L’IDIOTA … - di Francesco Briganti

01.11.2013 07:36

« "Da tempo mi tormentava un’idea, ma avevo paura di farne un romanzo, perché è un’idea troppo difficile e non ci sono preparato, anche se è estremamente seducente e la amo. Quest’idea è raffigurare un uomo assolutamente buono. Niente, secondo me, può essere più difficile di questo, al giorno d’oggi soprattutto". » (Fedor Michailovic Dostoevskij)
Nell’andare quotidiano della vita di ognuno di noi sono veramente innumerevoli le cose, previste e non previste, che ci capitano, caratterizzando così la nostra giornata, perché ciascuno possa essere deliberatamente e/o assolutamente cattivo o buono. Considerati questi aggettivi nella loro essenza, ritengo che essi non dovrebbero essere soggetti ad attribuzioni superlative se non relative e, quindi, comparative. Mi spiego meglio: la bontà o la cattiveria sono espressioni assolute, come la bruttezza e la bellezza, ma mentre queste ultime possono avere una accezione prettamente soggettiva, le prime non dovrebbero. Che senso ha infatti dire, in assoluto, che una persona è buonissima o cattivissima?. Un atto di bontà, così come una cattiveria, o è tale o non lo è : si può essere buoni o cattivi di più o di meno rispetto ad un particolare termine di paragone, ma non si può determinare un gradiente assoluto dell’una o dell’altra azione. Fare un elemosina è comunque un atto di bontà, quindi chi la fa è un buono, quale che sia l’importo dell’elemosina stessa; chi nega un aiuto comunque compie una cattiveria quindi è un cattivo sia che neghi un passaggio in centro a qualcuno sia che gli usi una violenza in qualche modo peggiore. Quindi tutti siamo nel corso della nostra vita buoni e cattivi contemporaneamente, alcuni lo sono di più in un verso, altri nel senso opposto, ma per ogni caso particolare che si prendesse in considerazione le variabili sono tante e tali che ricavarne anche solo a posteriori una valutazione assoluta oltre ad essere sbagliato significa arrogarsi una facoltà di giudizio che va oltre l’umano. Dunque, nel quotidiano, nessuna valutazione, tanto meno le mie, soggettiva o complessiva dovrebbe avere il valore di una sentenza.
Ciò detto, rare ed eccezioni si possono considerare alcune persone, prese a simbolo dell’una aggettivazione o dell’altra.
Solo per completare il riferimento al romanzo russo ed in modo molto sintetico, dirò che il protagonista dello stesso, L’IDIOTA, dopo un ricovero in una clinica psichiatrica tenta di introdurre nella società sfatta e corrotta del suo tempo un comportamento assolutamente buono e finisce con l’essere ricoverato nuovamente.
Ciascuno di noi, come il protagonista del romanzo, ha una sua storia ed un suo percorso di vita da compiere; personalmente ho la convinzione che nessuno nasca segnato in modo anziché in un altro e credo che siano le condizioni esterne quelle che ci fanno giungere alla stazione di arrivo, quella si probabilmente già predestinata, in determinate condizioni piuttosto che in altre; attraverso determinati percorsi piuttosto che altri, compiendo particolari atti piuttosto che altri.
Quindi ci si muove, si agisce, si lavora, si studia, si fa politica, si parla, si scrive, si è “ ANIMALI SOCIALI ” in funzione del momento personale e del momento storico in cui quel particolare momento personale si sviluppa e si esprime. Ognuno crede di avere, e spesso ha, una motivazione ben precisa funzione della quale si aziona nel suo fare e nel suo dire: in questo io non faccio eccezione. Vivo in un paese il cui cammino ritengo sia stato deviato da quello per il quale era stato costruito; forte di questo convincimento mi ispiro a quelli che sono non principi ideali o idealizzati, comunque opinabili e/o soggettivi, ma mi richiamo ai DETTAMI della COSTITUZIONE ITALIANA stabiliti, codificati e frutto di intese super partes intercorse tra persone ed idee differenti tra loro e, quindi, combatto come posso e come so per questo unico scopo: SCIPPARE L’ITALIA AGLI ITALIOTI.
In funzione di questo esprimo le mie idee, racconto di miei comportamenti, invito ciascuno ad aprire la propria mente ed a discutere, ad informarsi da più fonti e a criticare, a credere nelle proprie possibilità e ad avere fede in sé stesso; incito a non sentirsi inferiori né superiori a e di qualcun altro; spingo a difendere i propri diritti eseguendo i propri doveri: in poche parole esorto a rapportarsi con ognuno degli altri avendone il dovuto rispetto così che quando e quanto più questo accadesse ALCUNO potrebbe mai utilizzare, A SUO USO E CONSUMO, nessuno degli altri, né potrebbe subornarlo, limitarne la capacità di critica e/o di pensiero, frustrarne l’iniziativa, determinarne, in quale che sia modo, il percorso.
Ovunque, viceversa, si verificassero queste condizioni: luogo fisico, ideale, partitico o assembleare, non si può più parlare di democrazia senza provare un moto intimo di vergogna; né si può far finta di nulla spacciando tale comportarsi per sottomissione ad un bene superiore sancendo così la propria perfetta identificazione con comportamenti altrui PRIMA criticati e bocciati.
Sono buono per questo?; Sono un cattivo esempio?; sono un presuntuoso?. Io non mi pongo il problema, ma so che è nel MIO DIRITTO non accettare prevaricazioni, abusi e soprusi; so che è nel MIO DIRITTO rifiutare i doveri quando solo questi fossero riconosciuti da chi invece BISTRATTA, PREVARICA E NEGA QUEI MIEI STESSI DIRITTI; so, infine, che non diventerò mai SCHIAVO di NESSUNO, né fisico, né morale checché ne dicano, sentenzino, catechizzino SACCENTI e SOLONI; di qualunque estrazione essi siano e quale che sia lo scopo per il quale costoro si battono.
Per tutto ciò io SONO QUEL CHE SONO, ma sono!; ne accetto la critica, ma ne respingo al mittente ogni insulto; poi, ciascuno, per scelta consapevole o per stupidità, SIA pure QUELLO CHE CREDE MEGLIO ESSERE …! .