La Mandragola … - di Francesco Briganti

07.08.2013 12:37

E’ questa una pianta le cui radici, si dice, abbiano proprietà afrodisiache ed è, anche, la guest star di una commedia, incommensurabile capolavoro, della drammaturgia italiana il cui autore è quel Niccolò Machiavelli non a caso autore anche del “Principe” e della famosa allocuzione “il fine giustifica i mezzi”. Nella commedia, tra il serio ed il faceto, utilizzando una feroce satira, si tratta della corruttibilità della società italiana del 1500; il succo della storia consiste nel convincere un marito del fatto che somministrando alla propria moglie del succo di mandragola costei resterà finalmente incinta, ma nel contempo colui che l’avesse posseduta, immediatamente ne morirebbe. Da qui il dilemma, del tutto comprensibile, dell’uomo-marito riguardo alla certezza della paternità e della propria morte in alternativa all’esser padre, ma becco!. Tutta la storia si svolge intorno alla ricerca di un sostituto destinato a generare e morire e che viene individuato in un garzone; questi, ignaro di ogni cosa, viene, però, a sua volte sostituito da uno spasimante della gentildonna che corona così il suo sogno d’amore finendo finanche e con il permesso del marito legittimo e finalmente padre, a viverle vicino, riuscendo a far figurare morto il garzone ed assumendo la sua reale vete di medico di famiglia. La letteratura Italiana è pregna di capolavori che hanno strabiliante qualità di poter essere rieletti avendone la consapevolezza di quanto essi siano sempre attuali e, profeticamente, aderenti alla realtà quotidiana: nel passato, nel futuro e, al di là di ogni immaginazione possibile, NEL PRESENTE!. Succede, ai nostri giorni, che qualcuno voglia convincere un anziano funzionario di uno stato europeo che, attraverso le radici di una profonda riflessioni su di alcune valutazioni prospettategli da due figuri, si possa arrivare alla conclusione che la giustizia di quello stato sia in realtà una accolita di persecutori e malfattori dediti alla tortura sistematica dei cittadini. Per rendere più pregante la riflessione si porta come esempio quello di un signora sottoposto a due milioni di processi, a 5 miliardi di udienze e che soprattutto per queste ragioni, e non perché altrimenti impegnato tra una lap dance ed una intercessione per puttane straniere, non riesca più a svolgere la sua funzione politica. L’anziano alto funzionario, già di suo mai stato un decisionista del tipo “si/no” o “o di qua/o di là” ma sempre correttamente esponente del “forse”, del “ora ci penso” e del “diamouncolpoalcerchioedunaltroallabotte”, ora che è avanti con l’età, ora che, molto probabilmente qualche acciacco lo infastidisce non poco, ora che qualcuno gli ricorda qualche attenzione passata, prende tempo e riflette con viva e vibrante solerzia. Su cosa rifletta non ci è dato di sapere in quanto è risaputo che il 99% dei condannati in via definitiva accettano la loro condanna, ne scontano la pena ed anzi ringraziano quando la giustizia da loro la possibilità di usufruire di tutte quelle agevolazioni derivanti da una buona condotta, da un sincero ravvedimento, da una rinnovata e provata adesione alla società civile. Comunque sia, il nostro anziano, forse un po’ debilitato, forse anche leggermente subornato alto funzionario, riflette e se potessimo azzardare un’ipotesi fantascientifica, oseremmo dire che cerca di trovare una via di scampo leguleia, di azzeccagarbugliana memoria, per dare a quell’esempio riportatogli e solo a quell’esempio il lasciapassare più agevole, l’AGIBILITA’ NECESARIA, quindi, a continuare a fare i propri porci comodi ed il tutto alla faccia della politica onesta che pure da qualche parte deve esserci e pro quella feccia (no!, non è un refuso, c’è proprio scritto FECCIA; ndr) umana che osa impudicamente disturbarne la serena vecchiaia. Ma tant’è chi nasce quadro non potrà mai morire tondo e chi ha navigato per questi mari non può lamentarsi quando, quegli stessi mari, chiedono una vittima sacrificale sia pure sotto forma di grazia, di negazione del diritto, di ingiustizia palese. TRA PARES SUPER PARES INTER PARES parlano la stessa lingua e si capiscono tra loro. SIAMO NOI SERVI DELLA GLEBA CHE NON CAPIAMO PIU’ UN CAZZO!, o, forse si, comprendiamo, ma non ce ne frega più nulla!.