… my way … - di Francesco Briganti

13.01.2015 12:56

Da che mondo è mondo, quasi ovunque nel mondo, dove ci fosse una guerra combattuta in armi con degli eserciti a fronteggiarsi, non si spara sulla stampa e sulla Croce Rossa; entrambe, quali che siano le insegne che le identificano tali, vengono individuate come istituzioni super partes da rispettare e proteggere: il loro compito è qualcosa che prescinde dalle bandiere. E’ per questo che è ritenuto un atto da maramaldi e da vigliacchi colpire chi non è armato ed anzi mette a rischio la propria vita per aiutare o rendere cronaca di ciò che accade.

“ Non si spara sulla croce rossa “ nella nostra lingua è diventata anche una parafrasi per indicare un comportamento giudicato spropositato verso chi in quel momento, quale che ne sia la ragione, non è più in grado di difendersi o si trovi, comunque, in una posizione di inferiorità; da qui l’usanza di non parlar male dei morti, dei moribondi, di tutti coloro che, in disgrazia per proprio destino o per propria scelta, passano da uno stato superiore ad uno inferiore o, a volte, addirittura nullo. La regola, quindi, dovrebbe far sì che da domani anche coloro che hanno inviso il senatore Napolitano, re di questa repubblica per grazia di ignavia e volere di un parlamento sciatto ed incapace, ne abbiano a tacere o, i più ondivaghi, a tesserne lodi estemporanee e di maniera.

Domani, voce riportata da più parti, il presidente di questo neo nato regno di Italia, abdica dal proprio ruolo e si dimette non senza aver prima, quanto meno in grandi linee, ma forse con accenti ben precisi ed indicazioni puntuali, dato sottili consigli sulla figura che dovrà prenderne il posto, confermando ancora una volta, qualora ce ne fosse ancora bisogno, l’interpretazione personalistica e tutta soggettiva di un ruolo che la Costituzione di “questopaese” definisce come di garanzia e di espressa equidistanza da ciascuna delle parti in campo e non come una figura di primo attore, regista, produttore e proprietario di palcoscenico. Ripetere ciò che tutti hanno visto e possono vedere, se solo lo avessero e vogliono, ricordare i fatto che ognuno conosce quando anche solo attenesse ad un minimo di informazione libera, non solo è inutile, ma è canagliesco; questa considerazione, però, non mi esime dal ricorrere ad un’altra parafrasi per dire che: “ al nemico che fugge, ponti d’oro!”.

Se stamane mi spingo a delle considerazioni, dure, ma educate e non offensive, la verità non può mai esserlo, è per significare una ennesima differenza di comportamento: il buon senatore Napolitano quando accettò il suo secondo mandato, parlò di non più buone condizioni di salute e di vero e proprio sacrificio personale per altro legato alla attuazione di un certo numero di riforme di cui dettò il tipo e l’agenda e diede, perciò e di fatto quindi, una scadenza temporale alla sua accettazione: un sacrificio ed una temporaneità, entrambi, espressamente non previsti dalla nostra Costituzione; parafrasando il Manzoni, ancora una volta verrebbe da dire : “ … fu vanagloria?!”.

Tra i candidati alla successione del nostro buon primo cittadino si sono fatti vari nomi, tra questi quello di Emma Bonino: radicale, il che non sempre è una qualità; libera, almeno stante la sua storia; donna, assolutamente una qualità; intelligente ed esperta, sicuramente una garanzia; sincera e poco incline al conformismo, sinonimo, quindi, di innovazione e discontinuità con il passato; dunque una candidata ideale.

Nessuno può dire, dati i giochi sporchi di “questanostrapolitica”, quante chance avesse la Emma; ma Lei, onde evitare possibilità ed episodi simili al pregresso appena in via di termine, ha dichiarato dai microfoni di Radio Radicale di essere seriamente malata, vietando, così e sopra tutto a sé stessa, anche la tentazione di una vanagloria inutile ed ancora una volta a tempo: Emma, diventa così l’icona del disinteresse per il potere in quanto tale e la porta bandiera di chi, avendo ragione, ne aveva fatto il nome.

Non resta che augurarle una pronta e certa guarigione; non resta che ringraziarla per una confessione dolorosa, ma, dal punto di vista dell’onestà, necessaria e dirimente; non resta che, ed ancora una volta, prendere atto di quando dove e come …

chi è cosa!.