... lasciatemi cantare ... - di Francesco Briganti
“Io affermo che quando una nazione tenta di tassare se stessa per raggiungere la prosperità è come se un uomo si mettesse in piedi dentro un secchio e cercasse di sollevarsi per il manico.” (W.Churchill)
Sono decisamente un folle; un folle che ha anche pensato di darsi alla clandestinità e di ripetere i fasti di un tempo passato; quel tempo in cui termini come rivoluzione, esproprio proletario, lotta di classe, "colpirne uno per educarne cento", lotta continua, potere operaio, "fascisti carogne, tornate nelle fogne", " «Ce n’est qu’un début, continuons le combat " e tanti, tanti altri, non erano vuoti slogan da declamare in centomila in uno stadio,in una piazza occupata ad ore o al di fuori di una fabbrica in attesa di una elemosina; ma erano parole d'ordine, erano afflati di fratellanza, erano soffi di passione e speranza, erano ingenue illusioni di persone, che poi strumentalizzate da poteri più grandi di loro, ebbero in sorte quella degli assassini e non quella dei salvatori di una patria che, già allora, andava caracollando su via della perdizione.
Quindi sono un folle; ma uno di quelli di questi tempi moderni; sono il pazzo non stupido; sono il pazzo che vede la realtà e la trasforma in qualcosa di diverso; sono l'abbrutito che si incazza davanti ad un idiota che in televisione dice che una riforma del caxxo farà guadagnare miliardi al paese senza che nessuna gli rida in faccia o che qualcuno, me compreso, per lo sdegno almeno sputi sulla televisione.
Sono quel folle che se la prende con Dio per la sorte disgraziata della sua famiglia e non con sé stesso a legarsi ai cancelli di una casa comunale o ad un semaforo qualunque finché lo stremo delle forze non lo riduca in cenere; sono quel demente, eroicamente frustrato, che prima o poi si uccide non avendo il coraggio di rendere agli altri ciò che gli altri di continuo fanno a lui.
Sono il giullare di me stesso; faccio ridere e commuovo per le miecondizioni e mi affido alla Caritas, ad Emergency, alle tante, troppe, infinite, associazioni che con nove dei tuoi euro al mese salvano ora questo ora quello; sono il pagliaccio di quel circo stralunato dove il cibo per i gatti e quello per i cani, prima o poi, quando già e per alcuni non lo facesse, a 89 centesimi la scatola, sostituirà un pasto, una cena o entrambi.
Sono quel clown da strapazzo che fa i salti mortali per pagare un assicurazione sulla vita sperando che almeno quel non riuscire a curarsi vada a frutto maturo per la propria famiglia quando un decorso ferale dovesse arrivare alla sua governativa conclusione; sono quell'imbelle vigliacco ad accelerare ogni propria sorte sperando che 50, 60 sigarette al giorno compiano quel gesto deciso che egli da solo non riesce a compiere.
Io sono undici milioni di rassegnati; io sono il dodicipercento di disoccupati,io sono il quarantapercento dei giovani, io sono trecentomila esodati, io sono il settantaquattropercento di una massa composta da menefreghisti, contrari, sodomizzati, svergognati, offesi e martirizzati, lottatori della domenica, a lasciare che un enfant prodige faccia il gallo sulla merda spacciandosi per politico di rango. Io sono un folle, un folle la cui pazzia è normalità perché ...
io sono un italiano, un italiano vero!.