... la carità esibita ... - di Francesco Briganti

24.08.2014 09:09

Le domeniche d'agosto il bar della Tiziana è chiuso e la passeggiata mattutina non ha lo stesso sapore; camminare a vuoto senza la meta solita, senza il sapore dolce dei suoi cornetti e quello rigorosamente amaro del mio /suo cappuccino non rende piacevole l'inizio della giornata, sembra quasi sia tutto forzato ed inutile. Lo so, l'ho imparato e, dunque, stamane, il sole da poco al lavoro, sono uscito in macchina. senza una meta precisa,lasciando che ruote e motore andassero un po' a casaccio e quel casaccio ha imboccato la Firenze mare in direzione mare.
A tutto volume ascoltavo la mia musica: i Genesis, i Procol Harum, i Pink, Wilson Pickett, J. Brown, De gregori, Dalla, Banco, Pfm ecc. ecc. in un pout pourry di melodie italiane e straniere proprie degli anni settanta e ottanta su di una usb appositamente registrata.
Ricordo di essere entrato a Chiesina Uzzanese, poi più nulla sino a quando non mi sono reso conto che il contachilometri segnava inverecondamente la quota dei 190 quando ero già all'altezza della deviazione per Livorno: una trentina di chilometri di vuoto mnemonico assoluto, non avevo nessun ricordo mentale del percorso obbligato sin lì effettuato. La musica, la mia musica, mi aveva rapito dalla guida vigile per lasciare in funzione quella affidata agli automatismi di chi, per lavoro o abitudine, percorre centinaia di chilometri ogni giorno.
La certezza di aver fatto scattare almeno un paio, se non tre, di autovelox mi ha rimorso la coscienza; la sensazione è stata contemporanea della alzata di spalle immediatamente conseguente e del "chi se ne frega" figlio della mia decisione di non dare una lira, che sia una e per nessuna ragione, a ladri, porci, abbuffini, truffatori, incapaci e abietti guerrafondai, assassini e mandanti: siano essi sociali, civili, politici, di bassa o alta estrazione, fiscali, legali e non.
Il ricordo dell'ingresso in autostrada, però, ne aveva un altro solo con sé, quello di un pagliaccio di azzurro vestito che si rovesciava addosso una secchiata di acqua gelata in una manifestazione, e come tale esibita, di adesione ad una campagna a sostegno di una ricerca medica; qui ed ora, quale che fosse non ha importanza. Ha importanza, invece, stigmatizzare l'esibizionismo di chi comunque vuole far parlare di sé ed il fatto che certe iniziative, tutte queste iniziative, non dovrebbero essere appannaggio delle offerte volontarie e/o frutto della pietas dei cittadini, ma, viceversa, essere sostenute dallo stato in un ambito di ricerca organizzato e diretto in modo costruttivo, controllato e, sono sicuro, maggiormente risolutivo.
Per quanto siano da ringraziare tutti coloro che aderiscono e sopra tutti coloro che, con mille sacrifici, inventandosi il quotidiano vi si dedicano, solo la completa astensione dal contribuire con conseguente loro paralisi potrebbe innescare il processo di statalizzazione giacché, ed è inutile illudersi, questo stato e questa politica, insieme e separatamente, non cambieranno mai sino a che ci sarà qualcuno o qualcosa che ne surroga le prerogative o permette loro di perpretrare lo statu quo.
Il discorso, volutamente cinico e provocatorio, lo è, però, solo fino ad un certo punto. Prendiamo il mio caso di stamane. Io mi vanto di essere un ottimo guidatore; mi sono lasciato andare perdendomi nella musica della mia giovinezza spingendo contemporaneamente la mia auto oltre il limite della sicurezza ed alle spalle e sulle spalle degli sfortunati a percorrere la stessa strada; mi è andata bene nel senso che quegli altri e nello stesso momento non hanno fatto come me e dunque, da irresponsabile, io ho potuto sfrecciare, è il caso di dirlo, mettendo a rischio pericolosamente la sicurezza di tutti ed anzi avanzando, distratto e disinvolto, nel mio fare criminale. Quando questo mio atteggiamento diventasse quotidiano, non parleremmo più di percentuali di rischio, per quanto altissime, ma di sicure, inevitabili, certezze. L'incidente mortale sarebbe il mio destino e quello di chi sa quanti altri sfortunati contemporanei automobilisti.
In questo dannato paese noi tutti siamo dei guidatori che percorrono il loro cammino cercando di essere quanto più fedeli è loro possibile al codice della strada; sappiamo che ci sono uno stato ed una politica che invece si perdono, insieme e separatamente, nella loro musica preferita infischiandosene della sicurezza e del bene altrui, ma, noi, timorosi di scontrarci con essi, preferiamo proseguire a passo d'uomo cercando di evitare di restare coinvolti in incidenti mortali, lasciando, però, che continui tamponamenti, continui passaggi col rosso, continui e non rispettati stop, con la politica e lo stato protagonisti, ci frenino, ci rallentino, ci ritardino sempre più l'arrivo a quella meta che dovrebbe vederci, per costituzione scritta e legge di natura, automobilisti con doveri precisi, ma con DIRITTI altrettanto, se non di più, sacrosanti. Dunque, li lasciamo correre all'impazzata e restiamo ad osservarli quasi fosse un gran premio di formula uno.
Il tragitto Pisa Nord - Chiesina Uzzanese è stato fatto a passo d'uomo; senza musica e con raziocinio e prudenza. Sia pure inconsciamente o, forse ed invece, in piena coscienza volutamente auto esclusasi, lo sfizio della sfida me l'ero levato e la visione di ciò che mi e ci circonda mi era, ancora di più, chiarissima e quell'idiota in camicia azzurra che si è fatto una doccia gelata mi è apparso esattamente per quello era :

un vuoto parolaio ed un idiota!.