Il toto governo - di Gino Gatto

01.03.2013 14:46

Non è ancora stato metabolizzato il risultato delle ultime elezioni, e parecchi italiani non si rendono conto che il tempo non si può fermare, l'ora del fare è scoccata e sta per suonare la campanella che aprirà le aule parlamentari alla XVII legislatura.

Ancor prima che i risultati fossero divulgati le “grandi menti” della politica hanno cominciato ad azzardare ipotesi di governo, giocando sulle probabili alleanze sugli inciuci possibili sui sottobanco che potevano essere imbastiti; nell'arena mediatica sono scesi in campo i galoppini con lo scopo di recuperare la fiducia persa da spendere per future necessità. Tutti hanno vinto! - tutto ciò era già di nostra conoscenza, però siamo ci rendiamo sempre di più conto che loro vincono, sempre, noi, altrettanto sempre, subiamo! Non è così, il popolo si è espresso, le urne hanno dichiarato i numeri della scelta e... egregi signori della politica un vincitore è venuto fuori, anche lungo-muso (utilizzando un termine ippico) o sul filo di lana (in atletica) oppure al fotofinish (nei motori); un risultato che ha lasciato e lascia dubbi sulla governabilità e perplessi sulle regole che lo fanno scaturire.

Assistiamo alla proclamazione di vincitori col 25,41% di consensi davanti a chi ha avuto il 25,55%, viene da dire è illegale, no! la norma di legge che regola l'assegnazione dei voti premia i furbi (le coalizioni); assistiamo addirittura ai ripescaggi (ben 15 nel PdL) sempre per lo stesso motivo (il capolista si presenta in più regioni e vince, di conseguenza dovendo scegliere per quale regione sarà porta bandiera cede il posto al primo dei non eletti in quella regione. Una legge elettorale iniqua che dal 21 dicembre 2005 regola l'assegnazione dei seggi e la lettura dei dati delle urne.
Legge che ha permesso di estromettere dalla scena politica italiana figure nuove, come Antonino Ingroia, che avrebbero potuto dare quella marcia in più alla stessa e alla giustizia di cui è un apprezzato esponente.

Le priorità sono visibili anche a coloro i quali non masticano la materia politica. Eppure non riusciamo ancora a capire in quale direzione andrà la squadra che ha l'onore/onere di formare il governo, quali alleanze saranno proposte, però assistiamo ancora oggi alle dichiarazioni diffamatorie di indagati blasonati, che minacciano guerra aperta all'organismo preposto alla tutela ed applicazione della legge; tutti reati che vengono a palesarsi in aule di giustizia proprio da chi ambisce a diventare protagonista in prima persona delle sorti del Paese forte del suo personale capitale, dal quale avrebbe attinto per far fronte alla restituzione dell'IMU qualora non fossero b astati i fondi pubblici (balzello da lui partorito e da altri applicato); questa affermazione gli ha permesso di risalire la china ma non ad ottenere la tanto sperata vittoria.
Il fenomeno Grillo, tanto deriso dai “baroni” della politica, è il vero risultato delle elezioni, indigesto a molti per i suoi trascorsi da show-man, per il suo dire pane al pane e vino al vino, per il suo fare quasi despotico nella gestione del Movimento, che però ha i suoi seguaci, i suoi fedeli che raggiunta la meta (fino ad ora) non si tirano indietro; mettono in pratica le dichiarazioni in campagna elettorale.

Si parla tanto di “modello Sicilia” che sarà sposato in Lazio; ma la Sicilia non è la regione degli sprechi? La regione dei mafiosi? La regione dei morti di fame, che vanno via con la valigia di cartone? La regione additata dalla Lega di Bossi e Maroni per il suo essere “terroni”?
L'on. Bersani faccia le sue scelte una volta tanto prende davvero il bue per le corna e proponga il “suo” governo senza alleanze, faccia atto di umiltà e designi il premier, faccia un passo indietro (largo ai giovani!) e sarà ricordato come il segretario di partito del rinnovamento, non abbia paura a fare le proposte, se valide saranno votate se non verranno ritenute valide ahimè troveranno il muro di gomma; guardi bene i numeri al Senato può avere 167 voti e alla Camera 448 senza alleanze, facendo le proposte che favoriscano l'interesse della Nazione; deve solo ricordare lo slogan in campagna elettorale: “Ricostruzione IN NOME DEL POPOLO ITALIANO”.