… nessuno tocchi Caino … - di Francesco Briganti

16.02.2015 08:58

Io ho la presunzione di temere, presagendo, cosa, prima o poi, succederà in “ questopaese “.

L’Italia ha due grossi problemi e per ognuno di essi almeno due soluzioni contrapposte tra loro. Il primo è determinato dall’immenso debito pubblico: oltre duemila miliardi di euro che se moltiplicati per 1927,36 fa uno sfacelo economico in lire. Il secondo soffre per una invasione drammatica da parte di sfortunati esseri umani in cerca di una terra in cui vivere con quel minimo di dignità che consenta a tutti e ad ognuno di loro di poter pensare, credere e sperare di appartenere ancora alla razza umana.

Se noi improvvisamente scoprissimo sul nostro suolo delle miniere d’oro o dei giacimenti di petrolio di facile e poco costosa estrazione, risolveremmo in un battibaleno il primo. Se questo fosse, sperando non ci fossero abbuffini di vario grado e ruolo, riusciremmo a risalire una china accontentando un po’ tutti nel ridistribuire quella ricchezza comunque di tutti; ma questo paese non è così fortunato e, dunque, occorre, gioco forza, pietire la benevolenza altrui. Si può farlo sacrificandole la vivibilità di un popolo, come oggi avviene e come prima, facile soluzione, oppure dignitosamente ammettendo le proprie colpe economiche, seconda soluzione e, correndo ai ripari, imitare il coraggio greco e pretendere dilazioni ragionevoli di interessi e tempo, condizioni necessarie entrambe per tentare una sopravvivenza che, prima di trasformarsi in vita avrà bisogni di sacrifici immani e di investimenti almeno dieci volte superiori alla quota parte da restituire per risanare il tutto.

Il secondo problema non si risolve lasciando morire, prima cinica soluzione, in mare quante più persone sarà possibile; non si risolve, però, neanche accogliendo ognuno di quelli che decidesse di attraversarlo quel mare per tentare una propria svolta dove soluzioni non ce ne sono più: almeno non in questo momento, con questi governi, ed in queste condizioni. Se fossimo un paese ricco, con piena occupazione e con dei governi illuminati potremmo, seconda opzione, decidere investimenti in quei paesi di partenza facendo in modo di rendere appetibile la cosa, innanzi tutto per loro e poi, eventualità non secondaria come importanza, anche per noi.

La crisi mondiale, madre di tutti i problemi e matrigna per quei popoli che, cicale sino a ieri, oggi fanno fatica e sudano sangue a trasformarsi in formiche, rende le soluzioni ragionevoli impossibili o, nel migliore dei casi, estremamente improbabili e dunque il futuro, prossimo e più o meno lontano, si palesa in tutta la sua crudeltà come assassino dei debilitati e succube e schiavo dei più forti e, sia detto questo, in pieno spirito ottimistico.

“ Alla faccia dell’ottimismo … “ penserà giustamente qualcuno se non i più.

Vedete, siamo uomini; e lo siamo in Italia. Lo siamo essendo doppiamente sfortunati giacché in questo paese riusciamo ad esaltare la nostra bestiale origine animale almeno quanto riusciamo ad esaltare, in alcuni casi per entrambe le situazioni, la nostra ascendenza divina e, più di ogni altra cosa, facciamo dell’opportunismo e della via più facile da seguire, sempre la prima scelta onde se non risolvere almeno sviare o posporre un qualcosa che non riusciamo ad affrontare. La nostra storia, in questo, non è maestra elementare, ma è docente emerita di esperienze plurime per situazioni, fatti, accadimenti, scelte e soluzioni possibili.

Allora io ho avuto un incubo. Un incubo di quelli che ti fanno svegliare madido di sudore e con dolori sparsi in tutti i muscoli; un incubo in cui il “ … nessuno tocchi caino!” era la battuta più esilarante di un copione fatto di morti a centinaia, se non migliaia, e nel quale un panno nero aleggiava come fantasma a coprire orizzonti prima vicini e poi, anche, lontani.

Ho sognato che in un punto imprecisato di questo paese, in un futuro più o meno vicino, un fatto di sangue, clamoroso ed efferato, fosse la manifestazione evidente di un attacco di guerra da parte di un nemico esaltato e folle; un nemico fatto di disperazione religiosa e fanatica che, presupponendo spinto da una mania di conquista e dominio, ci attacca senza una ragione apparente e NON PROVATA se non quella follia di cui la prima vittima è e sarà proprio quel nemico stesso.

Cosa faranno allora i nostri governanti?. Ecco, a sentire certi discorsi che già serpeggiano come uccelli del malaugurio, essi troverebbero in quel attacco la ragione per eludere l’art. 11 della nostra Costituzione; dichiareranno, allora, lo stato di guerra per difesa; armeranno gli eserciti, invieranno truppe e tenteranno soluzioni ad entrambi i problemi di cui sopra, la LIBIA HA PETROLIO E DALLA LIBIA PARTONO LA MAGGIOR PARTE DEI PROFUGHI, nel modo peggiore possibile.

Con un intervento in guerra i debiti passano in secondo piano, i sacrifici diventano un obbligo, i governi non si cambiano più, e, nel frattempo, si acquistano posti di lavoro nelle industrie di guerra, nei cantieri navali, nella sussistenza, in tutte quelle situazioni che fanno da corollario obbligatoriamente necessario alla difesa del suolo patrio; così mentre a qualcuno verrà tagliata la testa in terra straniera, mentre qualcun altro morirà sul campo di battaglia, qualcun altro ancora perirà per, questa volta, veri attentati e guerriglia nella propria patria, tutto scorrerà veloce verso un dopo guerra, chiunque la vinca, fatto di ricostruzioni, qui e lì, di aiuti umanitari e solidali da coloro che adesso ci affamano, nella certezza di un futuro di rinascita costato, però, un prezzo indicibile.

Ho avuto un incubo e per questo di certo non mangerò più peperoni la domenica sera, ma, ditemi …

… a chi giovò l’assassinio di Moro?!.