La stella a cinque punte … - di Francesco Briganti

21.09.2013 07:45

Aldo Moro fu uno dei padri di questo paese; politico di lungo corso ebbe l’incarico di redigere il testo della nostra Costituzione. Nato nel settembre del 1916 fu ucciso dalle brigate rose nel maggio del 1978. Tra la nascita e la morte ad un certo punto di questo intervallo Moro fu attratto dall’etica della polis divenendo uno dei tanti politici che, nel bene e nel male, hanno in qualche modo segnato, contrassegnato ed indirizzato l’iter storico di questo paese. Nel giorno della presentazione del quarto governo Andreotti, Aldo Moro veniva rapito da un commando armato in quel di Via Fani a Roma. Con una azione militare degna della miglior squadra di ”Navyseals” tale commando trucidava le guardie del corpo dell’onorevole e, insalutato ospite, spariva assieme al rapito nei meandri della storia italiana. Meandri e Storia: fin qui gli uni e l’altra!. Come sia finita è detto qualche riga più su. Da questa riga in poi, comincia la narrazione. Ho da sempre e fino ad un certo punto pensato, chi mi conosce personalmente lo sa, che se mai in Italia c’è stato un partito serio dopo il PCI questo era quello delle Brigate Rosse. Questa mia convinzione, di allora, era dettata dal fatto che credevamo, molti con me, che ci fosse bisogno di qualcosa in più oltre l’agone politico per sboccare lo stallo italiano e da qui l’esigenza di un’azione diretta sul campo al fine di costringere lo stato ad una trasformazione radicale. Operazioni come le occupazioni, gli espropri proletari, la lotta alle baronie universitarie, la sensibilizzazione alla lotta decisa e ferma della classe operaia anche al di fuori delle fabbriche e dei sindacati erano le basi del pensiero dei vari teorici della lotta armata. Il rapimento di Moro, fu vista dunque come un’azione militare ed un successo di tale pensiero. A questo punto della narrazione va fatta una parentesi; il quarto Andreotti era il primo della storia repubblicana che prevedesse un partecipazione fattiva del partito comunista; questa partecipazione e per motivi contrapposti era mal vista sia dalle forze occidentali che da quelle oltre cortina; e per quanto il Pci fosse e già da tempo chiaramente ed ufficialmente staccato dalla politica repressiva della grande madre sovietica, non era comunque accettato dagli americani e non si era completamente liberato dai legacci dell’URSS e, dunque, un partito comunista al governo in un paese occidentale dava fastidio sia a destra che a manca. Riprendiamo dal ipotetico successo di cui sopra con altro piccolo inciso, occorre che Voi che leggete Vi sforziate di ragionare non nell’ottica degli anni duemila, ma con quella di quel periodo fatto da opposti estremismi, stragi senza colpevoli e lotte del proletariato: Dunque, la gestione del rapimento, i vari bollettini che ne raccontavano lo svolgersi, le dichiarazioni riportate dello stesso onorevole rapito, man mano che si susseguivano sempre più messe in dubbio come vere dall’establishment con conseguente sputtanamento (è indegno dirlo oggi, ma allora questo era il risultato; ndr.) del rapito; le contraddizioni che si palesavano ogni giorno di più tra i partiti dentro e fuori al governo peraltro in una fase di stallo anch’esso e nelle istituzioni tutte; il ricompattarsi dei sindacati, del mondo proletario attorno ad una difesa convinta della nazione e della democrazia a far fronte ad una fronda che spingeva all’uso dell’esercito e della repressione pur che fosse, lasciavano intravedere un vittoria a tutto tondo di quella operazione, esecranda, oggi, come tutte le azioni violente, ma formidabile allora dal punto di vista dei risultati ottenuti e possibili. La logica conclusione della vicenda a quel punto non era altra se non quella di liberare l’ostaggio, incassare i risultati e muoversi verso il riconoscimento di uno status differente e rivolto ad un graduale riposizionamento del tutto. Da qui in poi, la narrazione diventa fantascienza e procediamo per sentenze. L’Onorevole Moro, colpevole solo di essere un politico tra i politici, venne assassinato. Il partito comunista non partecipò più al governo. Il centro sinistra con il partito degli affari di Craxi divenne uno status perpetuo sino a “mani pulite”. Il sistema paese continuò sui propri binari seminando i raccolti di oggi. La manovalanza armata venne a poco a poco decimata, arrestata e sconfitta. I capi catturati ed imprigionati. Oggi, sono quasi tutti liberi ed in giro per il paese ad occuparsi di questo e di quello. Se c’è una cosa che ho imparato in sessant’anni di vita è che in questo paese quando c’è qualche problema scottante, quando ci sono cose da nascondere, quando occorre sviare l’attenzione da qualcosa in particolare ecco che, all’improvviso, esce una stella cometa a catalizzare lo sguardo di tutti e di ognuno. Oggi, la situazione la conoscono tutti, guarda caso, le nuove B.R. dal carcere improvvisamente invitano i NO TAV a fare un salto di qualità nel senso di una lotta più organica e virulenta; il ministro Alfano aumenta le forze militari attorno ai cantieri di una costruzione che vede sé stessa contestata anche in Francia; rispunta il pericolo dell’eversione rossa ad incutere paura a quel gregge masochista e suicida che teme i cosacchi a san Pietro. Conclusioni?. Io non ne ho, ho vissuto gli anni settanta ed ho visto compagni e camerati, giovani innocentemente colpevoli, morire per nulla; ho visto le bombe esplodere e nel caos generale la casta politica perpetrare sé stessa come nulla accadesse, dunque mi fermo qui, confidando nell’intelligenza e nella capacità di peniero che ciascuno di Voi dovrebbe esercitare quotidianamente, se non per altri motivi, almeno per LEGITTIMA DIFESA.