… ma che colpa abbiamo … io? … - di Francesco Briganti
Mi capita sempre più spesso di chiedermi cosa IO, Francesco Briganti, entrato, per grazia di Dio e per volontà degli elettori, nella stanza massima dei bottoni decisionali, sarei capace di fare. La risposta prima, quella più istintiva e spontanea mi vede tagliare di netto e senza riguardo alcuno ogni spesa superflua e/o inutile: adeguerei stipendi e vitalizi e pensioni dei politici; stipendi e vitalizi e pensioni dell’indotto della politica; tutte quelle voci il cui importo è chiaramente uno spreco disonorevole per uno stato normale. La stessa risposta mi vede impegnato alla riduzione al minimo indispensabile di ogni spreco militare cominciando dalle missioni all’estero e finendo al annullamento degli F35; mi suggerisce l’immediata approvazione di una legge anti corruzione contemporanea ad una anti antievasione entrambe a prevedere l’arresto e la confisca istantanea dei beni, mobili ed immobili, di coloro presi col sorcio in bocca o anche solo palesemente colpevoli salvo poi eventuali parziali o totali restituzioni alla fine dei tre gradi di giudizio; mi spinge verso una tassazione seria e cospicua sul reddito da speculazione e da capitale in genere. Da tutto questo introdurrei un rapporto direttamente proporzionale con la voce investimenti e spese a favore dello sviluppo, della creazione di nuovi posti di lavoro, con una particolare e propedeutica attenzione per le classi socialmente più deboli ed afflitte.
Riformerei, quindi, l’istituto pensionistico legando l’età pensionabile al tipo di lavoro; stabilirei un tetto massimo per quelle a derivazione retributiva, quali che fossero i destinatari ed i diritti acquisiti; per le altre e cominciando da quelle sociali introdurrei la quota “dignità di vita” decidendone, in questa funzione, l’importo minimo legandolo alla contingenza ed al costo della vita. Ridarei, poi, dignità ed autorevolezza all’istruzione; amplierei la sanità pubblica a discapito di quella privata, ma e nel pubblico lascerei fluttuante secondo resa e merito la retribuzione di ciascuno degli addetti, a partire dai portantini fino ad arrivare al più eccelso dei primari. Imporrei alle case farmaceutiche che vogliono rapportarsi con il S.S.N. un prezzo politico che fosse al netto, di spese di pubblicità, regalie e quant’altro, oggi, ne determina il costo. Velocizzerei il corso della giustizia e pretenderei dalla stessa una cristallina ed autoregolata riforma attesa al ammodernamento e ad una condivisa ristrutturazione delle carriere, della responsabilità dei giudici, del funzionamento dei tribunali.
In poche parole: rivolterei questo paese come un calzino!.
Per fare tutto questo, però, io dovrei essere a capo di una forza maggioritaria e graniticamente unita nel paese che fosse riuscita ad eleggere un gruppo i cui componenti la pensassero esattamente come me; oppure, ancora, io dovrei essere un decisionista assoluto con ogni leva nelle mani, e quindi o un dittatore o la punta di un iceberg sommerso che mi tiene bordone o mi tira i fili rispettivamente fossi una mente particolarmente capace o un burattino. In quest’ultimo caso, ed In pratica, dovrei essere quello che oggi ed in questo paese è il nostro attuale presidente del consiglio oppure, nel primo, ciò che aspira a diventare Beppe Grillo con il suo M5S e con la propria ambizione al 51%.
In entrambi i casi, comunque, dovrei essere l’artefice o il complice del definitivo assassinio della democrazia in questo paese. Dunque, ed a quanto pare, riformare il paese, quale ne fosse la logica, potrebbe, magari anche essere una vittoria, ma sarebbe contemporaneamente la definitiva sconfitta di un consesso democratico posto che si rifletta sul fatto, leggi Renzi ed il suo governo, che il potere assoluto, quali che ne siano i mezzi serviti per raggiungerlo, diviene di per sé fonte di abuso e sopruso nei confronti delle minoranze sconfitte, fosse per coalizioni indecenti, fosse perché sconfitte alle elezioni, oppure fosse perché sottomesse per mezzo di intrighi o colpi di mano.
A valle di questo ragionamento, quindi e comunque, avrebbe oggi ragione Renzi, un domani Grillo o chi per lui e/o in un futuro sempre più probabile un novello DUX a reggere le sorti del paese.
Leggo da più parti la contrastante visione sui fatti greci e sulla gestione delle cose che sta tenendo Syriza; alla luce di quanto sopra io penso di poter affermare che nel mentre Tsipras sta vincendo con l’Europa, avendo ottenuto proroghe e finanziamenti sia pure funzione della sua adesione al piano Samaras ed alla troika, Alexis sta perdendo con il proprio popolo dovendo raccontargli che i sacrifici dureranno ancora a lungo e che non ci saranno conigli ad uscire dal cilindro di una vittoria elettorale.
Perciò, e dopo un conseguente mal di testa derivazione auto inflitta di un pensatore inutile io giungo alla amara conclusione che non ci sono vittorie possibili per alcuno se non a danno di qualche cosa di sacro come la democrazia o di altri differenti e diversamente pensati ed allora, probabilmente, non è l’ignavia e/o la vigliaccheria le ragioni che frenano i paesani di “questopaese”, ma la coscienza e la saggezza del …
meglio così che peggio.