… le punte di una stella … - di Francesco Briganti
Sono un appassionato di astronomia. Nonostante il coro di " ... echisenefreganoncelometti ...?!" che sento vi dirò che passo gran parte del mio esiguo tempo libero a gustarmi tutti i documentari che attengono al argomento e che la televisione spaccia per informazione e cultura tra uno spot pubblicitario e l'altro. Le stelle mi affascinano; mi piacciono quelle come il nostro sole, quelle grandi milioni di volte in più e quelle nane, queste ultime possono essere bianche o rosse in funzione di una fine vicina, o più o meno lontana nel tempo a venire. In particolar modo mi hanno sempre interessato quelle rosse. Le nane rose, ma anche le bianche, svolgono una funzione fondamentale nel evolversi del universo: esse concentrano la loro essenza sino al inverosimile e poi collassano su loro stesse creando dei buchi neri la cui densità imprigiona anche la luce che emanavano prima o esplodono in "n" miliardi di particelle le quali, a loro volta, contribuiranno poi a formare altre stelle, altri pianeti, altri corpo vaganti nello spazio in un eterno ciclo di morte e rinascita. Non è, però, questa la cosa interessante: è stato così dalla notte dei tempi e così sarà per chi sa quanti altri miliardi di anni ancora in futuro; il particolare veramente interessante sta non in ciò che succede a seguito dell'esplosine, ma nell'esplosione stessa il cui attimo fuggente è il fine stesso dell'esistenza di ogni singola stella.
Ora, comunque, non prendete per oro colato la mia disquisizione astronomica, vi garantisco che è più o meno così, sia pure detto in grandi linee e molto arruffatamente; io ne ho parlato non per fare sfoggio di una erudizione che in quanto sommaria e di sponda è, per forza di cose, insufficiente e lacunosa; ne ho parlato perché mi piaceva la similitudine possibile tra un episodio astronomico del tutto naturale ed un altro, più terra terra, che nato dall'ingenuità e dalla spregiudicatezza, indignazione, rabbia politica di alcuni compagni e divenuto poi artificioso, manipolato, funzionale ad una strategia dalle finalità del tutto opposte e contro producenti come legislazione ed effetti ad essa legati. Una stella a cinque punte, quella delle Brigate Rosse marchiò a fuoco anni fondamentali della nostra storia. Giovani di allora, compagni sinceri e convinti di una idea di libertà e di giustizia sociale, scelsero di darsi ad una latitanza manifesta e di imbracciare le armi contro quello che ritenevano uno stato barbaro, sfruttatore e per certi versi, diciamo di piazza Fontana a Milano, di piazza della Loggia a Brescia, della stazione a Bologna, anche assassino almeno in quelle sue parti meno evidenti e più deviate che fosse possibile.
Comunque sia, le brigate rosse svolsero nel panorama politico italiano una duplice funzione quella di risvegliare una identità unitaria nelle masse operaie che si ritrovarono tutte attorno al Partito Comunista Italiano e quella contrapposta di risvegliare ed incancrenire un revanchismo di destra nelle cui fila si annoverarono gli stessi lutti e le stesse ingenuità, spregiudicatezza ed indignazione che a sinistra, producendo uno scontro generazionale degno della peggiore guerra civile; il tutto in un panorama sociale del tutto inutile ad una crescita in quanto tutto sfruttato, come già detto, da interessi del tutto opposti agli uni ed agli altri.
Il ricordo storico di quei momenti mi vede anche sentimentalmente legato ad una delle parti; sino all'omicidio dell'on. Moro io ho considerato le Brigate Rosse (notate quando in maiuscolo e quando in minuscolo) come l'unico partito serio esistente; ero giovane, dal sangue molto più caldo di adesso, e credevo in certe forme di lotta. L'omicidio di Moro non era, politicamente parlando, un interesse necessario e primario come la storia ha poi dimostrato in seguito; averne distrutto la figura e contemporaneamente l'aver evidenziato come un partito, la dc, fosse un coacervo di interessi ed intrallazzi ed un altro il psi, le tenesse degnamente la mano ed un altro ancora il Pci fosse un partito degno di reggere le sorti del paese era quanto di più utile si potesse ottenere a quei tempi, in quelle circostanze e con quei mezzi ancorché sbagliati che erano. Si fossero fermate al rapimento, per quanto colpevoli di un indegno massacro, quello delle guardie del corpo del onorevole, le brigate rosse e la relativa stella a cinque punte avrebbero svolto la stessa deflagrazione di una nana rossa ed avrebbero segnato il punto di svolta per un paese diverso. Non c'è contro prova certo, ma l'omicidio, invece, segnò l'inizio di un gioco diverso anche in seguito al quale si è tutto sviluppato così come sino ad oggi è arrivato.
Oggi le condizioni sociali sono molto simili ad allora; oggi come allora le forze in campo si stanno radicalizzando ed oggi come allora ci sono governi che se ne sbattono in maniera palese della maggioranza del paese; la morfologia è simile, non uguale, ma i presupposti ci sono tutti a che qualche ingenuo possa credere di ottenere con l'uso della forza ciò che non si riesce AD AVERE, tutti noi, TUTTI, con quello della ragione, del dialogo, della via democratica di quelle elezioni che stanno, addirittura per legge, diventando un mero esercizio platonico.
E' importante riflettere su queste cose, giacché se davvero ci fossero dei ragazzi, pronti a ripercorrere quelle strade, essi devono sapere, l'esperienza di noi anziani è in questo fondamentale, che non otterranno risultati funzionali alla loro disperazione, ma soltanto la vittoria finale di chi non aspetta che questo per infliggere la definitiva mortificazione ad una sinistra che, essendo come essa stessa si è ridotta, più divisa ed inutile non potrebbe essere.
Ancora saremmo in tempo, noi della sinistra vera, della sinistra dal pugno chiuso, della sinistra che vuole il proprio bene nel ambito di un bene comune, diffuso e rispettoso di tutti, della sinistra di quel partito comunista, ancora saremmo in tempo dicevo a gridare
ECCOCI SIAMO QUI, BASTA CON LE CHIACCHIERE E DIAMOCI DA FARE!