eseguita dopo una cena elegante attorno ad un palo di lap dance in una villa miliardaria … .
Quindi in politica si soffre, ci si sacrifica per il paese ed i paesani e, cosa gravissima, non si viene apprezzati per questo. ùE vi lamentate Voi che siete solamente degli esodati, solamente dei disoccupati, solamente dei precari, solamente dei pensionati al minimo, solamente dei poveri cristi che non arrivano a fine mese, solamente dei tartassati, solamente degli sfigati genetici, solamente dei miserabili servi della gleba …
Voi, Voi avete il coraggio di lamentarvi?. VOI ????. VERGOGNATEVI PER FAVORE, VERGOGNATEVI!.

PERO’, quanto deve essere bello fare il politico, QUANTO?.