… le voci di dentro … - di Francesco Briganti

10.03.2016 09:59

“ Sono un uomo buono e cattivo, sottomesso e ribelle, cinico e fiducioso … ”.

In queste contraddizioni in termini c’è tutto il succo di una vita. Sono da tanti anni napoletano verace allevato tra culture diverse che vanno da quella ecclesiale di un istituto di suore a quella ferale di un esperienza militare specialistica, a quella, ancora e per molti versi in antitesi, di fede extra parlamentare. Ho una buona cultura, ma i casi della vita mi hanno, prima durante e dopo, trasportato per vie che, liberamente, non avrei, forse mai, scelto incidendo a fuoco sulla mia indole.

Questo mio status, così succintamente presentato, mi ha imposto più che insegnato un ed il “ massimo rispetto” per e della vita e per e degli “ altri “ in genere. Inculcandomi quasi a forza che non si può, infatti, pretendere rispetto se non si è disposti ad averne per tutto ciò che ci circonda, ma dandomi ragione anche del che chi, a prescindere, abusa ed approfitta del rispetto altrui, quel colui DEVE ESSERE STRONCATO!.

Questo mio excursus vitae oggi, è rammentato per una ragione, ossimoro psicologico, molto semplice ed egoisticamente altruista: quella derivante dalla constatazione di quanto dannosa sia questa società e questo egoedonistico modo di vivere per ognuno di noi. Siccome io NON sono una persona speciale se non nella misura in cui lo siamo tutti, ALLORA ciascuno di noi è “ altri “ per qualcuno; è consequenziale, quindi, che, il loro insieme dannoso, società ed egoedonismo, lo sia per tutti, indipendentemente da cosa si è, da chi si è, a che ceto si appartenga, quale sia la razza, la religione, il sesso ed il credo politico.

“ Un TRAUMA può essere primario – quando è conseguente all’evento morboso – o secondario in relazione a fattori intrinseci (correlati a patologia o a irradiazioni) o estrinseci (legati all’interazione con l’ambiente o alla gestione sanitaria) … “. Da esso deriva un danno!. Definire in maniera corretta un danno non è cosa facile perché ce ne sono di differenti tipologie, ma ce n’è uno che segna in modo feroce il prosieguo della vita di ognuno ed è quello “ FUNZIONALE ”, quello cioè che va ad impedire il corretto funzionamento di una caratteristica personale, di una capacità personale, di una normalità personale.

Se volessi disquisire del sesso degli angeli o di filosofia spicciola starei a chiedermi se è nato prima l’uovo o la gallina e nel caso specifico delle società in genere e di quella italiana in particolare, se è colpa degli elettori che votano certi figuri o se è colpa degli eletti che, eletti, diventano poi figuri. Il vero problema, però e secondo me, sta molto più a monte ed è nella natura umana stessa: date ad un essere umano un qualsiasi incarico e/o imponetegli una condizione ( potere, ceto, agiatezza, povertà, ricchezza che dir si voglia) e lo vedrete trasformarsi in qualcosa d’altro da quello che era solo un attimo prima; e tutto ciò pedissequamente ripetuto per ognuno dei sei miliardi di individui che abitano questo pianeta.

L’uomo, in fondo e sempre più di frequente, non è contento di quel che è e soprattutto non ha alcun rispetto e/o stima di sé stesso ed in funzione di ciò non ne ha nemmeno per tutti gli altri e, non avendone, si comporta, senza eccezione alcuna, seguendo delle direttive egoistiche, egocentriche, perseguendo orizzonti troppo vicini al proprio io per poter abbracciare quello degli altri. Da dove derivi questo incapacità umana, questo danno funzionale delle prerogative che dovrebbero distinguere l’uomo dagli animali ponendolo su di un altare quale icona di Essere simile o quanto meno fatto a somiglianza di Dio?.

A meno che non si voglia ipotizzare un dio assolutamente diverso da quello che ci hanno da sempre raccontato, in un qualche momento della storia umana, qualcosa è avvenuto perché i buoni siano diventati ad un tempo anche violenti; questo qualcosa andrebbe ricercato, analizzato, digerito, metabolizzato ed infine, frutto di un auting di specie, condiviso “urbi et orbi” affinché, quasi vaccinazione, preservasse per il futuro.

Io credo che si dovrebbe, ognuno per suo conto, rivoluzionare sé stessi partendo dalla presa di coscienza della propria soggettiva imperfezione fino a maturare così la coscienza che solo cambiando in prima persona si può sperare di cambiare tutto il resto perseguendo nel cambiamento e nel tempo la catechesi e l’esempio verso gli altri, dagli altri, per gli altri.

“ I ave a dream …” diceva M. L. King e, tralasciando che anche il suo era un sogno limitato ad un orizzonte di razza, ma comunque imitandolo, anche io ho un sogno, quello che trova la sua realizzazione ogni qual volta, tutte le volte che un uomo riscopre la sua origine trascendente e superiore e che, contemporaneamente, riconosce la sua sconfitta ad ogni passo-azione del quotidiano: la vita potrebbe essere una favola … se solo LO VOLESSIMO VERAMENTE!. “

Ora succede che in questo paese egoismo ed edonismo si sposino in maniera sublimata!. La verità delle cose, per questo, diventa meretrice da trivio giacché troppi mariti la offrono diversamente. Ciascuno di essi ne esalta un aspetto a discapito del senso comune e della realtà immanente. Assistiamo continuamente ad una danza di protagonismi vacui e vanagloriosi che spacciano senza vergogna delle parti di un tutto come il tutto stesso e questo solo per puro e mero interesse personale, o di casta, o di lobby, o di congrega; con il solo risultato possibile e finale di un danno funzionale esteso ad ognuno ed alla collettività.

E’ uno dei tanti casi della storia in cui col vivere si finisce per estinguersi.

Nel particolare momento storico si disquisisce di chi vince e di chi perde, dell’inesistenza del centro, della destra e delle sinistra: si guarda alla luna dimenticandosi del dito; non ci si cura, cioè, del particolare fatto che chiunque si alterni al comando la truppa continuerà a soffrire ed a sgobbare sulle proprie macerie perché è la truppa stessa che non VUOLE PRENDERE COSCIENZA della propria forza di cambiamento; una forza che non sia più serva dell’interesse, ma madre e figlia della dignità umana ora dimenticata:

“ … morire, dormire… nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali ... “

oppure decidersi a fare qualcosa, a questo punto qualsiasi cosa, pur di imprimere quella sterzata …

ultima possibile prima del REGIME!.