La Sicilia non è il Tibet - di Melina Gi

03.10.2012 11:40

Si parla tanto di Sud, di autonomia e addirittura si paragona la Sicilia al Tibet . Analogie che non collimano tra loro, poichè sono due storie diverse di autonomismo. Il Tibet è stato privato della sua indipendenza con l'occupazione della Cina, che per non subire una condanna dall'ONU gli concesse un'autonomia smascherata.
La Sicilia, invece, che ebbe l'opportunità di diventare indipendente approfittando della debolezza di una Italia divisa tra la Repubblica di Salò e la Monarchia, accettò l'autonomia che nei tempi odierni è stata consolidata con la riforma del Titolo V parte II della Costituzione che ha riformulato l'art. 117 che prevede che la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonchè dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.
Purtroppo abbiamo avuto dei governanti, che al posto di esercitare queste funzioni e competenze sulle varie materie elencate nello stesso articolo, ha preferito attraverso la legge 142/90 recepire le leggi ordinarie, che l'hanno posta in uno situazione di totale subalternità al potere centrale.
Non vi è dubbio che siamo di fronte ad un regionalismo tradito e ad un un federalismo mancato. Questo spiacevole epilogo è la conseguenza dell'insuccesso di una corrente di pensiero diffusa durante il Risorgimento, riapparsa nel secondo dopoguerra e riemersa ai giorni nostri. Ed è anche la strozzatura, seppure indolore, del recente sistema autonomistico italiano. Il resto poi venne da sè favorendo così uno Stato fortemente accentrato che alimentava l'illusione di potere sanare lo squilibrio nazionale tramite un sistema di decentramento delle funzioni e competenze per frenare i nuovi fermenti del federalismo confluito nei movimenti separatisti.
Ci si illuse sul fatto che lo Stato riconoscendo le autonomie delle regioni, delle province e dei Comuni , intendesse agevolare la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e la realizzazione di una vera democrazia. E invece non fu così per i cittadini e i protagonisti del risorgimento che in veste diplomatica e militare l'avversarono non si preoccuparono di esaminare i contenuti e i sicuri vantaggi offerti alla Sicilia