… leopardare … - di Francesco Briganti

23.12.2015 15:52

“ Walter Audisio, nome di battaglia Colonnello Valerio o Giovanbattista Magnoli (Alessandria, 28 giugno 1909 – Roma, 11 ottobre1973), è stato un partigiano e politico italiano, il 28 aprile 1945 eseguì la sentenza di morte di Benito Mussolini e, durante la notte successiva, provvide al trasporto del suo cadavere e di quello di altri 17 giustiziati, in Piazzale Loreto, a Milano. “ (wikipedia). ( Eroe della resistenza; ndr).

Ognuno di noi, perduti in questo “scrivendo “ mediatico cui ci dilettiamo, caratterizza la propria pagina con una propria foto, accade per i più, con un panorama o, comunque, con qualcosa che voglia indicare o significare un che di preciso: a volte con un personaggio, inventato o reale, che gli piace o che ne rispecchia l’indole, riconosciuta o supposta che sia. A me non piacciono le foto, quelle che mi ritraggono in particolare; trovo che una foto sia un falso riconosciuto a tramandare nel tempo attimi passati e dunque non più esistenti; secondo me dovrebbe, in questo, bastare la memoria.

La memoria è, infatti, una realtà sempiterna e vera; essa ha dei parametri fissi circa la sostanza, ma ha la capacità tutta caleidoscopica di rinfrescare sé stessa, variando, mitigando, scomponendo o esaltando un ricordo in funzione delle sopraggiunte esperienze, delle circostanze ambientali, dell’umore del momento. A differenza di una foto, cosa statica altrettanto quanto un filmino ricordo per quanto in movimento esso sia, la memoria rende all’io usufruente la possibilità di vivere di nuovo ed innovativamente un istante, un periodo di vita, un arco di storia; la foto, un filmino ricordo, sono invece l’una una statua di marmo fredda ed insensibile e l’altro una recita su copione, stantia e risaputa.

Ho intervallato, a caratterizzare la mia pagina, solo per pochi giorni, l’immagine di Gandhi e quella del comandante Valerio, i cui perché ho più volte spiegato, con una mia foto e nemmeno io so perché. Forse era un momento di crisi esistenziale che pensavo in quel modo di contribuire a risolvere, forse per un attacco di protagonismo, forse solo per soddisfare, vanagloria assurda, un io in qualche modo gasatosi per i troppo esagerati e sproporzionati elogi a piovere su ciò che scrivo. Sia chiaro, come tutti, io provo piacere quando questi apprezzamenti arrivano; come tutti ne ricavo un vanto preciso, ma proprio come tutti anche io corro il rischio di prendermi troppo sul serio, staccando, così, i piedi da terra per perdermi in un iperuranio inesistente.

“ … Il tuo è il pensiero del cuore di fronte all'anima del mondo. C'è una coscienza cardiaca, quel muscolo involontario è dotato di un "meccanismo" che offre uno stile animale di riflessione … “

… Ho provato le stesse sensazioni del "Infinito": " E naufragar m'è dolce in questo mar" …

… Mi hai commossa francesco. “

Le tre righe subito precedenti sono tre affermazioni, di cui ringrazio le autrici, a commento di un mio scritto e sono, io credo non conoscendo nessuna di Loro, sincere e vere; ma, pur tuttavia, sono assolutamente non giuste ed esagerate. E’, questa mia, una affermazione assolutamente dovuta a me stesso; è facile, credetemi, perdersi nell’illusione di essere qualcosa di diverso da ciò che si è veramente; l’aver più volte detto che io scrivo solo e soltanto per me stesso, fa di me un essere egoisticamente espressivo al quale non si dovrebbe attribuire una valenza che andasse al di là della soggettiva egocentrica soddisfazione. La poesia, la commozione, lo stimolo sentimentale e /o mnemonico recettivo ad una espressione sentita, letta o visiva, non stanno nelle parole ascoltate, lette o viste, ma stanno nell’anima di chi prova quei sentimenti e solo in essa.

Non c’è merito altruistico in chi scrive se non ci sono qualità sentite e profonde in chi legge e solo in questo caso anche un parolaio può divenire uno scrittore; si chiamasse costui Omero, Leopardi, Pascoli o Dante se non c’è ricezione al di fuori di uno scritto, esso varrà meno di zero; non c’è, secondo me, oggettivazione nella poesia, nella prosa o in qualsiasi forma d’arte e di spettacolo, se non c’è accoglienza e predisposizione ad esse esterne ad esse.

Dunque il merito, se c’è un merito, secondo me e per quel che vale, è in chi recepisce e non in chi rende, essendo troppe le motivazioni possibili a spingere i secondi rispetto ai primi. Ciò doverosamente e sinceramente detto …

… naufragare m’è dolce in questo mar!.