... l'ora che volge al desio ... - di Francesco Briganti

31.03.2016 09:52

Salire su per il sentiero che si inerpica in collina, quando ancora è buio, quando il sole appena comincia ad inviare le proprie fantasie in avanscoperta, è una sfida con sé stessi.

Dal bosco sui due lati rumori improvvisi, scricchiolii potenti come colpi di pistola e fruscii striscianti insieme e singolarmente risvegliano paure ancestrali e timori sopiti; un giallastro brillare d'occhi dal ramo di un albero o dal limitare di un cespuglio più scuro degli altri richiamano alla mente ciascuno dei propri demoni e generano quella titubanza istintiva a rallentare il passo, a proseguire guardinghi, a chiedersi il perché di tanta vanagloriosa stupidità.

Diventa quasi temerario girarsi per guardare che dietro non ci sia nulla a seguirti furtivamente; passo dopo passo si prosegue attentamente scrutando tra le ombre; si penetra il fondo del sotto bosco con lo sguardo indagatore di un animale in caccia fingendo di non sentirsi preda da cacciare.

La voce del silenzio del far dell'alba è quella di mille e mille uccelli al risveglio che sostituiscono qualche gufo barboso o quei calpestii misteriosi che ti hanno affiancato nel cammino; le ombre sbiadiscono lentamente generando contorni precisi, quasi doverosi e scontati, lì dove solo un attimo prima era massa confusa ad aspettarti e minacciarti malevola e maligna; il nero cangia diventando un grigio opaco e confuso per poi esplodere in un caleidoscopio di colori che quasi abbacinano gli occhi ed al primo raggio che violenta le fronde sopra la tua testa ecco che compare la tua compagna ombra a precederti, a seguirti, ad affiancarti secondo la direzione del sentiero.

E prosegui nell'erta che hai davanti per " scoprire se poi è così difficile vivere " come ti era sembrato quando hai deciso quella esplorazione notturna; arranchi evitando sassi e radici, strisciando, quasi senza accorgertene, cespugli di rovi che tentano di trattenerti ogni qual volta gli riesce di abbrancarti; ansimi nella fretta di quella cima che quanto più si avvicina tanto più sembra difficile da raggiungere ed intanto il sole è più alto nel cielo ed attorno ogni cosa risplende, adesso, di vita e sopra tutto di gioia di vivere.

I colori sono diventati sgargianti, i suoni melodia e l'aria è pregna di quel profumo dei profumi che sa di gelsomini, di funghi e di terra, di rosmarino e lauro, di menta selvatica e di aghi di pino, di timo e di quelle ghiande che scricchiolano sotto i tuoi piedi. Respiri a pieni polmoni ringraziando ogni possibile divinità che ancora ti permette di farlo; alzi gli occhi al cielo e riscopri, quasi miracolo inatteso, quegli sprazzi d'azzurro che tra il verde brillante delle foglie più esposte ti fanno sentire parte integrante di quel mondo che solo qualche minuto in precedenza avevi affrontato da eroico vigliacco in cerca del proprio coraggio.

Ed è lo spiazzo su in cima!.

La valle dall'altro lato ti mostra campi e serre, case sparse ed animali al pascolo, cavalli a correre bradi in recinti che ne limitano lo spirito d'avventura e qualche trattore a tirare rimorchi carichi di balle di fieno o di letame a concimare. E respiri, ancora ed ancora; assapori ogni molecola d'ossigeno a ritemprare il tuo sangue ed il tuo cervello; dai quel piccolo riposo ad una milza che da qualche minuto ha preso a dolerti, ti massaggi un polpaccio capriccioso indeciso tra il cedere ad un crampo maligno o soprassedere in attesa di una ripetizione che diventi abitudine.

Sette i rintocchi a ripetersi tra i rami; lontani i motori ruggiscono ovattati mischiandosi allo sferragliare di un treno poco lontano; ad est, verso Pistoia, il cielo ha preso il cipiglio del combattente deciso a sconfiggere ciò che resta del celeste annunciato li, ad ovest sul cielo di Viareggio; le cime delle Apuane rispendono il bianco di una neve caparbia e, miraggio olfattivo ed improvviso avverti un profumo di mare: quel sapore che, primigenio, ha segnato da sempre il tuo andare.

So che non è possibile, troppa la distanza e contraria comunque la brezza a soffiare eppure, dovessi giurare su di un milione di bibbie, giurerei che l'onda a frangersi sugli scogli è lì che mi aspetta solo che io discenda verso casa.

Lascio che le mie scarpe facciano a ritroso il cammino; c'è il bar della Tiziana, il suo cappuccino ed i suoi magnifici cornetti ad aspettarmi; è ora di tornare nel mondo convenzionale e da eroico vigliacco ...

riprendo il tran tran quotidiano!.