Monsieur DE LA PALICE … - di Francesco Briganti

04.10.2013 18:50

Succedono molte cose nella vita di ciascuno di noi, non sempre sono belle, non sempre sono brutte; di ciascuna o, comunque, per molte di esse siamo responsabilmente attori, di alcuni siamo solo compare e solo di veramente poche siamo oggetti e non soggetti. Questa è una regola, non è una affermazione opinabile, non è una boutade. Questo accadere di ognuno rientra nel normale corso di una vita; fa parte dello svilupparsi di essa e del raggiungere una destinazione, di studi, di professione, di mestiere, di sorte in generale , anziché un’altra; la trita e ritrita allocuzione latina per cui Homo faber fortunae suae (ciascuno è artefice del suo destino) trova nove volte su dieci piena conferma nei fatti e nelle cose. Stare per l’ennesima volta a ripeterlo è già di per sé stucchevole, perdersi ancora una volta a ricordare i perché, i come, i quando ed i chi non è superfluo è inutile. Quindi mi limiterò a considerazioni di carattere generale. Tutti abbiamo imprecato al mondo quando ci è arrivata una multa, quale che ne fosse la causale, in relazione alla quale abbiamo potuto obiettare che nessuno ce l’aveva contestata di persona; ma quando le multe ad arrivare fossero più d’una o addirittura molte allora ciascuno di noi, in cuor suo, sa che forse dovrà rivedere il suo modo di guidare ed alla fine, appurata, almeno con sé stessi, la propria colpa si tace e si paga. A volte preferiamo pensare che, strumentalmente, si piazzino gli autovelox o altre strumentazioni simili per agevolare un qualche incasso da parte di comuni disastrati; questo molto spesso corrisponde al vero, ma è altrettanto vero che, a meno di taroccature prima o poi scoperte, basta regolare la propria velocità per non farne il gioco. Non sono che due tra gli esempi possibili di quelle che sono delle nostre colpe di cui profitta uno stato in ambasce economiche; ma, ciò nonostante ed a fronte di esse ciascuno di noi fino a che può, obtorto collo o con fare pentito, assolve pagandone il fio. Il rispetto, a volte esagerato e mal inteso, nei confronti dello stato, di questo stato, ci spinge persino a sacrifici oltre il lecito pur di pagare ciò che ci viene richiesto e pur di non mettere a rischio quanto guadagnato o costruito in una vita di lavoro: cerchiamo, perciò, di essere dei buoni cittadini anche se la “città”, nel senso più largo possibile la ritenessimo non meritevole. Quando poi incappiamo in una sanzione non solo amministrativa ma anche con conseguenze tali da dare origine ad una sentenza, civile o penale, all’ultimo grado di giudizio nessuno di noi si sognerebbe in alcun modo di inscenare teatrini sperando di invalidarne gli effetti e le conseguenze. Mi rendo conto benissimo di stare scrivendo delle ovvietà, e mi rendo conto di presentarle ad un parco lettori che la pensa esattamente come me, ma lo faccio lo stesso. Ritengo che sia sempre più urgente e necessario continuare nel ricordare ad ognuno che la normalità sta nel rispetto delle leggi, nell’essere degli onesti contribuenti, dei buoni padri di famiglia, dei solerti lavoratori, degli autonomi pensatori, degli imprenditori capaci di penare all’impresa come un gruppo di collaboratori e non solo come una fonte di guadagno ed alla via così per la rotta giusta ed il porto giusto. Quelle persone afflitte economicamente, quelle donne che ingenuamente e metaforicamente muoiono e sbavano, quegli operai, quei pensionati e pensionate che in barba a tutti i loro problemi costituiscono il parco elettori dei sig. Berlusconi, queste sono le persone con le quali si deve fare opera di chiarezza e di spiegazione affinché anche per loro diventi ovvio quello che lo è per ognuno di noi. La furbizia e/o le scorciatoie negli affari, nei concorsi, le raccomandazioni, le astuzie meschine per profittare gli uni degli altri devono tornare ad essere quello che sono sempre state: DELLE SCONCERIE. Oggi la decisione del Senato di pronunciare la decadenza da Senatore del cavaliere: ma questa pronuncia non è una ovvietà, questa è GIUSTIZIA; nè più, né meno: GIUSTIZIA!.