... la testa sollevò dal fiero pasto ... - di Francesco Briganti

11.03.2016 08:01

Chi avesse visto la trasmissione di Formigli, ieri sera sulla 7, avrebbe assistito al più caleidoscopico passaggio di sfumature di schifo mai rappresentato in un programma televisivo. Sotto la pelle del viso di un certo Matteo, quel tal Orfini, presidente di ciò che è stato, eoni fa, un partito serio, scorrevano palesi, quantunque sottotraccia, tutte le gradazioni di disapprovazione ogni volta si parlava del suo collega, l'altro Matteo, o tutte le volte che di Renzi si ascoltavano le parole.

Che il fiorentino fosse la quintessenza della cloaca massima politica è qualcosa, quindi, che è palese in primis a quelli che gli stanno al fianco, comprese, dami ( non è un refuso è una asserzione di genere) e damine del suo cosiddetto giglio magico; che fosse la schifezza ed il letame, umano ed animale, concentrato in una sola persona, era noto a tutti quelli che lo osservano con un sano e non servile distacco; ma che a tutto questo si coniugasse anche il disinteresse esplicito per ciò che succede e l'ignoranza in cui lo mantengono gli stessi suoi più stretti collaboratori, rende la sua situazione e la nostra italiana quanto di più squallido, meschino e deprecabile possa esistere.

Nel proscenio del palco della D'Urso, di per sé già qualificante e squalificante allo stesso tempo, il buffone gigliato alla presenza di due cadaveri, figli entrambi di una improvvisazione strategica che nemmeno Paperoga alle crociate, ha mostrato tutto il proprio "NULLA" nell'affermare :

" ... noi avevamo proibito ai nostri concittadini di recarsi in Libia ... "

confessando così, apertamente, senza controllo alcuno e senza che alcuno, subito dopo, lo prendesse a schiaffi nel muso per la stronzata che aveva detto, quanto idiota, piccolo e miserabile egli fosse. Lo stronzo, così dicendo, dimostrava di non sapere che i nostri due connazionali, uccisi barbaramente dai sicari di uno stato imbelle, erano lì per garantire al proprio paese delle risorse necessarie. Quella sua ignoranza, poi, dimostrava altrettanto palesemente, quanto lo schifino tutti, a partire dal suo staff che non lo ha informato rendendosi, forse, conto che era inutile visto il suo palese disinteresse per tutto ciò che non sia lo stesso MATTEO RENZI.

Quanto sopra è una mia ampia confessione di LESA MAESTA', è una certificazione del mio reato di VILIPENDIO AD UNA CARICA ISTITUZIONALE; mi chiedo: " . Ma cosa deve dire e scrivere di più un cittadino affinché un politico si indigni e chieda ad un giudice di giudicarne le parole?".

" Quale è l'insulto che mi devo inventare per portare questo pezzo di escremento murino a querelarmi di modo che io possa, dimostrando al mondo la sua essenza doppiogiochista, iscariota, vanagloriosa, insufficiente, usurpante, interessata, arrivista e chi più ne ha più ne aggiunga, dire che questo paese, tollerandolo, ha raggiunto il punto più basso dell'abiezione e della vergogna? ".

Le parole e le lacrime di una moglie e di una figlia nel triste momento del commiato da un marito e da un padre, da sole, dovrebbero costringere un uomo a riflettere su sé stesso e a restituire ogni carica legittimamente ricevuta; a maggior ragione dovrebbero costringere un infame a rendersi conto della propria infamia, non fosse che chi è infame lo è tanto che nulla, ormai, lo scalfisce.

Matteo Renzi è puro acciaio al cromo vanadio!.