… life dreaming … - di Francesco Briganti

07.04.2015 09:21

Stanotte ha gelato!. I prati, le auto, le siepi a racchiudere una privacy frutto del lavoro di una vita sono tutte ricoperte da quella “cazzimma” invernale che non vuole prostrarsi alla speranza di una primavera che sembra voglia prolungare la propria esistenza da qualche altra parte del mondo. Stanotte ha gelato!; appesi agli alberi in una istantanea da brivido estremo pendono i sogni e gli incubi di tutti quelli che ancora si attardano a credere in un sonno ristoratore.

I sogni muoiono all’alba!; e gli incubi?. Quale è il confine tra gli uni e gli altri?; cosa sono gli uni e cosa gli altri?. Farne una distinzione sembra semplice; spontaneamente verrebbe da dire che un sogno è qualcosa di speranzoso, di gioioso che attesta la voglia di un futuro se non migliore, almeno diverso e soddisfacente la immaginazione di ognuno mentre, gli incubi, sono qualcosa di opprimente, di ansioso, di affannante capace di rovinarti un quotidiano quand’anche fosse sparito e non ne rimanesse coscienza.

Percezione esatta e giusta se non fosse che un sogno irrealizzato diventa anch’esso un incubo mentre un incubo sventato o palesemente verificato irreale dona quello stesso senso di libertà e gioia che inspira un sogno ed allora?: allora nulla!, entrambi non sono altro che proiezioni psichiche del proprio io liberato da orpelli e condizionamenti che società, ambiente e status impongono. Sogni ed incubi sono le ultime vestigia dell’animale uomo; l’ultima espressione di quell’essere che, erettosi sulle due zampe inferiori, muoveva i primi passi cercando di arrivare a sera senza finire nello stomaco di qualche altro animale, a quel tempo, suo predatore o, nella migliore delle ipotesi, suo pari.

Sogni ed incubi hanno sempre lo stesso soggetto e molte volte l’identico oggetto. Ognuno di noi, ciascuno per sé, è il soggetto mentre gli oggetto, possono essere diversi ma sono, comunque, comuni per tutti. Oggi, un sogno ed un incubo è il lavoro, avercelo o non avercelo lo rendono tale, stanti anche le ultime affermazioni legiferate; lo è l’amore, fonte di ispirazioni poetiche e sogno di vita e discendenza o incubo geloso, restrittivo, violento comunque vissuto con lacci e legacci; lo è la politica, sogno di emancipazione per i paria e di dominio e supremazia per quelli che paria non sono ed è incubo per gli stessi motivi ed a parti invertite; lo è la giustizia, ugualmente detta cieca per tutti, ma precisa sensitiva nel indovinare sempre chi e come e dove e quando colpire, rivelandosi così sogno per chi la sfugge ed incubo per coloro che non ci riescono; lo è la salute e la sua diretta propedeutica madre e conseguente figlia la sanità: sogno realizzato quando fosse efficiente, incubo terribile per chi ne subisse i ritardi e le disfunzioni; lo è l’istruzione e così le opportunità, la fortuna, il viaggiare, l’alimentarsi ed il nutrirsi, aspetti che quasi mai coincidono come dovrebbero; lo è, purtroppo ed alla fin fine, ogni iter quotidiano che non fosse quello libero e scevro da ogni peso superfluo e da ogni steccato ad ostacolarne il cammino.

Ma ci sono iter, quali che fossero, che rispondono a tali condizioni?; sarà un magnate qualunque padrone dei suoi sogni senza essere al contempo schiavo di un qualche suo incubo?; rimarranno sogni a coloro che, come Massimo Troisi diceva, si sono guardati indietro e non hanno visto altro se non l’incubo del nulla che c’era alle loro spalle?; e, vale la pena porsi queste domande, quando ad esse non c’è risposta se non quella illusiva e deludente a prescindere della più comoda e consolante che ci si dà istante per istante dal momento che si comincia a sognare a quello del primo incubo a rovinare ogni cosa?.

Io credo, per me almeno è così, che il fare dei propri sogni una ragione di vita o degli incubi una auto persecuzione ad impedenda, sia la cosa più sbagliata possibile; essi vanno sempre contestualizzati e razionalizzati, quindi rispettivamente alimentati e combattuti nella e dalla realtà che ciascuno vive senza mai lasciare che la sconfiggano o la condizionino, vivendoli, istante per istante ed ognuno, come tappe di una corsa ciclistica al termine delle quali non si è mai al ultimo arrivo, ma solo ad una temporanea sosta in attesa di ricominciare.

Solo così il presente ed ogni attimo riusciranno sempre ad essere buoni e l’esatto momento per una rivincita, per una riscossa, per una redenzione, per …

la completa realizzazione di tutti ed ognuno.