… l’amore conta … (ligabue) - di Francesco Briganti

22.03.2016 06:54

Quando si arriva alla mia età c'è sempre qualcosa per cui esser fieri, si è comunque realizzato qualcosa nel proprio divenire; ciascuno di questa età, ha dunque, la possibilità di gioire del proprio vissuto: alcuni magari più, altri forse meno, ma per ciò che conta veramente nella vita, e ciascuno scelga il proprio motivo, ognuno può dirsi se non soddisfatto, almeno tranquillo con sé stesso.

Quando si arriva alla mia età i giudizi altrui sul proprio operato ricevono il giusto vaglio della propria esperienza; sono importanti, debbono far riflettere ed essere stimolo per un nuovo cammino, giacché diventa importante, è assolutamente importante, non fermarsi alla convinzione che il passato, bello, brutto, con i successi e gli insuccessi, le gioie ed i dolori, sia già storia e non possa ancora continuare a considerarsi cronaca da aggiornare quotidianamente.

Quando si arriva alla mia età occorre pensare che il tempo che rimane, per lungo che possa essere, è comunque un tempo determinato. A vent'anni è logico pensare ad un tempo indeterminato come un possibile traguardo della vita di ognuno e questa logicità è confermata da una vita media per ognuno intesa come superiore agli ottanta anni.

Fare lo stesso ragionamento raggiunto il traguardo dei sessanta ed oltre rende quel tempo comunque determinato e comparabile a quello al massimo di una generazione; tutto quello che potrebbe eccedere da queste considerazioni sarebbe solo un ulteriore dispetto all'INPS ed a questi politici che sembrerebbero, da come si comportano, gli unici convinti di essere eterni.

Giunti alla mia età, dunque, il tempo che resta va sfruttato in modo anche diverso; va riempito con la realizzazione di quei sogni lasciati per strada, va reso produttivo a tal fine e non solo per ulteriori sollievi materiali, cosa che nella maggioranza di noi si fa da sempre. L'esserci riusciti o averne tratto delle formali insoddisfazioni rispetto ad un mondo sempre più edonistico e atteso all'apparire, deve solo essere motivo di riflessione e mai più di boriosa esaltazione o frustrante depressione, deve sublimare nell’almeno cercare di diventare quella leva a sollevare il mondo quali avremmo voluto essere in quei famosi, favolosi, nostri vent’anni.

Sentirsi dei vuoti a scadere non servirà a fermare il tempo; rassegnarsi ad un divenire in contemplazione della crescita degli eventuali nipoti è cosa grande, ma al contempo è abdicare sé stessi ai giorni della vita altrui; essere perni, con la propria pensione o ancora con il proprio lavoro, della vita dei figli è cosa meritevole e grandissima, ma può diventare sublime se ad essa si accoppia la fattiva lotta per una dimensione diversa e migliore per quegli stessi figli che sicuramente meritano anche un esempio di altruistica lotta, non più solo d’intenti, ma concreta e da trasmettere alla loro discendenza.

Cominciare con l’impegnarci tutti per una campagna referendaria contro le trivellazioni nel mediterraneo, ponendoci obiettivi progressivi e costanti contro tutte le ingiustizie e contro tutte le discriminazioni, le storture, gli abusi ed i soprusi da qualunque parte essi vengano, può fare di noi della terzultima generazione “ quei colonnelli ” che renderanno l’Italia oggetto del più bel “ GOLPE SOCIALE “ mai visto al mondo.

La storia siamo noi, nessuno si senta escluso … .