… la fiera delle vanità … - di Francesco Briganti
In politica, ovunque io credo, di fronte ad un qualsiasi problema, ad una qual che si voglia situazione, l’atteggiamento di chi è alle leve del potere, di un comando qualsiasi, di una reggenza temporanea, il fare, l’agire, insomma, è soggetto a, è dipendenza di, è conseguente ad una triplice valutazione:
a) Ciò che si dovrebbe fare
b) Ciò che converrebbe fare
c) Ciò che si riuscirà a fare.
Piazza del popolo, ieri. Piena, stracolma, festante, speranzosa. Compagni di ogni estrazione e nascita ideologica, persino qualcuno con la bandiera del Pd stupidamente contestato come se essere del Pd, averne contribuito alla crescita ed essersene pentiti non rendesse degni di una resipiscenza a posteriori o adatti ad una speranza di cambiamento. Dunque, una realtà a centinaia di migliaia di espressioni. Quindi, un futuro in fieri risultato possibile di una progressione geometrica da “ciliegia che tira l’altra”. Perciò, oggi, l’alba del giorno dopo, ad infondere nei cuori e nelle anime di ognuno dei presenti, degli scettici, dei timorosi dell’altra sponda, sentimenti diversi con quello principe ad indicare la via di una lotta seria al capitalismo stretto, alla servitù finanziaria, ad un governo espressione bieca, becera, autoritaria, menefreghista, degli interessi dei pochi ad esaustivo danno dei molti.
1) Sin dalle prime ore dello scioglimento della manifestazione I sindacalisti presenti, i capi o al loro posto i sostenitori di ognuna delle figlie di mamma marxista, i contestatori in essere in quei partiti traditori, al governo o no che fossero, gli onesti con sé stessi ancor prima che con gli altri, i sinceri della triade vincitrice alle elezioni, le associazioni, le unlus, le comunità montane, i circoli, i club, i condomini, i singoli cittadini di qualunque estrazione, credo, sesso e religione dello stesso avviso e che non vedessero di buon occhio governo, governanti e strategie conseguenti, DOVREBBERO, senza se, senza ma, senza distinguo, senza dietrologie, senza dubbio alcuno per il futuro, FARE CORPO UNICO e stabilire strategie comuni, messe in atto frequentissime se non permanenti, per dare senso compiuto ad un istante che voglia passare da attimo fuggente a futuro in divenire.
2) E’ fuor di dubbio che, in questo particolare caso, quel che si converrebbe fare coincide in maniera non solo logica, ma anche opportunistica nell’identificazione perfetta con quanto di cui al punto uno. Dal che si deduce che quanti più soggetti politici, sociali o singoli cittadini che fossero, riuscissero ad adeguarsi a quella intelligente adesione, essendo per una volta nella vita anche furbi o solo opportunisti, tanto più comincerà a tremare ed a vacillare, forse fino a cessare, la tracotanza di chi ha fatto della divisione, della delusione altrui, dell’astensione per schifo raggiunto e superato altrui, della rassegnazione altrui, la propria forza arrivando persino a spacciare per volontà della nazione l’opposto furbo disinvolto e disincatato opportunismo di uno scarso venti per cento di italiani. Io ricordo a tutti e ad ognuno che L’INTELLIGENTE NON HA BISOGNO DI ESSERE FURBO, MA A VOLTE GLI CONVIENE E DEVE RIUSCIRE AD ESSERLO.
3) Cosa si riuscirà a fare, io temo, sia qualcosa di molto scarso. Primo perché le chiacchiere sono molto più semplici da fare che i fatti; secondo perché i personalismi simil ideologici sono figli di un egocentrismo ed un egoismo difficili a combattersi; terzo perché ognuno dei soggetti, quali che fossero, sopra elencati tengono troppo al proprio cadreghino per fonderlo, consociarlo, associarlo, confederarlo, scegliete Voi, con gli altri se questo significa perdere in comando, in decisionismo, in convenienze settarie eccetera eccetera sia pure a vantaggio di una azione concordata e dirimente; quarto perché intelligenza e furbizia non sono prerogative della sinistra; quinto perché ogni singolo componente di ognuna delle realtà sopra elencate non avrà mai quel coraggio necessario a rischiare un alcunché del proprio a vantaggio del bene di tutti gli altri. Questo è, almeno sino ad oggi, ciò che LA STORIA RIPETE DA SEMPRE.
Dunque il giorno dopo. Dunque l’esaltazione e l’atto di presenza. Dunque il ritorno a casa di tutti e di ognuno. Dunque il risveglio senza che questo sia il momento della soddisfazione per una decisione precedente alla manifestazione, senza che questo sia il momento, della prima realizzazione di una decisione di UNA GIA' AVVENUTA UNIONE; senza che questo sia il momento in cui girandosi alle spalle si possa dire: “ IL PASSATO E’ SEPOLTO, ADESSO CI SIAMO NOI E SONO CAZZI!”.
Stamane il governo se la ride; gran parte della stampa fa finta di niente; in ogni singola stanza di ognuna di quelle entità sopra elencate nella migliore delle ipotesi si riflette ancora; ogni singolo cittadino che ha partecipato se la dorme, sogna, oppure ha ripreso il proprio iter quotidiano, il sole è sorto un’ora dopo di ieri, ma in maniera legale, ed io ed il mio cane abbiamo rivolto le spalle al gatto sul muretto e, mestamente …
ce ne stiamo tornando a casa!.