mai vista una statua ridere ... Uso, aduso, abuso … - di Francesco Briganti

29.07.2013 09:18

L'abitudine è dell'anima, l'avanguardia dell'ignavia, come acqua di fiume, che corra, ignara, alla sua foce; le sabbie, padrone dei deserti, occupano distese bianche, fogli di una fantasia, nuova, con nelle gole una arsura di parole; mentre, il riflesso vuoto dello zero, scende i canali fino al cuore, a dirti “cosa speri?”… " non c'è nulla!". La vita?: “non sta pensando a te!”. Quando, alla fine di una giornata e finalmente a casa o in qualsiasi altro posto che ne faccia le veci, c’è quell’attimo di calma e di rilassamento a compendio di un lavoro, di un impegno, quale che sia, il nostro cervello respira!. In quel momento, spariscono, come d’incanto, ognuna di quelle cose che ci hanno fatto correre, preoccupare, mirare ad un qualche obiettivo da raggiungere. L’adrenalina cala ed un mucchio di endorfine entrano in circolo a rallentare le sinapsi, a rilassare i muscoli, a tranquillizzare il cuore, a riposizionare la mente in una virtuale poltrona a fare pendant con quella fisica su cui ci si è abbandonati o su quel giaciglio che, tana ultima, ci ha benevolmente accolti. A seguire quell’attimo, molti riescono persino a staccare la spina del pregresso entrando come in un’altra vita dimentichi assoluti della precedente; altri, filosofi del quotidiano, abbracciano e vivono l’idea del “ci penserò domani” acquistandone una via parallela, franca come un porto libero mentre, i più, hanno imparato a vivere con quella lucina rossa che ad intermittenza illumina il presente con gli spot del passato e quelli del futuro più o meno immanente rendendo sapido di amari e/o dolci l’istante per istante. Ma quale che sia la categoria cui ciascuno si riconosce, ognuno, passato quel momento non ha una gran scelta davanti a sé: può spingersi verso l’avventura per l’avventura “ avanti Savoia, vediamo che succede …”; oppure rifugiarsi nella routine di un paio di pantofole e di un telegiornale; o, infine, prendere un buon libro e lasciarsi a godere di quei sogni che altri hanno confezionato e scritto. L’esser “single” piuttosto che “accoppiati” un po’ condiziona questo stato di cose. Tra i primi prevalgono gli “avantisavoia”; tra i secondi, specialmente, col passare del tempo vincono, per resa incondizionata, gli appartenenti alle “pantofole” ed al “buonlibro”: a volte per scelta consapevole, altre per intervenuta indifferenza o per semplice, reciproca, abitudine all’uso. Non c’è, io credo, nulla di più mortificante di una “permanenza insieme” retta sul “troppa la fatica e l’ignoto per cambiare”. Ho avuto l’esperienza dell’”avantisavoia”, fin troppa oserei dire, ma negli ultimi anni, mi sono iscritto , per acquiescenza, alle altre categorie passando dal “buon libro”, scelta primigenia ed inizialmente condivisa, alla rassegnazione delle “pantofole” con l’andar del tempo. Riconoscevo a vista o dall’ alone virtuale emanato, chi apparteneva a cosa e, si riflettevano in me, dono stregonesco di chi sa quale antenato, dagli altri lo stato d’animo vissuto ed, a volte, persino pensieri o accadimenti. Erano dei flash improvvisi, indeterminati, non sempre riferiti a qualcuno in particolare, ma che in tantissime occasioni attivavano allarmi interiori consentendomi difese o comportamenti diversi che altrimenti non avrei avuto o attuato. Non mi succede più!. L’uso, l’aduso e l’abuso nella ripetizione continuata e senza soluzione del giornaliero, mi ha fatto perdere il gusto della scoperta inaspettata, quel brivido lungo la schiena, quel “giacomo giacomo” delle ginocchia che possono essere il sale della vita e che consentono la qualità della “non sopportazione”. Questo è successo a me nel pubblico e nel privato e la stessa cosa è successa e succede, ogni giorno, a quasi tutti: ognuno di noi ha quelle caratteristiche peculiari, ciascuno di noi ha un che di zingaresco e magico, tutti noi abbiamo avuto un qualche antenato un po’ stregone. I “ VAFFANCULO” di Grillo hanno per questo avuto tutto il successo raggiunto; hanno racchiuso in un grido liberatorio, la noia e la rassegnazione di un popolo pantofolaio, scarsamente librofilo, non più dedito all’avantisavoia, dandogli l’illusione di partecipare ad una guerra virtuale in sostituzione di una fisica, con morti e feriti, alla quale non aveva, non ha e non avrà più il coraggio di aderire. Dalla singola persona, coppia, gruppo e su a salire fino al governo ed alle istituzioni più alte, lo smercio di pantofole è quello che più influenza il prodotto interno lordo; di libri se ne vendono sempre meno, se è vero com’è vero, che vengono smerciati a peso nei supermercati e quindi, quei pochi seguaci dell’avventura per l’avventura rimasti continuano a fare i dominatori incontrastati ed i loro porci comodi, ignari, però di essere solo ed al pari di quei galli che al mattino lanciano il loro chicchirichì dall’alto di una montagna … di letame; e nel fetore generale il paese se ne muore!.