… il sacrificio di Cesare … - di Francesco Briganti

10.11.2014 08:22

"… Il presidente della Repubblica, nel dare la sua disponibilità - come da molte parti gli si chiedeva - alla rielezione che il 20 aprile 2013 il Parlamento generosamente gli riservò a larghissima maggioranza, indicò i limiti e le condizioni - anche temporali - entro cui egli accettava il nuovo mandato …".
Queste, alcune tra le parole pronunciate, ieri, dalla presidenza della Repubblica. A me vengono subito alcune considerazioni da fare; esse saranno forse ingenerose, per alcuni irrispettose, per altri al limite del vilipendio. Per me, che me ne dichiaro responsabile, sono di una evidenza lapalissiana per tutti coloro che non abbiano fette di prosciutto a coprire la vista.
A) Chi è “lapresidenzadellarepubblica”?. Usare una forma impersonale per affermare delle cose in un contesto politico e sociale come quello in cui viviamo sarà pure una forma politicamente corretta, ma data l’eccezionalità dell’argomento e, appunto, del contesto assumere in prima persona l’onere di una affermazione sarebbe indice di responsabilità dichiarata; così, invece, si lascia tutto in sospeso come se ogni cosa fosse decisa dal destino e non da soggetti comunque protagonisti attivi …
B) … a meno che non si attendano decisioni dal esterno!.
C) C’è, secondo me, differenza tra un sacrificio, un atto eroico e la sconsideratezza della vanagloria. Ognuno ricorderà l’occasione manifesta di una incapacità parlamentare a raggiungere una maggioranza utile ad una elezione presidenziale. Detto che, quella maggioranza non fu ricercata nemmeno per un tempo ragionevole, occorre aggiungere che persona responsabile e non vanagloriosa avrebbe dovuto costringere il parlamento ai suoi doveri costituzionali e non accettare un vulnus alla Costituzione spacciandolo per sacrificio ed atto eroico. Quattordici anni di mandato sono, mediamente, il tempo limite necessario alla ascesa ed alla caduta dei dittatori i quali, fatte le dovute eccezioni, in quel lasso di tempo vedono, ovunque, l’intera parabola della loro sorte. Si colse, allora, al volo l’occasione di trasformare una repubblica in un regno accettando come base possibile una eccezionalità che in quanto tale non andava nemmeno presa in considerazione.
D) Non vi fu alcuna generosità da parte del parlamento, ma solo la squallida ammissione di un fallimento figlio esclusivo di un’altra vanagloria, quella di 100 GIUDA incapaci di manifestarsi apertamente in aggiunta a quella di altri deputati e senatori a loro volta stupidamente o criminalmente incapaci di capire che l’accettare una proposta alternativa ai giochi soliti di potere poteva essere l’inizio di un periodo innovativo per questa nazione. Già da questo si sarebbe dovuto capire, pronosticare e dichiarare apertamente l’intero prosieguo poi avveratosi.
E) … limiti e condizioni … : ecco un’altra manifestazione esplicita della regalità del gesto. La nostra Costituzione non ammette limiti o condizioni: in qualità di garante il presidente della repubblica (notate il minuscolo) non può e non deve averne altrimenti non potrà essere giusto, imparziale, disinteressato e difensore di una parte o di un’altra, secondo bisogno, quando fosse necessario. Un presidente della repubblica che accetta un mandato solo affinché si realizzino presupposti che lui stesso ha contribuito a far nascere non compie un sacrificio, ma dà inizio ad una concatenazione di cause ed effetti dalla quale non si potrà mai sapere a priori come si uscirà.
F) Comunque sia, è vero che questi limiti e queste condizioni ci furono, ma è altrettanto vero che nei due anni scarsi sin qui passati, la cosa era stata quasi dimenticata, così come è vero che essa ha ricominciato ad essere ricordata immediatamente dopo, ma guarda tu!, l’audizione del nostro signor presidente sulla trattativa tra stato e mafia. La coincidenza è ben strana, troppo strana anche per un paese che sulla dietrologia ha costruito interi governi ed una storia, oramai, di abusi e soprusi che la metà basterebbe a esondare dal più largo degli alvei fluviali.
G) Tutto ritorno a Berlusconi, alla sua storia, alle sue frequentazioni economiche, sociali e politiche, ai suoi finanziamenti a questo ed a quello, alla sua attività di compravendita mercantile che passa sopra e calpesta ogni dignità ed ogni onesta che non fosse quella di un san Francesco d’Assisi. La sua ultima pretesa di avere una parola decisiva sul prossimo presidente ne è una prova lampante ed il buon Renzi (sic!) recita bene la parte di colui disposto a rompere accordi (ma quali sono questi accordi) pur di non sottostare al ricatto. Sa bene il Renzi che la sua è una recita di un copione scritto ad un fine preciso e quel fine prevede un ultima scena che non prende nemmeno in considerazione un suo decisamente improbabile rifiuto.
H) Questo popolo ha il dovere di aprire gli occhi e di smettere di credere alle favole.
Per quanto sopra, devo darvi una ennesima brutta notizia: babbo natale e la befana …

NON ESISTONO!.