… je ne suis pas … - di Francesco Briganti

11.01.2015 09:02

In questo mondo balordo, a cercarli con coscienza e serietà, si trovano tanti posti sconsiderati, tante popolazioni i cui usi e costumi potranno sembrare assurdi, tante persone la cui eccellenza, nel bene e/o nel male, potrà apparire apicale, tante soggettività la cui caratteristica è quella di debordare dai più comuni criteri di normalità, ma tutto questo, quale che siano il luogo, il paese, la gente, le persone considerate, non è altro, nell’immenso panorama umano, che lo standard tipico della specie: l’uomo è l’unico animale esistente ad essere uguale a ciascuno degli altri esemplari proprio perché ognuno di essi è unico.

La caratteristica della specie uomo è, quindi, la diversità!; di fronte ad un unico fatto sei miliardi di individui Vi daranno sei miliardi di interpretazioni diverse.

Questa diversità non è genetica a prescindere, ma lo è perché su di essa hanno influito nei millenni le condizioni geografiche, la latitudine e la longitudine, l’essere vicini o lontani dal mare, l’abitare luoghi prosperosi o lande brulle o desertiche, l’avere di fronte orizzonti a perdersi in lontananza o incombenti come i declivi di una collina o le pareti rocciose di una catena montuosa. Su questa diversità hanno lasciato il segno la vicinanza o meno di altre comunità, la specializzazione alimentare di ciascuna di esse, la cognizione di quelle stesse comunità a propria volta forgiata dalla presenza o meno di un animale capo che abbia sfruttato il proprio ruolo in un modo piuttosto che un altro. E’ da tutto ciò che nascono anche le diversità più evidenti: il colore della pelle, ad esempio, ma anche la preferenza per una o l’altra delle posizioni amorose, un determinato gusto per dei cibi, il modo di dormire e la frequenza per entrambe le attività, così come quella lavorativa, la preghiera e, quindi, il credo religioso, la struttura politica, la paciosità o l’iracondia come tratti salienti nei rapporti con l’altro dal Sé.

Ognuno di noi, perciò, è tante cose, ma allo stesso tempo ciascuno di noi NON E’ altrettante altre cose e per ognuna di esse, nell’essere o nel non essere, ciascuno di noi non è che una delle infinite sfaccettature che possono determinare lo svolgersi del dato aspetto considerato, in quel momento, in quel luogo, in quella situazione in quel preciso particolaristico presente. Presente il quale, mai più ed in nessun altra condizione, per quanto ripetibile e ripetuta, sarà, ancora una volta la copia esatta del precedente.

Ho letto a più non posso ed ho sentito ripetere come un mantra la scritta e le parole: “ … io sono Charlie Ebdo …”. Oggi a Parigi un milione di persone manifesteranno al mondo il loro esserlo. Oggi, una innumerevole folla di esseri umani dichiareranno la loro disapprovazione ad un atto criminale al punto da essere una retrocessione indietro nel tempo a quella condizione animale da cui tutti siamo derivati. E’ giusto per chi sarà presente e per chi in sincerità riterrà questo un modo per dimostrare la propria avversione al fatto, ma resta il fatto che pochi tra quel milioni si chiederanno il perché delle concause che hanno portato ciascuno di loro ad essere lì, oggi!,

Io, NON SONO CHARLIE EBDO!.

Questo non significa che io voglia approvare in qualche modo o giustificare in quale che sia la maniera ciò che è successo; affatto e nella maniera più drastica possibile e per quel che questo possa mai valere, io SCHIFO E ABORRO simili comportamenti assassini; ma, io ripeto che non sono Charlie Ebdo; io non avrei mai fatto alcune di quelle vignette, io non avrei mai offeso in toto una comunità religiosa, quale che fosse, io non avrei generalizzato un mondo solo per colpirne alcuni stupidi e criminali rappresentanti. Dunque, io sono diverso, ma non per questo io smetterò mai di dire che …

" … non condivido le tue idee, ma combatterò sino alla morte affinché tu possa continuare ad averle ed a manifestarle! " .