La siesta - di Francesco Briganti

11.10.2013 07:05

Mi capita a volte di appisolarmi sul divano; sapete l’età è veneranda, i fatti della vita troppi,ed il mondo pesa su spalle che non sono quelle di Atlante. Quindi mi appisolo sul divano e, quando succede, è sempre perché in televisione non c’è nulla che mi sconfinferi. Io adoro i “ Rieducational cannel”, i film di fantascienza o a trama gialla, i documentari sulla natura e gli animali e le partite di calcio quando gioca il Napoli, tutto il resto mi concilia il sonno. Dunque mi appisolo e nel dormi veglia comincio a seguire distrattamente ciò che esce dagli altoparlanti televisivi: la condizione dei più deboli viene sviscerata, sento parlare di associazioni di lavoratori, ascolto qualcosa circa l’importanza di una equa distribuzione delle risorse, sento magnificare la necessità di gente nuova alla conduzione del paese in associazione ad una defenestrazione sistematica e definitiva di questa classe politica, più volte definita casta, senza riguardi per nessuno ed alla via così nella più stretta osservanza dei principi di sinistra. Nel mio torpore post prandiale, gongolo!. Mi auto compiaccio di quelle parole che rispecchiano ogni mio sentire e mi cullo nel mio sonnellino quasi che a parlare fosse la più bella delle miss possibili; è vero, non mi pare di riconoscere la voce dell’oratore, ma non può che essere uno dei miei compagni comunisti, uno di quelli non pentiti o, nella più destrorsa delle possibilità, un socialista sfegatato. “Era ora …” penso “ che qualcuno ricominciasse a dirle, ad urlarle addirittura queste cose “ e, mentre sono lì che mi crogiuolo nel mio brodo di giuggiole morfeico ecco che deflagra nella mia mente la parola “clandestini” associata al “devono tornarsene a casa loro” e, poi, giù tutta una seria di affermazioni da brivido come il “rubano il lavoro agli italiani”, “ abolire il reato di clandestinità significa regalargli l’Italia”, “ chi si è permesso di votare in tal senso non ne aveva il diritto e sarà buttato fuori” ed altre cazzate di questo genere che. tutte insieme nello stesso momento, mi hanno letteralmente strappato al mio tranquillo riposino pomeridiano. Lo shock nel rendermi conto che chi parlava tutto poteva essere tranne che un uomo di sinistra è stato più brutale di una secchiata d’acqua fredda in pieno petto. Non mi sono sbagliato: si trattava di Pino Rauti ed è questa una cosa successa molti anni fa. Perché vi racconto tutto ciò?. Dopo, dopo … . Chi mi legge sa, l’ho detto miliardi di volte, che io pur non avendo votato per il M5S sono tra quelli che hanno sperato in Grillo sin dalle sue prime uscite, ma, poi, ascoltando bene ciò che diceva, lui e non il movimento, lui ed il suo socio Casaleggio e non il movimento, hanno cominciato a piacermi sempre meno fino a che, a mio parere e per quel che questo può valere, non ho inquadrato entrambi i personaggi come due esponenti di un socialismo populistico e ribelle, ma di decisa ed estrema collocazione destrorsa. Chi avesse voglia di informarsi un pochino potrebbe appurare come ciò che si dice a sinistra ha delle similitudini quando non eguaglianze anche a destra, la così detta destra sociale (Rauti appunto, Alemanno, la stessa Mussolini) ciò che poi fa la differenza sta nei concetti ad integrare e seguire che da una parte conducono al dirigismo totalitario, al potere in poche mani o in una sola, alla supremazia di una razza sull’altra e così via sino al fascismo mentre dall’altra parte si arriva all’accettazione del fatto che lo stalinismo e la dittatura del proletariato sono concetti sorpassati e quindi si può raggiungere una dignità sociale per tutti in maniera democratica e meritocratica. L’esploit odierno di Grillo e di Casaleggio sul loro blog a proposito degli immigrati e, senza voler affondare il coltello nel fatto che non hanno avuto nemmeno la sensibilità del rispetto dei morti, mi ha ancora una volta confermato che non fidandomi del diunvirato a reggere i fili del M5S io ho FATTO BENE!. Ora il problema sta nel far capire a quei compagni che hanno votato per questi due in preda al torpore del sonnellino pomeridiano, che la sinistra vera è cosa diversa dal populismo del vaffa e del “ o con me o contro di me”. Occorre che tali compagni tornino a pensare che la democrazia è cosa diversa dal pensiero unico e dalle maggioranze assolute; bisogna capiscano che democrazia è collaborazione ed esempio; è soprattutto dialogo, comprensione, ed empatia vero coloro che la pensano diversamente da noi o che da noi sono diversi o che a noi chiedono aiuto, altrimenti fosse, non sarebbe sinistra ma socialismo di destra e, quindi, l’anticamera del fascismo. Ricordiamoci sempre che il ventennio mussoliniano cominciò con Benito direttore dell’avanti ed al grido di “la terra ai contadini”; poi, appena preso il potere il “duce” si vendette ai padroni ed al capitale. Tutto ciò che venne dopo è storia che tutti conoscono. Adesso, credo, possiate rispondere da soli alla domanda: “ perche vi racconto ciò?”.