l’impegno di una persona seria LI SEPPELLIRA’ … - di Claudia Petrazzuolo

10.02.2013 09:08

RICEVO E VOLENTIERI TRASMETTO:
“ … Il lungo viale alberato da percorrere fino all’ingresso sembrava non finire mai e l’eco delle grida dei tifosi si faceva largo nell’aria portato da folate di vento che si infilavano su per le maniche della giacca e ridiscendevano giù per il cavallo dei pantaloni facendomi accapponare la pelle e sentire piccolo piccolo. Arrancai in tribuna, nel sole Cascine, che partiva la quinta corsa; mi informai dal mio vicino sull’andamento delle precedenti e mi sembrò che fosse tutto normale, forse troppo !, questo poteva anche voler dire che a quel punto poteva starci il verificarsi di qualche sorpresa . Ero sempre più, meno entusiasta, della mia iniziativa; l’occasione era seria, verità sacrosanta, ma la nostra iniziativa sarebbe stata più pesante del mucchio di soldi in palio?; Il dubbio, anzi la certezza che la risposta non fosse poi così scontata mi annebbiarono la vista impedendomi di osservare gli scatti imperiosi che avevano portato da subito DEMAGISTRO, figlio di Procura e di Lexduralex quarto di Altamura, in testa al plotone dei cavalli che si stavano scatenando in una di quelle plastiche battaglie che hanno rovinato più di un padre di famiglia. Intanto i quadrupedi guadagnavano l’ultima curva inoltrandosi nella dirittura d’arrivo. Ma ecco che ai duecento metri, Demagistro, figlio di eccetera eccetera, allungava il passo e con estrema facilità vinceva col cipiglio del migliore Varenne: il tutto tra il tripudio di un paio di folli scommettitori e la afflitta delusione di tutti gli altri. La sua vittoria come avvenimento, costituiva già un fatto troppo eclatante perché ci fosse addirittura un altro miracolo nella corsa successiva. Così saltando di gioia abbracciai espansivo il mio vicino.
- Una bella fortuna, - mi sorrise - lo aveva giocato ?;
- No. Ma sono contento lo stesso!. Fu la mia sconcertante risposta.
Mi guardò amletico chiedendosi se dubitare dei miei interessi sessuali o delle mie facoltà mentali o di entrambe le cose. Ora ero tranquillo ed agitato allo stesso tempo, la logica diceva che, INGROY il rosso, il cavallo su cui avevo puntato non avrebbe potuto avere la meglio: le vittorie di due outsider per lo più notoriamente troppo corrette e aliene al mondo delle corse come i suddetti cavalli e nella stessa sessione di corse, avrebbe costretto l’unire a chiudere l’ippodromo buttandone via la chiave. Ciononostante, alla partenza della sesta corsa, ero teso come una corda isterica di uno Stradivari nelle mani di una bertuccia. La cavalla PDINA prese subito la testa della corsa spronata e fustigata dal suo fantino, guadagnò due lunghezze di vantaggio, poi tre ed il mio cuore fibrillò. Alla prima curva era nettamente in testa, all’entrata della seconda aumentò ancora l’andatura ed il mio cuore cessò inopinatamente di battere. All’uscita, mentre ero ormai esangue ed in preda ad un attacco di ischemia cerebrale, mentre sul mio viso la natura sperimentava nuove di idee di carminio, PDINA conservava ancora una lunghezza e mezza sugli altri. Ai cinquanta metri dall’arrivo, l’ippodromo impazzì mentre io diventavo il fulcro dell’attenzione di uno stormo di avvoltoi in attesa solo della rassegnazione dei rianimatori prontamente accorsi. Poi, improvvisamente, PDINA stramazzò letteralmente al suolo disarcionando quel benefattore assassino del suo fantino che finì tra le zampe del cavallo PDLONE che seguiva il quale, a sua volta, inciampò sbalzando di sella il suo fantino Nanosky che cadde addosso al collega Montigno che lo affiancava il quale, nel tentativo di evitarlo, fece scartare il suo cavallo che si impennò frenando la sua corsa e facendosi così tamponare dal penultimo cavallo Casino de Casinis figlio di Calta e di Girone. Il tutto in un rovinio di corpi e grida e nitriti e polvere e sangue che si spargeva, si nella pista, ma che contemporaneamente riprendeva a fluire con ritmo sempre più ossigenato nelle mia arterie. Fu per questa ragione che si venne a creare un’autostrada completamente sgombra per il mio candidato, INGROY il rosso, che, lemme lemme, seguendo incurante lo svolgersi degli avvenimenti da ultimo distanziato e fuori corsa che era, andava disinvoltamente a vincere tra lo stupore e la delusione interessata e generale dell’intero vecchio parco umano meno uno, presente quel giorno all’ippodromo. Solo allora, uscito finalmente dal coma pre mortem, nel più profondo silenzio mai registrato nell’intera storia dell’ippica moderna, io saltai e risaltai, gridai e rigridai, respirai e rirespirai, abbracciai e riabbracciai, in maniera forse troppo, troppo espansiva, il tizio che avevo al fianco.
- Gesù !, è una ecatombe, quelli sono tutti morti.- Mi redarguì scostandosi schifato.
- E chi se ne frega, ben gli sta, - risposi sadicamente - se lo sono meritato.-
Cambiò posto, rinculando come di fronte ad un untore pederasta. Avrebbe potuto risparmiarsi la fatica perché io, congratulandomi con me stesso, lasciai l’ippodromo aumentando, ad ogni passo, la percentuale che avrei raggiunto continuando a puntare sul cavallo più serio ... “ (Fortebraccio)
Quanti giorni mancano alle elezioni?; due settimane ed IO STO CON INGROIA perché finalmente la risata e l’impegno di una persona seria LI SEPPELLIRA’ …