… in un mondo che … - di Francesco Briganti

23.12.2014 15:02

Indubbiamente ciascuno di noi ha il proprio carattere, le proprie virtù, i propri difetti; “ … e per fortuna …” aggiungo senza tema di smentita. Pensate a quale mondo squallido andremmo incontro se fossimo tutti normalizzati ad un pensiero unico, ad una massificazione dei comportamenti, ad una uniformità di reazione di fronte allo stesso fatto, ad una stessa vicenda, ad una qualsiasi favola, millantata come realtà definita ed unica. Nel bene e nel male credo ci si possa appropriare tutti ed ognuno del detto: “ … meglio di me può essere, peggio anche, come me …nessuno!” esaltando oltre l’inverosimile la particolare unicità di ciascuno di noi: nel leggere, nel riflettere, nel argomentare, nel trarre conclusioni, nel decidere un comportamento anziché un altro.
Personalmente io odio, ma nella maniera più drastica del termine, quando tentano di farmi passare per stupido, raccontandomi, ad esempio, una realtà a cui ho assistito, in maniera del tutto diversa da come io l’ho vista; spingendomi, a volte, persino a instillarmi il dubbio sulla giustezza di una mia valutazione o di una mia reazione. Quando questo succede, mi fermo, rifletto, ripenso, rivaluto e quasi mai, poi, mi adeguo. Per quanto io sia un istintivo e dunque persona dalla reazione a prescindere, posso dire che il mio istinto raramente non viene poi supportato dalla successiva razionalità di analisi e critica. Certo io sbaglio, sicuro io vivo di simpatie ed antipatie come tutti, è vero anche io mi lascio andare a commenti superficiali, ma quando questo succede io faccio ammenda senza vergognarmene e senza ipocrisia.
Ho assistito, ieri sera, ad una partita di calcio: la sfida per la super coppa italiana. Ho visto due squadre correre per centoventi minuti facendolo in modo più o meno intenso, in modo più o meno sconclusionato e più per dovere di firma che per vero spirito agonistico e interesse sportivo. Quella che alla fine è risultata vincitrice, quella per cui tifo da sempre, in maniera abbastanza estemporanea ha alzato la coppa. Ho sentito raccontare di una partita magnifica che è stata addirittura paragonata alla mitica Italia Germania del 4 a 3. Io ho visto un Napoli senza costrutto, cincischiare con la palla 9 volte su dieci e giocare al calcio, per quello che questo effettivamente significa, per un totale di tempo complessivo di, si e no, otto dieci minuti avendo parimenti e in contraltare una squadra che non è stata da meno e che lo ha imitato in tutto e per tutto. Uno squallore unico per 120 minuti ed oltre e solo la prodezza personale, essa causale, ha acceso l’interesse determinando vincitori e vinti.
A che pro, occorrerebbe chiedersi, non raccontare le cose come stanno?; io credo che la risposta sia di per sé evidente se solo si ragioni sul fatto che tale partita è stata giocata in Qatar (?!?) anziché a Roma sua sede naturale: I soldi!. Si stravolge la realtà a fine di lucro, sia esso fisico o aleatorio; si deve tenere desta l’attenzione onde evitare flop successivi, è necessario negare l’evidenza in attesa di tempi migliori e di vere e propri trionfi del bel gioco, dell’ardore agonistico, della partita epocale che soddisfi tutti ed ognuno e che riesca a rendere orgogliosi ad un tempo vincitori e vinti. Si deve raccontare la favola per nascondere la quotidianità!.
Qualcuno dice che io sono monotono; che dico sempre le stesse cose, che offusco la gioia di un momento nel precisare, nel criticare, nel non accontentarmi mai di nulla, nel pretendere un impegno ed una estetica delle cose che sia almeno pari ad una sostanza effettiva e non solo un vuoto bel apparire; per me, l’ho scritto e continuerò a farlo sempre, il risultato finale conta solo e se ci si può vantare del cammino fatto per arrivarci altrimenti è solo il solito comportamento italiano pronto ad esaltare quando si vince e altrettanto disposto a maramaldeggiare quando si perde e questo nel calcio come in politica e in tutto il resto.
Montanelli è stato un grande giornalista e soleva dire in tempo di elezioni “ … turatevi il naso e votate per il meno peggio … “; per quel che conta, poco!, e per quel che vale, niente!, io dico che è proprio per questo che questo paese è quel che è ed è per questo che le cose non cambieranno mai in questopaese dove l’importante diventa il millantato e non ha più alcun valore l’evidenza.
La stampa sportiva normalizzata ai comportamenti di tutta l’altra stampa: politica, economica e sociale!.
In un paese dove tutto va male e dove chi racconta la realtà è un rompicoglioni, io dico che mi vanto di esserlo. E a chi non sta bene, io dico ed absit iniuria verbis: “ … evitatemi, starete senza dubbio meglio, almeno fino a quando …

non sarete costretti a svegliarvi!.