IMMAGINA … PUOI! - di Claudia Petrazzuolo

29.01.2013 07:39

E’ un inoltrato pomeriggio di questo pazzo freddo, umido, innaturalmente tiepido gennaio; fuori uno strano vento di maestrale rende una sensazione di freddo, mitigando a folate la strana ed irreale calura estranea al momento corrente.
Cammina, un po’ strascicando i piedi, verso quel cancello orgoglio dei sacrifici di una vita; stringe, nelle mani appallottolato e stropicciato, il foglio sentenza che, squallidamente alieno ed impersonale, chiude trent’anni (dieci, venti o X che differenza fa?) di rapporti e sostentamenti; “ … ed ora? ” si chiede varcando la soglia di quella casa eretta a frutto di sudori e sacrifici e non ancora definitivamente sua; si lascia cadere stancamente sul divano all’ingresso oppresso più dai pensieri che da quella strana fame d’aria che da qualche tempo gli forza il respiro e malefico presagio di avvenimenti temuti e, come un treno finalmente in orario, puntualmente verificatisi.
Si guarda intorno, il silenzio dell’ambiente risente dell’assenza degli altri: chi ancora a scuola, chi fuori ad accumunare pranzo e cena. “ Signore …” un accenno di preghiera si perde sconsolato nel guazzabuglio di pensieri coerentemente incoerenti che senza tregua gli si presentano all’esame cosciente di un istante; chiude gli occhi: forse è la stanchezza, forse è la delusione forse è il tedio accumulato da una vita che prometteva di essere e che, invece, disillusione dopo disillusione, ha mancato, in un crescendo rossiniano, ogni appuntamento importante …
ed ora questo …!.
“ … come farò a dirlo ?! “
si chiede passandosi la mano tra i capelli ingrigiti anzi tempo per un quasi inconscio desiderio di precoce rinuncia del domani,
“ … come farò …, come faremo …?!”.
Il vento fuori dalle ante sembra l’espressione musicale dell’uggiolare lamentoso di un cane nei pressi; la luce diurna affievolisce sé stessa all’avanzare della sera e la penombra nella stanza avvolge tutto gradualmente trasformandosi lentamente in un buio crescente ed ovattato di una dimensione parallela al di fuori dal mondo e da ogni problema.
Forse dorme!; il suo corpo ha ceduto alle pressioni della mente ed ha abbandonato ogni coscienza del reale;
forse sogna: al sole su di una spiaggia stranamente a stringere i bulloni di un motore con il rumore delle presse a sostituire la risacca del mare in vicinanza le cui onde giungono, una via l’altra, a sfiorargli i piedi nudi che sfregano su quella strana rena ora parquet ora cemento ora sabbia vulcanica; alza gli occhi al cielo proteggendo lo sguardo dalla luce di quel sole, quasi neon, che compie il suo corso sotto gli architravi di un soffitto da officina … in lontananza, un po’ persa, la sua compagna cerca di riguadagnare la riva, combattendo tra le onde di un mare improvvisamente in tempesta mentre gocce di pioggia bagnano le sue mani ed i suoi attrezzi sgorgando copiose ed amare dai suoi occhi velati e spenti dalla certezza di non poterla aiutare.
Il rumore del martello che violentemente colpisce il motore è nulla rispetto all’urlo straziante che non vuole saperne di sgorgare liberatorio dalla sua gola strozzata.
Forse è morto, e quello che sta vivendo è solo l’ingresso nell’unico inferno concesso a quelli come lui che, gente comune con soli doveri e niente diritti, non hanno possibili rivendicazioni da fare neanche a quel Dio il quale, a grandezza verbale non fa mai corrispondere un paradiso possibile.
Un tuono in lontananza rimbomba per l’ambiente, si scuote improvvisamente di nuovo in sé, il buio della stanza è nero più della sua stessa disperazione, automa di carne articola i suoi movimenti sfiorando, nell’incamminarsi verso il vecchio fucile da caccia, il cumulo informe di bollette, ingiunzioni, multe, ultimi avvisi ed intimazioni varie.
Apre la porta del ripostiglio, afferra l’arma dal soffitto dell’armadio, la trae dalla custodia e, preda di un brivido risolutivo, ne assapora l’odore dell’olio a protezione …
Quanti giorni mancano alle elezioni?.
Quanto ancora dovremo subire e sorbirci da questi cantori stonati le cui magagne vengon fuori a tempi studiati e determinati, ognuna e ciascuna con l’intento di nuocere ora a questi ora a quegli con il sott’inteso scopo di portare acqua ad un mulino le cui macine, comunque ed a prescindere, nel migliore dei casi sono piene di letame?.
Quanti di Voi ancora devono capire che la vera forza rivoluzionaria e risolutiva non sta solo nei vecchi fucili da caccia, nei bastoni o nei forconi, comunque ultima e definitiva risorsa, ma soprattutto nella intensa capacità di raziocinio, scelta consapevole, ragionata espressione di voto che ciascuno ha e che la gran parte sciupa, regala e vende per un tozzo di pane o per difendere un proprio miserabile piatto di lenticchie?
Troppi sono quelli a cui piace parlare o scrivere di massimi sistemi dimenticando il cumulo di mille piccole grandi difficoltà messe ad ostacolo ed a impedimento di una vita non già lussuosa e sfrenata ma solo e semplicemente tranquilla, normale … VIVIBILE! … E POCO IMPORTA SE QUELLO CHE SI CHIEDE FA PARTE DEI DIRITTI E NON DELLE PRETESE , perché il tutto è studiato ed organizzato per farsi che ci si divida in quei miliardi di rivoli incapaci di creare lo TSUNAMI NECESSARIO A SPAZZARE VIA QUESTO IMMENSO LETAMAIO!.