Le voci di dentro - di Francesco Briganti

10.10.2013 08:04

Vivo di sensazioni a pelle; di profumi ed odori a volte irreali, di “voci” che solo il mio cervello sente, di empatia e di simpatie ed antipatie. Ho già avuto modo di presentarmi come una persona con un quoziente di follia molto accentuato e, quindi, non vi stupirete di queste mie affermazioni; ma, se fosse necessario, posso garantire di non essere socialmente pericoloso in quanto questo dato non influisce sul mio comportamento in società, anche se ha, comunque, un notevole impatto sulla mia vita di relazione con chi ha contati diretti con il sottoscritto. Potrei fare un elenco infinito, ad esempio di persone degnissime che non sopporto e verso le quali ho rinunciato a spiegarmi il perché ed altrettante, indegne o comunemente considerate tali, verso le quali sento di avere una sorta di comprensione inspiegabile. Non mi piacciono, ma proprio nessuno come ulteriore esempio, i film di Fellini e, che so, quelli di Pasolini e trovo irresistibili quei film sciocchi che, però, ti consentono due ore di riposo mentale; mi piacciono Pirandello, Verga ed Eduardo, non sopporto Italo Svevo; Amo Garcia Lorca, ma non mi piace Dante; odio la gente che si parla addosso e pendo dalle labbra di chi lapidariamente ti sviscera un problema. Lo so, me lo dico da solo, io non faccio parte di questi. Provo uno schifo viscerale verso il centro destra e verso il centrosinistra: non capirò mai la necessità di etichettare l’uno e l’altro come una filiazione del centro se non con la “furbata” di ciascuno di essi di attrarre quegli elettori, né carne né pesce, che da sempre sono quelli che, a prescindere, riescono a fare i casi loro a dispetto ed alle spalle di tutti quanti gli altri; succede, perciò, che sia la destra che la sinistra si snaturino finendo per somigliarsi nei modi, nei mezzi e nelle conclusioni accontentando una piccola minoranza e scontentando tutti quanti gli altri. Detto questo, vi confesserò che ho sviluppato da stamane una passione patologica per la Gelmini; Maria Stella, si, proprio lei, quella che dopo tre cambi di università si è finalmente laureata a Reggio Calabria, quella che ha sostenuto l’esame da avvocato sempre in quella città perché la percentuale dei promossi era quasi bulgara, quella che sfiduciata per, pare, incapacità da presidente del consiglio del comune di Desenzano non se ne può discolpare perché quella delibera pur essendo pubblica non è consultabile e non si capisce il perché. Dunque dicevamo della mia neo simpatia verso questa “deputata” del PDL (partito danni letali, ndr): ne ho letto un Twitt che si manifestava in questo modo: “ Abolito il reato di clandestinità?; ma siamo impazziti?”. In una frase la quintessenza di una esistenza!. L’ho amata subito. La spontanea confessione al mondo della bruttura di un’anima nera mai fu più palese e stranamente sincera; due domande retoriche che svelano lo schifo verso chi non è avvocato, non si è laureato a Reggio Calabria, non è italiano, peggio se nero, ancor di più se è povero e discriminato, assolutamente colpevole se fugge da una situazione di miseria e di disagio di ogni genere; quando poi dovesse essere anche scampato ad una morte orribile tra le onde, beh!, allora proprio il perfetto rappresentante di ciò che non si può, ma proprio non si può, tollerare. La mia cara, dopo questa sua affermazione, Maria Stella ha scardinato la porta del mio cuore; mi ha aperto alla luce della indifferenza e della meschinità; mi ha avviato alla salvifica condizione del “mors tua vita mea”, è divenuta la mia guida spirituale per i succesivi 120 nano-secondi. POI, ho vomitato e il tutto mi è passato. Ma capitemi, io sono un folle, vivo di amore e disamori, di simpatie ed antipatie, mi esalto e mi abbatto, gongolo e soffro indipendentemente dalla ragione o dal torto e questa non è una condizione facile di vita perché porta alla fine al chiedersi come mai se esiste un Padreterno, Egli consenta a persone come me di patire anche per un nonnulla di sofferenza propria ed altrui e, contemporaneamente, consenta l’esistenza di gente, persone no, proprio no, che di umano hanno solo quel foro da cui escono i propri scarti fisici e morali fusi in un'unica sola sostanza, la stessa che ne costituisce la materia grigia: la merda!.