… in culo alla balena … - di Francesco Briganti

15.09.2015 08:15

Oggi il futuro di questo paese inizia un nuovo percorso. Per qualcuno sarà la prima volta, per altri sarà un re incontrarsi per la prima volta, per molti altri ancora sarà una emozione minore funzione del grado di familiarità acquisita con la struttura scolastica. Si studieranno lettere e matematiche, lingue le più varie, qualcuna moribonda, qualcuna prevaricatrice, qualche altra morta o quale distintivo di una istruzione più d’elite. Le scienze diranno ai ragazzi cosa è un atomo, una cellula, una molecola; la geografia lascerà viaggiare la fantasia per zone del mondo che pochi poi riusciranno a vedere in prima persona mentre la fisica instraderà verso orizzonti ai quali o si è predisposti oppure saranno ostici quando non fossero addirittura incomprensibili. Poco spazio avranno la musica e le altre espressioni artistiche a formare ed educare gli animi; solo una elencazione mnemonica, quando anche vi fosse, la storia e la filosofia: sapere chi e cosa senza dare alcuna importanza al come ed al perché.

Insomma, oggi comincia la scuola, anzi la buona scuola ad indicare quanto cattiva e brutta fosse la precedente.

La buona scuola!. Per il pubblico e per il privato; per gli abbienti e quelli meno; per chi potrà senza sforzo assicurare libri, suppellettili, strutture e per chi si dovrà accontentare di un ennesimo sacrificio, di locali alla meno peggio quando non fossero fatiscenti, di personale rabberciato per quanto dedito e professionale, di professori insoddisfatti e comunque o alla meno peggio asserviti al loro compito; quest’ultimo sempre più e sempre più spesso vissuto come lo spazio temporale da riempire tra le otto del mattino e l’ora di pranzo.

Il maestro, l’insegnante, il professore non più a vivere e vissuti come faro di sapienza e conoscenza e maestria di comportamento e pensiero, ma come burocrati fustigati, frustrati, mal pagati ai quali mancano, oramai, solo i tornelli per diventare quelle mezze maniche che servono al potere di un paese per mantenere coatta e subordinata una popolazione.

L’istruzione come bandiera al vento e non come concime per le donne e gli uomini del domani.

La classe insegnante, a dirsi tutta disposta ad una rivoluzione formativa degna del futuro, è stata palesemente mortificata nel proprio spirito di collaborazione; come ogni cosa in questopaese essa ha lanciato lai al cielo, strali infuocati al potere, minacce di sfaceli dirompenti, poi ha piegato la testa ed ha accettato ogni cosa; lo stipendio a fine mese fa comodo; il rischio di una ritorsione, quale che fosse, fa paura e, poi in fondo, un “chissenefrega” assopisce l’animo e rende sopportabile ogni cosa.

Ed è cosi che, ancor prima di entrare in classe, il nostro futuro apprende la prima fondamentale lezione, quella che lo segnerà per tutto il resto del suo cammino: “ DEMOCRAZIA VUOL DIRE poter protestare liberamente, ma, anche sopra tutto, SAPER PIEGAR LA SCHIENA AL MOMENTO GIUSTO”.

Mosche bianche quelli che apriranno le menti e la capacità di analisi e critica madri del libero pensiero e dell’auto coscienza e mosche addirittura variopinte coloro i quali faranno proprio questo insegnamento; esemplari più unici che rari questi, tra insegnanti ed allievi, saranno quelli a rompere le coscienze e saranno destinati a soccombere giacché è risaputo che non è ben visto chi anche solo intravede o appena riesce a sentire in una terra di ciechi e di sordi. La speranza, perciò, è che essi non siano costretti a nascondersi, ma possano, quanto meno, continuare a nutrire sé stessi affinché, almeno, non ne scompaia il ricordo.

E tant’è; nulla di nuovo sotto un sole che tra vergogne come questa non sa più cosa scegliere!.

… e speriamo non scorreggi!.