Il sesso degli angeli … - di Francesco Briganti

25.06.2013 10:33

Quando si discute su qualcosa di indefinibile, irrealizzabile o semplicemente improbabile si suole dire che si sta cercando di stabilire se un angelo sia maschio o femmina; premesso che chiamare Gabriele qualcuno che, invece, potrebbe essere una Gabriella, giustificherebbe pienamente tutto ciò che, in questi giorni, si sta scoprendo in Vaticano, questa volta il sesso degli angeli è palesemente chiaro: sono infatti tre donne i giudici i quali dalle prove emerse hanno dedotto la sentenza al processo RUBY. E’ la nemesi; è la legge del contrappasso di dantesca memoria: delle donne sublimano una umiliazione subita da altre donne, sia pure consenzienti maggiorenni o minorenni poco importa a posteriori, in una soddisfazione e lo fanno a termini di legge. Non una vendetta, non una persecuzione, non un complotto politico, ma una semplice, fredda, asettica esecuzione di quanto previsto dalla legge vigente. L’invereconda gazzarra che la compagnia di giro PDL sta vergognosamente mettendo in scena non rende giustizia ad una verità che, prima di essere sancita nelle aule di un tribunale, era stata verificata dalle parole stesse dei protagonisti la vicenda. C’era poco, poi ed a posteriori, da cambiare versione o da smentire quando, precedentemente e non sapendo di essere intercettati, gli stessi personaggi raccontavano tra loro quanto accadeva nelle serate burlesque. C’ è poco da gridare al complotto quando in un parlamento si è dato credito e con una votazione pubblica e verbalizzata, alla farsa, solo italiana, della marocchina nipote di un premier egiziano; c’è nulla di cui meravigliarsi quando è agli atti uno stipendio continuo a fronte di nessuna giustificazione seria erogato a delle persolgettine la cui unica “specialità lavorativa” era essere presenti a delle cene eleganti; quanto mai disdicevole è il comportamento di quei figli (quelli del condannato, ndr) o di quei padri e di quelle madri (riferiti alle persolgettine) i quali rispettivamente ancora giustificano certi comportamenti o esortavano a tenerli certi comportamenti; è una auto umiliante flagellazione quella che si infliggono tutti coloro che, nonostante le evidenze più limpide e provate, continuano a dissertare come se parlassero del licenziamento ingiusto di un operaio; è disdicevole che ministri di questo governo continuino a proseguire nel loro mandato come se non ci fossero abbastanza sentenza a determinare quale delinquente abituale il leader di uno schieramento consociato; è abissalmente complice l’atteggiamento di ogni dputato o senatore che in questo frangente non dia risonanza al suo sdegno ed alla sua distanza da chi, protagonista o comparsa, è comunque presente sulla scena dei fatti; è, infine, da repubblica o regno o quale che sia lo stato d’essere di quella che un tempo era la repubblica italiana, oggi comunque delle banane l’esercizio che un capo di stato, a poco ore da una sentenza da emettere, fa richiamando dei giudici ad una superiore ragione di stato in barba a qualsiasi dignità e responsabilità relativa al ruolo ricoperto. Qualcuno dirà: “ … è solo la sentenza di primo grado, alla fine potrebbe esser dichiarato innocente … “. Vero!, è solo la sentenza di primo grado; tutto può ancora succedere; potrà intervenire una nuova legge a depenalizzare; qualche succesivo giudice potrà, forse, essere comprato; addirittura testimoni potranno decidere di passare a miglior vita, magari per colpa di sfortunati incidenti …; è vero, tutto può ancora succedere, ma quello che nessuno potrà mai cambiare, quali che siano gli avvenimenti futuri sono i fatti, le parole, le azioni agli atti della storia. “UN PUTTANAIO” COì ERA DEFINITA LA SITUAZIONE DA UNA PERSONA CHE SCHIFATA DALLA STESSA AVEVA VOLUTO ANDAR VIA: era una testimone che, non sapendo di essere intercettata, raccontava così la cosa al proprio padre. Ebbene, qualsiasi cosa accadrà in futuro le possibili conseguenze saranno solo due: o L’ITALIA avrà iniziato la propria riscossa oppure, SI SARA’ CONFERMATA, anch’essa, UN PUTTANAIO!.